Paulicelli direttore artistico di “Forza venite gente”: «Il mio San Francesco piace anche perchè è bello»

Paulicelli direttore artistico di “Forza venite gente”: «Il mio San Francesco piace anche perchè è bello»
Paulicelli direttore artistico di “Forza venite gente”: «Il mio San Francesco piace anche perchè è bello»
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Sabato 22 Aprile 2023, 01:35 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 14:20

ANCONA - È già sold out “Forza venite gente”, il musical che da oltre quarant’anni continua ad avere un enorme successo. Lo spettacolo, che a lungo ha visto Michele Paulicelli nei panni di San Francesco, oggi direttore artistico, andrà in scena alle 21 di oggi, sabato 22 aprile, al Teatro delle Muse di Ancona (organizzazione Alhena Entertainment). Il musical, visto il successo, tornerà nelle Marche il 28 agosto, all’arena Gigli di Porto Recanati.

Michele Paulicelli, dopo 42 anni, il musical ha ancora successo: è merito della storia e della sua musica?
«La storia è quella di San Francesco e piace perché è bello. Ma, battute a parte, raccontiamo non solo il Francesco religioso, ma anche il Francesco umano. Tutti sono attratti dall’atmosfera che coinvolge, anche grazie alla musica. L’ho composta, vero, ma non ho fatto tutto da solo, mi hanno aiutato altri musicisti, io ho tirato la carretta. Quanto al successo? Ho incontrato persone che l’hanno visto 40 anni fa e oggi ancora si commuovono con figli o nipoti». 

Uno spettacolo dall’attualità disarmante: da dove ha tratto ispirazione per le musiche? 
«Alcuni brani sono nati nel dialetto pugliese, il primo disco lo avevo fatto in questo modo, con storie contadine, semplici, come era Francesco. Mi sono ispirato a questa umiltà».

Com’è stato interpretare Francesco?
«Affrontarlo è stato complicato. Con il regista di allora, Castellacci, si cercava un nome per Francesco. Lui mi ha detto “perché non lo fai tu?”. Mi sono ritrovato con il saio addosso e pian piano il pubblico cresceva». 

Interpretando Francesco ha conosciuto il papa santo, Giovanni Paolo II. Che ricordi ha?
«Un’emozione incredibile.

Eravamo all’Appiani di Padova (sia campo sportivo che palas), e il papa era in visita pastorale. Allora, dopo che Bernardone, papà di Francesco, portava il pane per la loro pace, io lo portavo simbolicamente a uno del pubblico. Allora abbiamo pensato al papa, io scesi verso di lui, ma fui bloccato. Il papa però fece un cenno, io andai da lui e mi ringraziò».

I giovani sono oggi molto in armonia con chi c’era prima: come mai secondo lei?
«Un mistero. I giovani hanno portato vivacità, c’è un diverso coinvolgimento». 

In cosa si differenzia la nuova versione, rispetto alla vecchia?
«Nella forma, sicuramente, i testi sono quelli, le musiche riadattate, poche modifiche, alle coreografie. Sono stati inseriti elementi contemporanei, aggiustamenti che fanno durare lo spettacolo».

Qual è il segreto per far durare un musical così a lungo? 
«Parlare dei temi dell’oggi e, anche se non sono contemporanei, come questo, però devono esserci elementi di attualità. Non solo dettagli surreali. Il musical vive degli attori, è uno spettacolo che non gode degli effetti speciali». 

Altri progetti a cui sta lavorando? 
«Stiamo vedendo, con un’altra compagnia, se rifare il musical su Madre Teresa. Per tre anni ha avuto successo, poi abbiamo fatto altre cose. E magari anche San Francesco da Paola». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA