Nel "Grande gioco" c'è anche il volto anconetano di Gabriele Stella: il suo personaggio è quello di Alessio Mozzi, attaccante della Roma

L'attore anconetano Gabriele Stella, alias Alessio Mozzi nella Serie TV Il grande gioco (Ph. Domenico Croce)
L'attore anconetano Gabriele Stella, alias Alessio Mozzi nella Serie TV Il grande gioco (Ph. Domenico Croce)
di Peppe Gallozzi
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Giovedì 24 Novembre 2022, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 17:51

ANCONA- Parla anche anconetano la Serie TV "Il grande gioco", prodotta da Luca Barbareschi e diretta da Fabio Resinaro e Nico Marzano, in onda ogni venerdì dal 18 novembre su Sky Atlantic. Parla anconetano grazie a Gabriele Stella, attore classe '91, che affianca volti celebri del cinema italiano come Francesco Montanari, Elena Radonicich, Lorenzo Aloi, Giovanni Crozza ma soprattutto Giancarlo Giannini. Nella serie Sky Studios e Eliseo entertainment che mette in luce il controverso mondo del calciomercato, tra personaggi privi di scrupoli e affaristi di vario genere che girano introno a miliardi, campioni e percentuali, Stella interpreta Alessio Mozzi un attaccante di proprietà della Roma che potrebbe finire all'interno di un complicato intreccio di mercato manovrato dal procuratore, indagato per calcioscommesse, Corso Manni (Francesco Montanari).

Punto di arrivo e di partenza

«Alessio Mozzi è un personaggio molto particolare nelle sue varie sfaccettature - spiega Stella - Un calciatore della Roma, e non vi dico la felicità di mio zio grande tifoso giallorosso quando l'ha saputo, che non segna più e non sforna assist come quando vestiva la maglia della Sampdoria.

Il club vuole cederlo per liberare il posto ad un altro top player che potrebbe cambiare le gerarchie, tecniche e pubblicitarie, del mercato. Mozzi è scaltro, furbo e vendicativo, pensa a se stesso e al proprio successo e per questo motivo sarà pronto ad ascoltare l'escamotage che gli verrà proposto dal suo vecchio procuratore Corso Manni. Non voglio svelarvi di più. Se mi rivedo in lui? No, per vari motivi. In primis il calcio non è proprio la cosa che mi riesce meglio (ride, ndr). Poi, caratterialmente, non sono un calcolatore e mi definisco più un passionale. Nonostante questo, mi sono veramente divertito nel recitare questa parte in un cast di primissimo livello».

Il "grande gioco" come punto d'arrivo e di partenza allo stesso tempo di una carriera, quella del giovane dorico, che parte da lontano: «Una volta terminati gli studi ad Ancona (tra il Liceo Scientifico Galilei e il Liceo Pedagogico Rinaldini) ho deciso di giocarmi le mie carte a Roma, la città di mio padre. Volevo fare l'attore e per questo mi sono forgiato, dopo un po' di tempo, al centro sperimentale di cinematografia. Tentativi, corsi, bocconi amari ma alla fine riuscì ad entrare. In mezzo c'è stato il sacrifico, i lavori per mantenersi gli studi come barman, steward e cameriere, la fatica che ti forma e ti mette alla prova. Non rimpiango niente di quel periodo. Dopo la pandemia del 2020, paradossalmente, la situazione è cambiata, ho iniziato a vivere di quella che è sempre stata la mia passione e sono aumentate le possibilità. Da lì in avanti sono stato protagonista in pubblicità, spettacoli teatrali, campagne di vario genere ma soprattutto le prime parti rilevanti nei film "Gli anni belli" con Lorenzo D'Amico e "Vetro" con Domenico Croce».

Il sogno nel cassetto

Nella Serie TV si parla di gol e sogni. E allora perchè non guardare al domani con ottimismo, proprio come insegnano nel rettangolo di gioco ai giovani che vogliono emergere: «Di desideri ce ne sono tanti. Lavorare con i più grandi senza dubbio. Per chi sogna di fare l'attore non ci sarebbe niente di più bello che trovarsi a contatto con Terrence Malick, Paolo Sorrentino o Giuseppe Tornatore. Un film da protagonista sarebbe la mia Coppa del Mondo per rimanere in tema. Speriamo che Alessio Mozzi, in questo, possa aiutarmi con uno dei suoi assist».

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