Un “Pinocchio in Emojitaliano”
​da Macerata fa il giro del mondo

Francesca Chiusaroli docente ordinario di Linguistica e Glottologia all’Università di Macerata
Francesca Chiusaroli docente ordinario di Linguistica e Glottologia all’Università di Macerata
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 12:59 - Ultimo aggiornamento: 17:26
MACERATA - Sta facendo il giro del mondo ma è partita da Macerata l’ultima novità di Francesca Chiusaroli. Dal 2013 conosciuta su Twitter come ‘la prof’, Chiusaroli è docente ordinario di Linguistica e Glottologia all’Università di Macerata e suo è quello che sta diventando un caso editoriale, “Pinocchio in Emojitaliano” (ed. Apice Libri), curato insieme a Johanna Monti e Federico Sangati.
Di cosa si tratta?
«È uno degli sviluppi del progetto Scritture Brevi e le emoji sono una forma di scritture brevi. Da una serie di studi e analisi delle potenzialità di questa forma grafica è nata l’idea di dedicarsi alla riscrittura di un’opera completa in italiano perché, prima del nostro, sono stati realizzati progetti di questo tipo ma solo per l’inglese e senza glossario. Dunque, mancava una riflessione di tipo strutturale e una esperienza italiana che potesse dirsi organica». 
Come siete arrivati a “Pinocchio in Emojitaliano”?
«Per nove mesi, da febbraio a settembre 2016, tutti i giorni, frase per frase, alcuni follower di Scritture Brevi si sono aggregati su Twitter. Hanno discusso sulle soluzioni da adottare, le hanno formalizzate, le hanno condivise e infine è nata una struttura che abbiamo chiamato Emojitaliano».
Si tratta di una traduzione?
«Una traduzione intersemiotica, perché cambia il tipo di linguaggio utilizzato. Si tratta di un trasferimento in emoji, che ha come scopo la creazione di una lingua: non è una semplice riproduzione iconica generica, ma una corrispondenza fissa, fissata. In questo senso, è la creazione di una lingua artificiale». 
Cos’è una lingua artificiale?
«Non è di oggi la riflessione sul fatto che la lingua umana sia ‘imperfetta’, com’è stata definita. Spesso nel corso della storia l’uomo è andato alla ricerca della lingua primigenia, arrivando alla conclusione che lo fosse quella del paradiso terrestre. Oppure ha tentato la creazione di un codice sostitutivo. Per Emojitaliano ci siamo ispirati a modelli di lingue universali, sostanzialmente grafiche. Lingue-scritture che non si parlavano ma si leggevano, ma anche lingue artificiali moderne come l’esperanto, che cercano tratti comuni proponibili indipendentemente dalla lingua d’origine dei parlanti».
Pinocchio in Emojitaliano può essere letto da chiunque?
«Emojitaliano è una lingua semplificata a base italiano, con una grammatica e un glossario. Bisognava optare per un modello punto di riferimento che ci consentisse di orientarci nel testo secondo la sintassi corretta. Ed ecco com’è nato Emojitaliano. Come sempre quando si accede a un testo straniero tramite chiavi di lettura, per leggere quel testo ci adeguiamo alle regole della grammatica e del lessico di quella lingua: il risultato è che chiunque può leggere “Pinocchio in Emojitaliano” anche se di madrelingua diversa dall’italiano».
Qual è il passo successivo?
«Sul piano dell’esperimento vorremmo pubblicare Pinocchio col testo a fronte inglese. Ma questo metodo potrebbe trovare applicazione nell’ambito medico, dove è necessario comunicare con pazienti di tante lingue diverse. Quindi nei contesti sociali in cui sia stringente il confronto interculturale».
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