“Il Visitatore”, autoritratti del pesarese Ricardo Aleodor Venturi in giro. Ora crowdfunding per il libro

Ricardo Aleodor Venturi
Ricardo Aleodor Venturi
di Elisabetta Marsigli
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Lunedì 10 Maggio 2021, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 11:15

PESARO - Si concluderà il 15 maggio il progetto artistico ideato dal giovane artista pesarese Ricardo Aleodor Venturi e curato da Lucia Camela: “Il Visitatore” ha seguito un percorso inaspettato arrivando a toccare l’Europa e superando gli oceani con destinazione Australia e America.

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I 100 autoritratti consegnati da Ricardo ai suoi contatti personali hanno viaggiato in Italia, tra gli altri, da Casa Rossini a Pesaro alla quieta dimora di Casa Sponge a Pergola, dal Museo Capitolare di Atri alla Galleria Tivarnella Art Consulting di Trieste.


Il crowdfunding
La conclusione prevede la realizzazione di un libro, per il quale si è attivato un crowdfunding, contenitore di riflessioni sul viaggio condivise dai partecipanti dell’intera esperienza. Il tutto è nato da una riflessione sul viaggio e sulla condizione di staticità che caratterizza la nostra situazione attuale, ma che impatto ha avuto sul suo autore? «Sono cambiato, ho conosciuto realtà, culture e contesti differenti, ho visto paesaggi, edifici e forme nuove, tutto concentrato in due mesi, ma soprattutto stando fermo a casa. - racconta Ricardo - Il viaggio più intenso che abbia mai intrapreso. Ogni giorno ricevevo luoghi, storie e avventure raccontate e viste con occhi altrui, dove un ritratto funzionava da cattura pensieri». Un progetto che ha bisogno di sostegno, come molte opere soprattutto di giovani artisti: «Il mondo dell’arte é un campo appena arato sotto la pioggia, dove dopo pochi passi si ha talmente tanta terra sotto i piedi che ti é impossibile proseguire il percorso senza togliere le scarpe.

Bisogna essere liberi e coraggiosi. Emergere, per un giovane artista, é sempre più complesso: i social rendono tutti artisti e ti pongono in continua sfida con il mondo intero ed ogni evento culturale, in questo momento, si è fermato tanto che sembra quasi utopia fare l’artista. Ma non esiste sentirsi dire “ora fermati c’é la pandemia”: è come dire a qualcuno di non respirare, non guardare un paesaggio, non leggere un libro, non essere se stessi. Rinchiusi in sempre più regole, un aspirante artista ha l’obbligo di mostrare quanto siano inutili, quanto sia sbagliato un sistema che limita e soffoca la potenza del sogno, la creazione di una realtà apparentemente difficile. Siamo tenuti a mostrare la complessità in cui ci stanno confinando».


Gli obiettivi
Quando si è artisti? Dopo che hai fatto l’Accademia? Dopo che hai esposto in una Galleria o un Museo? «Trovo che sia la superficie a cui tutti ci invitano a guardare. Io, per sostenere la mia ricerca artistica, faccio la stagione da 6 anni eppure non sono un cameriere. Dipende dal pensiero e dall’animo di una persona la definizione di cosa esso sia. Penso che sia fondamentale aver sempre chiara la distinzione tra realtà e obiettivi. L’artista cammina di pari passo con l’afflizione e la delusione di un mondo che gli chiede costantemente di essere altro. L’artista finge di essere altro per dimostrare con più forza ciò che veramente é. Tutti abbiamo bisogno di opportunità, di spazi, di occasioni per mostrare e scoprire chi siamo. La mia ricerca è sempre in dialogo con altri artisti, cantautori, architetti, spazzini, artigiani o operai. Da ogni vita c’é da prendere e trasformare in forma. Le opportunità in Italia come nel mondo vanno pretese. Bisogna rincorrere le proprie idee e pretendere che siano possibili».

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