ARCEVIA - Per chi assistette, nel 1996, all’inaugurazione del Museo archeologico di Arcevia, nel complesso di San Francesco, è un’emozione entrarvi di nuovo in occasione della riapertura, che ha avuto luogo giovedì. Gli intervenuti, tra cui l’assessore regionale Chiara Biondi, hanno potuto apprezzare, in un diverso percorso, cronologico, gli accurati lavori di riallestimento, e una disposizione che agevola la “lettura” del patrimonio.
Dal chiostro, la visita inizia nella cosiddetta “stanza del collezionista”, dedicata ad Agostino Monti e al nipote Anselmo Anselmi che, a cavallo tra Otto e Novecento, condussero i primi scavi. La loro raccolta di reperti, donata allo Stato dal 1928, fu aggiunta al museo di Arcevia nel 2003. E qui, ora, teche in stile d’antan mostrano una ricca selezione di utensili - asce, punte di freccia, strumenti di corno e osso, frammenti ceramici – risalenti al Paleolitico superiore, ritrovati nei loro poderi attorno ad Arcevia.
Il taglio del nastro
Dopo il taglio del nastro, il direttore dei Musei delle Marche Luigi Gallo, assieme a Claudia Casavecchia, direttrice della collezione arceviese, e alla funzionaria archeologa Amanda Zanone, ha condotto i visitatori, una volta oltrepassata la saletta dedicata agli scavi di Ponte di Pietra e della Cava Giacometti, nella grande sala centrale. Qui, il restauro dell’ambiente ha riportato alla luce l’azzurro settecentesco delle pareti e della volta, decorata di eleganti stucchi bianchi. Grandi pannelli esplicativi, e una lavagna che evidenzia il lavoro dell’archeologo, danno circostanziate informazioni sugli oggetti allineati nelle teche di cristallo, sulle località nelle quali furono trovati: Conelle e Monte Croce Guardia.
L’aula didattica
Archeologia viva, comprensibile anche alle scolaresche, cui è dedicata un’aula didattica all’uscita della sala. Ma ci aspettano altre meraviglie: un breve corridoio conduce nella sezione dedicata a Montefortino, una delle zone che, attorno ad Arcevia, hanno riservato le più importanti scoperte. Vi furono riconosciute un’area di culto e annessa necropoli, risalenti a un’epoca che va dal VI secolo a. C. al I d. C, testimonianza materiale di queste contrade, dall’insediamento dei Galli Senoni alla conquista romana, dopo la battaglia di Sentinum del 295. Appartengono ai corredi della tomba VIII le corone a foglie d’oro, icona del Museo Archeologico delle Marche ad Ancona, da dove provengono i gioielli della tomba XXIII. Restituiti ad Arcevia, un torques modernissimo, bracciali a spirale, orecchini in filigrana e uno scarabeo di corniola, su cui è scolpita una chimera, brillano per la prima volta sul rosso pompeiano di questa sala. Oggetti splendidi e leziosi, in dialogo con lance, vasi e spiedi di corredi maschili, tra cui l’elmo con paraguance, che è l’archetipo del “tipo Montefortino”.
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