Arte carolingia ad Amandola, Cristo ligneo e affreschi dell’abbazia sottoposti a sofisticate analisi tecniche e scansioni laser

Il Cristo ligneo di Amandola
Il Cristo ligneo di Amandola
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Mercoledì 23 Dicembre 2020, 09:58

AMANDOLA - Il “Cristo ligneo” di Amandola e i numerosi affreschi che si trovano all’interno della cripta dell’abbazia di San Ruffino e Vitale: sarebbero queste le tracce dell’arte carolingia nel territorio amandolese, e dunque, in base alle ipotesi, testimonierebbero anche il passaggio nella zona dello stesso Carlo Magno.

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Il dibattito sulla presenza
Le ipotesi parlano «della presenza dei Carolingi non solo nel nostro territorio, ma anche nelle Marche» dice Mario Paglialunga che nel 2020 ha coordinato l’intero progetto. Un lavoro che ha avuto la preziosa collaborazione dell’Università di Camerino, il sostegno della Regione, la partecipazione di Giancarlo Stillitano, della fondazione Symbola. Per la situazione attuale non è visitabile, ed ecco quindi che il progetto è stato presentato in streaming. Se tutto andrà bene, i risultati completi degli studi verranno resi noti il prossimo 14 maggio 2021 nella Collegiata di Amandola. Nel frattempo è il sindaco Adolfo Marinangeli, che illustra il motivo dell’interesse verso la cultura carolingia. «Tutto ruota attorno al Cristo ligneo – spiega – per capirne il significato. E poco prima del sisma del 2016 le Università di Camerino e Napoli stavano già facendo ricerche all’interno della chiesa di San Ruffino».

Poi il sisma, e il progetto che va avanti, conquistando anche l’interesse della Regione.


I sopralluoghi
Alle analisi e ai sopralluoghi fatti nella Collegiata va di pari passo l’analisi al carbonio per la datazione dello stesso Cristo ligneo. Dai primi parziali risultati, il professor Luigi Pisani, che coordina il museo delle opere recuperate dal sisma, parla della possibilità di «ottenere un grande risultato. Il rapporto opera d’arte/luogo è il coronamento del lavoro degli ultimi anni. Con la preziosa collaborazione dell’università di Camerino, con a capo il professor Marco Materazzi ed altri studiosi che hanno presentato i propri lavori. «Non abbiamo facoltà umanistiche, ma abbiamo messo in campo le nostre competenze scientifiche per le indagini» spiega Materazzi. Il che vuol dire ad esempio analisi termiche, esami di alcuni affreschi, scansioni laser e altre tecniche per effettuare corrette datazioni.
Con la fondazione Symbola che ha studiato una particolare tecnica per rendere visitabile il luogo, e condivisioni su tutti i telefoni entro un raggio di 60 metri, tramite tecnologia bluetooth, con punti informativi sui Carolingi, sulla stessa Amandola, sulla mostra. L’allestimento si preannuncia molto suggestivo, in grado di valorizzare le opere e lo spazio a disposizione. È stata dunque ricreata una piccola chiesa, con pianta a croce latina, per far passare il visitatore lungo la navata. Si arriva al transetto, ci sono i due totem informativi, e poi arriverà il Crocifisso che sarà opportunamente illuminato. «Con questo – chiude Stillitano – abbiamo voluto richiamare l’aspetto sacro e medievale dell’opera».

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