Branduardi: “Il mio amore per le Marche”
Da Urbino l’anteprima del nuovo tour

Branduardi: “Il mio amore per le Marche” Da Urbino l’anteprima del nuovo tour
di Stefano Fabrizi
4 Minuti di Lettura
Sabato 21 Marzo 2015, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 20:40
URBINO - Ancora un'anteprima nelle Marche. E questa volta è con la classe di un grande cantautore: Angelo Branduardi. Con la rassegna Urbino in Musica (prima stagione musicale promossa dal Comune di Urbino, dalla Cappella Musicale S.S. Sacramento e dall'Amat con il contributo di Regione Marche e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) arriva domani (22 marzo) nella città ducale il nuovo e atteso appuntamento al Teatro Sanzio che ospita "Camminando Camminando Tour 2015".



Urbino per questa anteprima del tour, casuale o voluta?

Entrambe le cose. Mi è giunta la proposta di allestire qui lo spettacolo e ho accettato volentieri. In realtà

sono innamorato di questa città, tant'è che una ventina di anni fa volevo prenderci casa.



Lei è molto legato alle Marche?

In effetti. A Numana ho fatto il mio primo concerto e a Corinaldo il secondo. E questo grazie a un amico che è scomparso Franco Carancini, ma sono rimasto molto legato alla sua famiglia. E' stato Franco che mi ospitava nella sua casa di Roma e che ha organizzato le miei prime uscite in pubblico. Ero molto timido e lui con la sua carica di ottimismo inesauribile mi infondeva coraggio. E poi, in seguito, i tanti concerti e la presenza a Musicultura.



Una carriera lunga e piena di successi. Volendo citare quelli che per lei sono i passaggi più importanti.

Non credo nei cosiddetti step. Ho avuto, credo, un avanzamento costante dato anche dall'impegno e dallo studio che non perdo di vista neanche ora che potrei cullarmi sugli allori.



Eppure?

Volendo dare uno sguardo al passato direi che ho fatto un commino lungo e tortuoso. A volte sono uscito di strada. Ho fatto degli errori dai quali ho appreso cose nuove. Tra le soddisfazioni più importanti sicuramente i cinque anni che ho scritto musica per il cinema e i premi che ho vinto stanno a testimoniare la bontà del lavoro svolto: ho scritto delle cose veramente belle.



C'è metodo nella sua musica.

Sì. Assolutamente. Un metodo che mi ha insegnato il mio amico Ennio Morricone. Mi alzo alla mattina alle 5 e fino alle 8 sto al pianoforte. Butto giù note e appunti che spesso finiscono nel cestino, ma non sempre. Poi c'è l'illuminazione che arriva quando meno te lo aspetti. In Giappone creatività viene definita come serena malinconia. E' un termine molto appropriato.



Ma nascono prima le note o le parole?

La copertina. (e sorride). Non c'è una regola. Almeno non con me.



Lei ha musicato figure religiose? C'è qualche affinità?

Con la spiritualità certamente. Si può essere atei e avere una grande spiritualità grazie anche alla musica che proprio per la sua astrazione è vicina a Dio. Il musical sul santo d'Assisi è nato dall'insistenza dei padri francescani. Al mio diniego "non sono adatto, sono tra i peggiori per fare quest'opera", mi risposero con un notevole senso dell'humor "Dio a volte sceglie i peggiori". Avevano ragione: tre dischi di platino e 350 rappresentazione. Mi dovrebbero fare santo subito (e qui la risata è sonora).



Cosa si deve attendere il pubblico domenica a Urbino?

Presenterò le due facce della mia musica: una intrisa di sudore e movimento e l'altra di spiritualità ed

esoterismo. E poi parlerò con il pubblico raccontando delle cose? e ogni sera sarà diversa. Accanto a me, poi, avrò dei valenti musicisti: Michele Ascolese, Stefano Olivato, Leonardo Pieri e Davide Ragazzoni.



Camminando, camminando Tour

Dopo il suo ultimo lavoro, "Il Rovo e la Rosa – Ballate d'amore e di morte", dove Angelo Branduardi ha ripescato a piene mani nella tradizione del periodo elisabettiano, puntando a saldare produzione pop e lavoro di ricerca, il menestrello d'oltre Po torna in tour. Si riapre il grande libro delle "Child Ballads", ovvero la monumentale antologia che il musicologo Francis J. Child raccolse nell'Ottocento compendiando il patrimonio culturale del folk inglese, scozzese ed irlandese poi trasmigrato anche in America, e Branduardi si sofferma sulle arie dell'età Elisabettiana in voga a cavallo tra Cinque e Seicento. "Il Rovo e la Rosa" sarà al centro del tour come filo rosso di una antologia che proporrà, tra gli altri, i sempreverdi La Luna, Confessioni di un malandrino, Il dono del cervo… Il concerto è costruito all'insegna del "meno c'è, più c'è": Branduardi lavora per sottrazione, anziché per addizione, cercando essenzialità e pulizia, cerca il vuoto (al contrario dei barbari che ne avevano terrore); più che a riempire gli spazi con arrangiamenti su arrangiamenti, punta a lasciare anche i giusti silenzi, con l'obiettivo di permettere alle frasi musicali di respirare e di manifestarsi pienamente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA