Come successo con altre leggende del cinema come Marilyn Monroe o James Dean, la morte di Bruce Lee nel 1973 a soli 32 anni è fatta di voci, leggende metropolitane e ora anche di una vera e propria inchiesta. C'era chi raccontava che fosse morto per un colpo di calore, o avvelenato da un amante geloso, ucciso dalla mafia cinese o ancora in seguito a una maledizione. Ma il Daily Mail ha riportato un'inchiesta recentemente pubblicata dal Clinical Kidney Journal che assicura che la sua morte sia stata dovuta a una massiccia ingestione di acqua.
Una fine paradossale se si pensa che a lui è dovuta la filosofia «svuota la tua mente, sii senza forma. Senza forma, come l'acqua. Sii acqua, amico mio» che vuol dire che ogni persona deve imparare ad adattarsi a qualsiasi tipo di situazione.
Secondo analisi forensi e vari referti medici, il protagonista di "I 3 dell'Operazione Drago" morì di iponatriemia, cioè aveva livelli troppo bassi di sodio nel sangue perché, essendo dipendente dalla marijuana, questa gli faceva bere eccessivamente e quindi i reni non funzionavano correttamente. Quella mancanza di espulsione di acqua ha portato a uno squilibrio in cui le cellule del suo corpo si sono gonfiate, comprese quelle del cervello.
La storia di Bruce Lee
Figlio di genitori cinesi, ma nato a San Francisco, è cresciuto a Hong Kong dove ha imparato il Tai Chi e il Wing Chun da adolescente. Da sempre coinvolto in risse di strada, i suoi genitori lo rimandarono negli Stati Uniti all'età di 18 anni, dove si iscrisse all'università per studiare filosofia. Voleva fare il salto a Hollywood, ma la figlia Shannon si è più volte lamentata del fatto che lui abbia subito il razzismo di un'industria dominata principalmente dai bianchi.
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