Elisabetta Sgarbi e la rassegna “La Milanesiana" per il quarto anno ad Ascoli: «Puntiamo sul progresso»

Elisabetta Sgarbi
Elisabetta Sgarbi
di Mario Paci
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Domenica 11 Luglio 2021, 16:28 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 15:18

ASCOLI - La Milanesiana fa tappa per la quarta volta consecutiva nelle Marche. Si inizia il 17 luglio con gli Extraliscio al Ventidio alle 21, il 18 luglio al teatro Ventidio Basso di Ascoli con lo spettacolo “7-14-21-28”, scritto da Antonio Rezza con lui stesso protagonista accanto a Ivan Bellavista. Il giorno successivo, alle 17 in Pinacoteca, inaugurazione della mostra di opere firmate da Gianfranco Ferroni e alle 21, al Ventidio Basso “Caravaggio”, spettacolo di e con Vittorio Sgarbi. Il 20 luglio, sempre al Ventidio, saranno in scena l’attore Michele Placido e il cantante Giovanni Caccamo. Il 21 luglio, chiusura a al Ventidio con un omaggio a De Andrè di Dori Ghezzi e spettacolo “Se non ci pensa Dio, ci penso io” con Gene Gnocchi.
Elisabetta Sgarbi, la Milanesiana sceglie ancora le Marche, perchè?
«Le Marche e in particolare Ascoli sono una parte importante. L’idea non è tanto quella di portare Milano o di affermare delle identità regionali o cittadine, quanto di mettere in comunicazione identità, città, umori. Viaggiare è nutrirsi di suggestioni e visioni. Ascoli ha dato molto alla Milanesiana, ci ha indotto a comporre programmi sempre più ricchi perché è una città esigente».
Per questa edizione è stato scelto il tema del progresso, come mai? 
«Il progresso è un concetto, di per se’, impossibile. Non ha un significato univoco. Contempla passi indietro, e anche i passi in avanti possono contemporaneamente essere passi indietro. Ce ne rendiamo conto sempre di più: pensiamo alla questione del clima. Il progresso consiste nel fermarsi prima del baratro. Ma per fermarsi occorre un avanzamento tecnologico che ci permetta di vivere dandoci la possibilità di soddisfare i nostri bisogni fondamentali».
Anche nell’arte?
«Nell’arte non esiste un progresso: esistono geni che fanno di volta in volta delle rivoluzioni e creano un mondo nuovo. Insomma è un tema complesso, che stiamo sviscerando dall’inizio della Milanesiana, nei più svariati modi».
La Milanesiana è stata una delle poche rassegne a sfidare la pandemia, l’ha cambiata? 
«Ci sono delle esigenze logistiche che vanno rispettate però nella composizione del programma, nei contenuti non mi sono posta assolutamente il problema della pandemia. Anzi non l’ho mai nominata. Come non amo parlare di ripartenza o cose del genere. La pandemia rischia di diventare un riflesso condizionato, un modo di pensare naturale, persino un alibi».
Perché scegliere ancora Ascoli?
Perché è una città straordinaria, per cultura, storia, bellezza, accoglienza, vivacità della città.

A Ascoli mi legano poi amicizie e rapporti professionali molto solidi: Francesca Filauri, un motore inesauribile di proposte e di energia; Stefano Papetti, finissimo storico dell’arte; e il direttore commerciale della Nave di Teseo, molto bravo, Stefano Losani, è fieramente ascolano benché viva da tanti anni a Milano. E poi è in corso la mostra della collezione della Fondazione Cavallini Sgarbi, della mia famiglia, che per me rappresenta il legame con i miei genitori. Quest’anno abbiamo costruito un programma “Extra” a Ascoli (come gli Extraliscio che saranno in concerto il 17 luglio) con ben cinque serate al Ventidio Basso, un incontro alla Libreria Rinascita, due mostre. E con ospiti eccezionali».

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