“Sfingi senza enigmi?”, l'universo femminile della pittrice Calovini in mostra alla Pinacoteca Podesti di Ancona

L opera Ankon 1 della pittrice Patrizia Calovini
L’opera “Ankon 1” della pittrice Patrizia Calovini
di Lucilla Niccolini
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Lunedì 28 Giugno 2021, 10:52

ANCONA - Ha un maschera rossa, porta un solo orecchino e un tricorno, la prima donna dell’antologica di Patrizia Calovini alla Pinacoteca civica Podesti di Ancona. Il quadro, che risale al 1988, preannuncia l’ispirazione da cui, in questi oltre trent’anni, la pittrice si è lasciata guidare. E l’inclinazione irresistibile a rappresentare sempre solo donne. Anche il titolo di questo quadro, da lei dipinto appena uscita dall’Accademia di Belle Arti, è rivelatore della sua attitudine. «“Ipocrisia” deriva – suggerisce la Calovini – dall’evidenza di questa donna trendy e chic a tutti i costi, che pur di comparire indossa un abito scomodissimo, ispiratomi da un modello di Genny. Ma poi resta a piedi nudi, come se la finzione dell’eleganza non riuscisse a mascherare del tutto la sua vera natura». Com’è questa donna? Liberata dall’arte, come tutte quelle che popolano le tele di Patrizia Calovini, e che ora affollano le sale dell’ultimo piano di Palazzo Bosdari.
«Mi è sembrato giusto accogliere - spiegava giorni fa il consulente artistico della civica collezione, Stefano Zuffi - la proposta della Galleria Puccini, di ospitare nella Pinacoteca, fino al 1° agosto, la mostra di questa pittrice. Altoatesina, ha scelto Ancona come sua città d’elezione. Questa raccolta vanta sue opere belle e importanti, quali “Ankon 1” e “Ankon 2”». Sono due tele che si fronteggiano, in cui da una terrazza, sullo sfondo dell’Adriatico, una donna indica a un’altra, di pietra, il duomo che si erge su un isolotto, al largo. Affacciate a finestre, affiancate da bassorilievi dai tratti femminili, abbracciate alle proprie ginocchia, perse a guardare lontano, le donne di Calovini hanno profili statuari e capigliature scolpite.
«Sono affascinato – è il commento di Zuffi – da questo universo femminile creato dalla Calovini: donne forti, volitive, pensose ma con evidenza armate di un’energia vitale intensa». Dagli anni ‘80 a oggi, la pittrice ha seguito con coerenza un percorso di ricerca attorno all’universo femminile. Sono cambiate le tecniche, il formato, l’approccio, fino ai bellissimi ritratti in primo piano dell’ultimo anno, in cui la tessitura della pelle dei volti sembra fondersi con intonaco e mosaici, in una metamorfosi suggestiva, appena percepibile. «Il trattamento del colore acrilico – chiosa il professor Zuffi – ottiene un effetto liquido, come di acquerello. Ci dà la misura della maturazione tecnica dell’artista». E non manca di far notare, lo storico dell’arte, i riferimenti alla pittura rinascimentale, sia italica che nordica.
«È stata per me una folgorazione – ricorda l’artista - “La visitazione” del Pontormo, con quelle donne compassate e insieme affettuose che si abbracciano, sullo sfondo di architetture appena visibili».

La consapevolezza femminile, la capacità di fronteggiare gli eventi, senza perdere un naturale aplomb, è il filo rosso che lega tra loro tutte le immagini di questa esposizione, piena di colori e di sguardi, dal titolo “Sfingi senza enigmi?”. Patrizia Calovini: «Le donne che dipingo pongono anche a me, alla fine di ogni quadro, l’enigma della loro esistenza».

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