Dell’anconetano Ricci soggetto e sceneggiatura del corto premiato a Hollywood: «L'ispirazione mi è venuta dai videogiochi»

Il parrucchiere-scrittore anconetano Roberto Ricci
Il parrucchiere-scrittore anconetano Roberto Ricci
di Lucilla Niccolini
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Giovedì 11 Marzo 2021, 09:00

ANCONA - Sono di un anconetano, Roberto Ricci, soggetto e sceneggiatura del cortometraggio thriller che si è aggiudicato, a Hollywood, il primo premio al Blood Horror Festival. Diretto da Leonardo Barone, “È solo un gioco” ha conquistato anche il premio della giuria dell’Istanbul Film Awards. Ma la scrittura, per Roberto Ricci, soprannominato “il parrucchiere del brivido”, è più di un gioco. È una passione.


Da quand’è, Ricci, che ha scoperto la sua vena di narratore?
«Da sempre mi piace scrivere. Poi, nel 2012, ho inviato un mio giallo, “Il cappotto”, al concorso “Racconti nella rete”, per la sezione cortometraggi. Essermi aggiudicato la vittoria, con la pubblicazione e la realizzazione del video, mi ha dato lo slancio per continuare. Altri racconti e un romanzo, edito da Le Mezzelane. E ora, questo nuova soddisfazione».

 
Da dove ha tratto ispirazione per “È solo un gioco”? 
«Dalla mania dei videogame. Racconto di un ragazzo impiegato in una ditta di informatica, che costruisce un videogioco horror, in cui vince chi uccide più personaggi, che sono riconoscibilissimi abitanti della sua città. Non mi faccia dire come va a finire».


Come ha fatto, da Ancona, ad arrivare a raccogliere gli allori di Hollywood? 
«Tutto merito del regista, Leonardo Barone, un toscano. Dopo aver letto il mio racconto, pubblicato nel 2016 nella raccolta “Racconti marchigiani”, mi ha proposto di farne un cortometraggio.

Ha avuto lungimiranza, con i sottotitoli in inglese. Poi l’ha inviato negli States». 


Molti suoi racconti sono diventati dei corti. Mentre li scrive, ha già in testa l’idea di farne film? 
«No, ma evidentemente ho una scrittura da sceneggiatore, con molti dialoghi, e qualche breve descrizione. E poi, il giallo si presta a essere portato sullo schermo».


Parrucchiere per signore, scrive nelle pause del lavoro?
«Non potrei, non posso rischiare di essere interrotto, o distratto. Ma talvolta in negozio mi viene una bella idea: me l’appunto, e poi a casa mi metto a scrivere, di notte. Mi rilassa molto, neutralizza tutte le mie ansie».


Anche quella della pandemia. 
«Durante il lockdown della primavera scorsa, la scrittura è stata la mia salvezza: qualche sceneggiatura e due romanzi, uno dei quali, “Quattro topi per un sadico gatto”, scritto con Claudio Latini, uscirà quest’anno».


Un titolo alla Dario Argento.
«Infatti lui, con Hitchcock, è uno dei miei modelli».


Definito “parrucchiere del brivido”, trae ispirazione, per i soggetti, dalla sua professione?
«Solo per un romanzo, “L’acconciatura sbagliata”, in cui ironizzo sui colleghi: su nessuno in particolare, ma sui nostri tic, su certe manie».


Ha mai inserito le clienti nelle sue storie? 
«Mai, come potrei? Sono loro, le mie fan più entusiaste». 

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