L’anconetano Principi tra i protagonisti in “Hands do not touch your precious me” alle Muse: «Con l’argilla mi plasmo addosso un’altra identità»

L anconetano Principi tra i protagonisti in Hands do not touch your precious me alle Muse: «Con l argilla mi plasmo addosso un altra identità»
L’anconetano Principi tra i protagonisti in “Hands do not touch your precious me” alle Muse: «Con l’argilla mi plasmo addosso un’altra identità»
di Lucilla Niccolini
3 Minuti di Lettura
Domenica 22 Gennaio 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 09:30

ANCONA - I suoi amici anconetani, che furono compagni di scuola al liceo Galilei, stenteranno a riconoscere Matteo Principi, tra i protagonisti dello spettacolo di danza “Hands do not touch your precious me”. La nuova creazione di Wim Vandekeybus va in scena, in esclusiva regionale, alle Muse di Ancona, sabato 28 (ore 20,45) e domenica 29 gennaio (ore 16,30), e riporta nella sua città un performer che ha mosso qui i primi passi.

 
Matteo Principi, qual è la sua storia? 
«Sono nato ad Ancona nel 1992 e, mentre frequentavo gli ultimi anni dello Scientifico, ho seguito il corso biennale di teatro dello Stabile Marche. Ho avuto insegnanti molto bravi, da Nicoletta Robello a Luciano Colavero e Sonia Antinori. E ho partecipato al laboratorio teatrale scolastico di Gianluca Barbadori. Da loro ho avuto una formazione fondamentale, che ho poi affinato al Piccolo di Milano, con Stefania Zepponi, Maria Consagra e Alessio Maria Romano, che mi hanno introdotto alla danza. Infine, dopo una bella esperienza a Berlino e a Bruxelles, con balletto Civile ho affinato le mie potenzialità». 
Poi, Ultima Vez e Wim Vandekeybus, una svolta. Com’è successo?
«Ho partecipato a una call, e mi hanno scelto per una nuova produzione, le cui prove cominceranno a maggio. Ma intanto, poiché Olivier de Sagazan, lo scultore che ha creato, con Wim, “Hands do not touch your precious me”, e l’ha interpretato fin dall’inizio, era costretto a rinunciare, hanno chiesto a me di sostituirlo».
Una grande occasione.
«Conoscevo il suo lavoro, ma non questo spettacolo, di cui sono andato a vedere le prove a Napoli. Poi, Olivier ha voluto che trascorressi un periodo nella sua villa, piena di sculture magnifiche, nel nord-ovest della Francia. Lì ho preso confidenza con la manipolazione dell’argilla, con cui, nello spettacolo, mi plasmo addosso una nuova identità. Lui è un artista dal carattere solare, di straordinario candore, in meraviglioso contrasto con le sue realizzazioni, graffianti, cupe, alla Bacon. Ho cercato, con rispetto e umiltà, di assorbire il più possibile della sua interpretazione del personaggio».
Ce ne parla?
«È una divinità mesopotamica, anzi due: due sorelle, destinate a perdersi e a ricongiungersi ciclicamente. Una incarna il lato oscuro di ognuno di noi, la discesa agli Inferi; l’altra, la rinascita, la vita. Un personaggio in cui puoi mettere molto di te, in un processo in itinere, che non finisce mai. Per me, il battesimo di fuoco, e non solo, perché in scena si accendono le fiamme». 
New entry, al posto di Olivier. Com’è stato accolto?
«Con grande disponibilità, da parte di Wim e di tutta la compagnia, come se avessi danzato per tutta la vita, mentre sono approdato a questa esperienza a trent’anni suonati. Poi, il debutto, il 21 dicembre scorso, in Belgio. Ci ho messo tutto me stesso. E ora, torno ad Ancona, per la prima volta sul palco delle Muse».
Emozionato?
«Come non esserlo? Qui, nella sale prove e al Ridotto, ho iniziato, ma non mi ero mai esibito, davanti ai miei famigliari, nella sala principale. E forse verrà anche qualche mio compagno di allora...».
Che ricordi del liceo?
«Non posso certo dire di avere avuto molta voglia di studiare: non trovavo la scuola stimolante, anche se ricordo con stima docenti come la Carlini, di matematica, che rimpiango, la Giuliodori e Lombardo.

Ero iperattivo e scomodo, clownesco e accentratore ma non avevo molte occasioni di esprimere la mia creatività». Sabato prossimo la dimostrerà in uno spettacolo che lo vede letteralmente “costruirsi” addosso una figura nuova con l’argilla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA