Paolo Buroni, il poeta della tecnologia con la sua arte impalpabile, il suo impero abita tra Cagli e Smirra

Paolo Buroni, il poeta della tecnologia con la sua arte impalpabile, il suo impero abita tra Cagli e Smirra
Paolo Buroni, il poeta della tecnologia con la sua arte impalpabile, il suo impero abita tra Cagli e Smirra
di Silvia Sinibaldi
4 Minuti di Lettura
Domenica 16 Ottobre 2022, 06:20

CAGLI - È l’artista capace di dare una spallata a tutta la retorica dell’arte, immerso mani e piedi nella tecnologia più estrema declinata nel segno dello studio e della fantasia. Cittadino del mondo - provate a telefonargli, se non è in riunione è in qualche lontano Paese - ama la terra dove è nato e dove ha stabilito il suo quartier generale.

La vena di Paolo Buroni, visual designer di caratura internazionale, è fatta di una continua evoluzione, di un dialogo mai interrotto tra il futuro e il passato perché il presente, nelle sue espressioni artistiche, è solo la dimensione del pensiero. L’oggetto d’arte invece è già materia di cui è fatto il futuro. Immersione, pathos onirico, colori e suoni, maree di segni e luci fanno palpitare le sue creazioni che nel corso degli anni sono state una catena di prime volte, di debutti innovativi dai quali hanno tratto ispirazione decine di artisti venuti dopo le sue invenzioni.


Identità digitale


Immaginando il suo avatar, perché nessuno più di Paolo Buroni ha diritto a un alter ego digitale, avrebbe capelli irrequieti come la sua visione del mondo, occhi azzurri come i cieli che replica nelle sue installazioni e lo sguardo attento di chi scruta la vita per crearla una seconda volta. Non a caso i suoi lavori vengono definiti realtà potenziata. Invade gli spazi, ridisegna i monumenti, aggiunge ai reperti le parti mancanti, manipola il nostro sistema di percezione e fa di noi dei bambini stupiti. Il suo lavoro genera meraviglia e incanto, è una favola che ti accoglie e ti inghiotte.


Una fusione perfetta tra l’anima del creativo, l’accento poetico del suo approccio artistico e un nucleo di acciaio e bit con cui ha forgiato la Spark (fondata nel 1992 per sviluppare e realizzare le nuove tecnologie necessarie per le sue innovative e originali installazioni) regno del suo family team, Sabine Lindner grafica e artista, Alex Buroni creative designer e Alice Buroni architetto e project designer, il braccio tecnologico con cui concretizza i suoi sogni d’arte. Opere fatte di emozioni e luce, fatte d’impalpabile e di evanescente che spingono però all’estremo il supporto tecnologico. Artista multimediale, multisensoriale, multiesperenziale, concettualmente compreso tra il tempo e lo spazio che riorganizza come limiti fisici superabili, instabili e fluidi. Sua, la più grande multivisione del mondo realizzata durante le Olimpiadi di Pechino nella torre in cui ha sede la China Central Television, sua la prima multivisione proiettata direttamente sul campo di San Siro durante un derby Inter Milan, la prima multivisione sul grattacielo Pirelli e il primo ologramma di un personaggio storico, Federico da Montefeltro, realizzato per il Palazzo Ducale di Gubbio, fino al progetto del Museo Enzo Ferrari di Modena con cui ha dato vita al museo immersivo più grande d’Europa.

E questi sono solo casuali riferimenti per evitare un elenco che sarebbe ciclopico.


Ottobrata romana


Proprio in questo mese d’ottobre Paolo Buroni ha firmato un’altra spettacolare e avveniristica opera d’arte questa volta in collaborazione con l’università la Sapienza di Roma. In onore di una delle università più antiche del mondo, ha realizzato il primo ologramma, visibile anche di giorno, che evoca la cupola borrominiana di Sant’Ivo, direttamente sui Propilei, l’ingresso monumentale della città universitaria.


La proiezione virtuale


L’ologramma, che si è liberato dalla dittatura del buio e sfida invece la luce piena, alto oltre 5 metri mostra in 3D i simboli storici e culturali della Sapienza e ne racconta la storia in modo spettacolare e tecnologico allo stesso tempo. I contenuti sono stati sviluppati in un anno di collaborazione tra Paolo Buroni, il suo staff e lo staff della Sapienza che si è dedicato a questo obbiettivo. Questa la sua più recente interpretazione del bello, inizio e risultato di una nuova avventura che come sempre in Paolo Buroni, fonde la trasparenza con la fisicità.

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Paolo Buroni vive a Cagli dove è nato nel 1954. È stato un pioniere delle grandi proiezioni artistiche architetturali. Ha iniziato come fotografo lavorando per Grazia Nerima contemporaneamente ha iniziato a creare, con le sue immagini, opere multivisive ed emozionali proiettandole su edifici sempre più grandi creando vere e proprie opere visuali. Queste opere che si distinguevano per l’invasione di spazi tridimensionali, dopo aver ruotato nella vena artistica multimediale underground degli anni Ottanta e Novanta con le prime sperimentazioni multimediali si è subito distinto per l’originalità del linguaggio artistico e per l’audacia dei progetti progressivamente sempre più complessi e avveniristici.

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