Sanremo verso il gran finale nel segno della sfida tra Elisa e Mahmood & Blanco, il nostro podio è completato da Irama e Moro

Il palco del Teatro Ariston di Sanremo
Il palco del Teatro Ariston di Sanremo
di Elisabetta Marsigli e Chiara Morini
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Sabato 5 Febbraio 2022, 11:43

ANCONA - Festival di Sanremo 2022 alla serata finale. Ad affiancare Amadeus, arriva sul palco Sabrina Ferilli. Interverranno anche Fabio Rovazzi e Orietta Berti. Al vertice della classifica provvisoria, in quella che sembra ormai una sfida a due, artisti molto diversi: la cantante friulana Elisa, al festival 21 anni dopo la vittoria sanremese, e la coppia Mahmood-Blanco. La scaletta ufficiale della quinta serata con i cantanti e gli ospiti in ordine di uscita sarà ufficializzata soltanto nel tardo pomeriggio di sabato.

Abbiamo chiesto a sei personaggi delle Marche il loro parere sulla kermesse canora più importante d'Italia. Ecco le loro impressioni.

EZIO NANNIPIERI

Il direttore artistico di Musicultura, Ezio Nannipieri, del festival di Sanremo dice che «ogni volta questa è una grande occasione per gli artisti di presentare le proprie canzoni davanti a un pubblico di spettatori. Spesso però si scelgono in base al pubblico. Trovo comunque intelligente l’apertura verso ogni tipo di età». Trova cioè una buona idea aprire il festival dai 18 anni agli 82. Tra gli artisti menziona Truppi, «la cui canzone è stata difficile, perché l’ha vissuta, e non rappresentata, e anche Massimo Ranieri ha portato un bel brano. A livello di performance vorrei citare anche Elisa e Morandi». Quanto alle classifiche, in cima alla graduatoria, Nannipieri mette Mahmood & Blanco, con “Brividi”, che «meritano di vincere». Seguiti da Ditonellapiaga e Rettore con “Chimica” e La Rappresentante di Lista con “Ciao ciao”, «canzone costruita acutamente per rimanere in testa» Tra i peggiori mette invece Ana Mena, Yuman, del quale dice che comunque «ha una bella voce», e Giusy Ferreri, di cui commenta «non ha più la verve che aveva un tempo».

MASSIMO MAZZONI

Massimo Mazzoni, tra i maggiori interpreti italiani del repertorio classico e contemporaneo del sassofono, e docente di sassofono al Pergolesi di Fermo, ha guardato il Festival di Sanremo con un occhio, o meglio, un orecchio particolarmente orientato alla musicalità. «Ampia, con molti e diversi generi rappresentati con i brani degli artisti in gara quest’anno. Secondo me, una canzone che funziona bene può essere quella di Ditonellapiaga e Rettore, si ascolta bene, ma in particolare, quando senti una particolare melodia, viene fuori la tradizione della musica, e qui mi sembra ben rappresentata da Elisa. Proprio la cantautrice triestina, con il suo brano “O forse sei tu”, è in cima alla graduatoria dei preferiti di Mazzoni. Dopo di lei troviamo Mahmood & Blanco, con “Brividi”, «due giovani bravi con una bella canzone», e la fermana Hu in coppia con Highsnob. Di Hu dice che «ha una bella voce ed è brava». Tra i peggiori ci sono Le Vibrazioni, con “Tantissimo”, perché «la loro musica non mi arriva proprio», Rkomi con “Insuperabile”, e poi Aka 7even con “Perfetta così”.

LETTERIO MORABITO

Il parere di Letterio Morabito, primario neurochirurgo a Marche Nord, viene anche dalla sua esperienza di musicista: «Già è difficilissimo dare un parere su una canzone ascoltata una volta sola, ma faccio fatica a capire il senso di cercare di impressionare con dei look “fuori di testa”, a discapito del vero senso di un festival della “canzone italiana”. Poi non amo certe forzature, anche volgari, dei testi, di dubbia musicalità: danneggiano chi studia musica sul serio. Chi fa musica non è uno che è scappato di casa, ma che ha talento e ha fatto sacrifici. Altra cosa fastidiosa: difficile capire i testi che dovrebbe essere alla base di tutto. Tra i migliori metterei Elisa, bella canzone e lei è brava, poi il giovane Fabrizio Moro con una canzone melodica e ben interpretata e infine Emma, anche lei voce molto bella che ti restituisce il piacere dell’ascolto.

Tra i peggiori Tananai: non si guarda e non si può sentire. Mahmood non riesco proprio a farmelo piacere. Terza Giusi Ferreri: un conto è cantare un conto è usare voci modificate con l’elettronica».

PAOLO ERCOLANI

Secondo il filosofo e docente Paolo Ercolani «i cantanti di Sanremo hanno bisogno di un logopedista, uno psicologo e qualcuno che gli curi meglio il look. Una tale scarsità di ispirazione artistica e musicale non la sentivo da tempo: forse tendono a distrarre con vestiti imbarazzanti, rendendo Sanremo uno spettacolo più per gli occhi che per il cuore e l’anima, ma nessuno è all’altezza di ciò che rappresentavano David Bowie o Renato Zero. Tra i miei preferiti, Elisa è una spanna sopra tutti, poi Irama che sa cantare: dovrebbe essere scontato, ma pare siano due perle rare quest’anno. Terzo Fabrizio Moro: un testo che ha un senso, una musica che ti entra dentro, non sarà Guccini, ma…». Sui peggiori non ci sono dubbi, «Achille Lauro scrive sempre la stessa canzone, con varianti impercettibili, con quella volontà provocatoria che mi ha fatto apprezzare il commento dell’Osservatore Romano per la prima volta nella mia vita. Dargen D’amico: l’ho riascoltato 3 volte, ma più lo ascolti e più percepisci il nulla. Terzo, Sangiovanni: è veramente la plastica fatta a musica, preferisco un bel Don Giovanni.

LUCREZIA ERCOLI

La popfilosofa Lucrezia Ercoli sottolinea il ritorno del “sempre uguale”: «da una parte mettere insieme sacro e profano in una specie di salsa, dall’altra la quota nostalgia, i grandi classici, il ritorno dei veterani riesumati dal passato. Emerge una grande assenza di vero spettacolo: l’abito fa il monaco nel caso della popstar, ma il problema è quando percepisci uno scollamento e il progetto che qualcun altro ha pensato per loro. Ho molto apprezzato la performance dei Maneskin, fuori concorso, in una dimensione rock e intima: per me sono uno dei prodotti musicali più interessanti. Tra i migliori Mahmood, sia per il pathos dell’interpretazione che a livello canoro; per affetto anche Elisa, niente di nuovo, ma grande artista, di grande qualità vocale e poi la Rappresentante di Lista, per il look. Il peggiore Achille Lauro, emulazione di se stesso, il reiterare di un format che lascia poco. Musicalmente penosa è Anamena, davvero imbarazzante. Terzo Rkomi dove non c’è né estetica, né contenuto».

 DJ ASCO

Si chiama Alessandro Xiueref, ma tutti lo conoscono con il nome d’arte Dj Asco: il dj e produttore discografico ascolano, che con i suoi video ambientati e girati in Ascoli porta la sua città in tutto il mondo, sta seguendo il festival di Sanremo. «Quest’anno – commenta l’artista – credo che il festival di Sanremo si confermi un festival fresco e scorrevole, con una ricerca di nuove sonorità e nuovi talenti senza però perdere la sua natura». Per Dj Asco la terna dei migliori comprende innanzitutto il duo composto da Mahmood & Blanco e il brano “Brividi”, poi “O forse sei tu”, il brano della cantautrice Elisa, e quindi, aggiunge, «ho anche gradito molto Irama e il suo brano “Ovunque sarai”. Per quanto riguarda i peggiori, riferisce Dj Asco, «mi permetto di dire Ana Mena (con il brano Duecentomila ore), Giovanni Truppi (con “Tuo padre, mia madre, Lucia”) e non capisco davvero l’hype attorno a La Rappresentante di Lista di cui trovo la canzone oscena e gratuitamente volgare».

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