Giò di Tonno ad aprile ad Ancona sul palco per il ventennale di “Notre Dame de Paris” insieme al cast originario: «Ci siamo ritrovati con gioia»

Giò di Tonno
Giò di Tonno
di Saverio Spadavecchia
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Giovedì 3 Marzo 2022, 09:45

ANCONA - Il PalaPrometeo di Ancona si prepara ad accogliere (dall’8 al 10 aprile) il ritorno del cast originale di “Notre Dame de Paris” a venti anni dal debutto dell’opera popolare che ha entusiasmato il pubblico italiano ed internazionale.

Un successo senza precedenti, per l’opera tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, con la versione italiana dello spettacolo (l’originale francese scritto da Luc Plamondon) curata da Pasquale Pannella con le musiche eterne di Riccardo Cocciante, ha appassionato in questi anni milioni di persone. A distanza di venti anni dalla prima romana, il Quasimodo originario, Giò di Tonno, racconta le sensazioni di un tour impegnativo che si concluderà a dicembre.


L’impatto di “Notre Dame de Paris” quanto ha cambiato il mondo dello spettacolo italiano e internazionale?
«È uno spettacolo che nonostante il tempo passato ancora racconta una storia attuale, che parla delle difficoltà di tanti ad integrarsi e di chi cerca faticosamente di trovare il proprio posto nel mondo. “Notre Dame de Paris” è un testo denso di significati con la leggerezza della musica pop. Dal nostro punto di vista ci siamo ritrovati dopo 20 anni, pieni di gioia, ancora amici e con tanta voglia di portare in ancora una volta in scena uno spettacolo che ci riempie di orgoglio oggi come allora».


Possiamo definire questa opera popolare come un vero e proprio spartiacque?
«Certamente sì perché rispetto alla commedia musicale o al musical anglosassone perché le musiche sono per così dire più “nostre”, più mediterranee. È un’opera popolare moderna, nell’uso della voce e nelle scene, cose che fino al 2002 non si erano mai viste in Italia. “Notre Dame de Paris” ha creato una scuola per tanti ragazzi che si sono voluti avvicinare al teatro musicale in genere».


Ancona sarà una delle prime città visitate da lungo e impegnativo tour italiano, come si affronta un’esperienza di questo genere?
«Un tour di questo tipo si affronta lavorando tantissimo, dobbiamo fare come certi calciatore che nonostante il tempo passato sui campi da gioco vivono la loro carriera adulta correndo meglio, con più intelligenza.

Questo noi dobbiamo fare e faremo attraverso gli anni di esperienze accumulate. C’è tanto entusiasmo e questo sicuramente ci aiuterà unitamente ad una disciplina che è figlia di una scuola di teatro che impone preparazione fisica e vocale sostenuta da un team che ci supporta costantemente. Il pubblico ci troverà in grande forma, spenderemo bene tutte le nostre energie».


Dal punto di vista scenografico cambierà qualcosa?
«Rispetto all’edizione originaria del 2002 non ci saranno differenze sostanziali. Le uniche, minime differenze, saranno per luci e costumi che sono stati ravvivati nei colori. Sarà bello come la prima volta, anzi, di più».

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