La relazione di coaching per sviluppare le proprie potenzialità e superare i limiti

L'attività di coaching
L'attività di coaching
di Anna Maria Morsucci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Febbraio 2021, 10:45

ANCONA - Sentiamo spessissimo parlare di coach, in televisione, nel mondo del lavoro, nello sport. Ma chi è il coach? Su questo termine in realtà si fa spesso molta confusione. Jim Selman, uno dei più famosi coach americani, definisce il coaching come «una relazione professionale continuativa che aiuta a ottenere risultati di eccellenza (extra-ordinari: cioè nuovi, non ordinari) nella vita, nella professione, nelle aziende o nelle attività commerciali delle persone.

Attraverso il processo di coaching, il cliente approfondisce la propria autoconoscenza, aumenta le proprie performance e migliora la qualità della propria vita». Il coach quindi non è un motivatore, non è un allenatore, non è un guru. Il coach è un professionista che aiuta le persone nell’esplorazione e nella scoperta di nuove “credenze” che possano permettere il raggiungimento degli obiettivi. Personalmente, il modello sul quale mi sono formata è quello “ontologico trasformazionale” ha come base teorica la filosofia costruttivista, la filosofia del linguaggio e la biologia della conoscenza che considera gli esseri umani come esseri che conversano: con se stessi e con gli altri e, proprio da queste conversazioni, viene generato il mondo che questi individui vivono.


La relazione di coaching punta allo sviluppo delle potenzialità, al superamento dei limiti personali, all’incremento delle performance (personali, professionali o sportive) e al supporto nel raggiungimento di uno o più obiettivi. Il coach non dà consigli ma aiuta a reinterpretare la realtà. Non fornisce azioni, perché queste devono essere individuate dalla persona che deve mettersi alla prova in nuove cose da fare. Il coach non è né uno psicologo né un counsellor, non lavora sui traumi o sui disagi psichici ma sugli obiettivi.

Aiuta il cliente a definire i propri obiettivi e a mettere in campo le strategie giuste per raggiungerli. Ovviamente, perché la relazione di coaching funzioni, chi si rivolge a lui (viene chiamato coachee) deve riconoscergli la leadership, la capacità di essere una guida e gli deve dare fiducia. Il Coaching è pertanto un processo nel quale il cliente viene supportato nella ricerca di una più ampia dimensione di consapevolezza. 


Attraverso le conversazioni con noi stessi e con gli altri ci muoviamo nel mondo. Ed è proprio attraverso le conversazioni e l’uso delle domande si attua il lavoro del coach. Nelle conversazioni che facciamo, infatti, ci sono le chiavi per comprendere meglio come siamo, perché abbiamo determinate difficoltà, cosa ci piace e cosa ci fa soffrire. Il linguaggio, lontano dall’essere passivo e descrittivo, è attivo e generativo perché crea la nostra vita, le nostre gioie e le nostre sofferenze. Spesso, capita che le nostre conversazioni siano piene di pregiudizi, sentimenti, opinioni che ci tengono immobili e incapaci di trovare una via di uscita.

La relazione di coaching si fonda su un pilastro fondamentale: ogni persona ha in sé tutte le risorse necessarie a raggiungere i propri obiettivi e il coach utilizza alcune tecniche per aiutare ad attivare queste risorse. Il coaching nasce, e inizialmente si sviluppa, in ambito sportivo ma oggi trova applicazione nell’ambito dello sviluppo personale, professionale, nello sviluppo di Team, nel campo dell’educazione e dell’apprendimento. Sono sempre di più le aziende che scelgono di affiancare o sostituire alla tradizionale formazione un approccio basato sul Coaching che risulta essere uno strumento più efficace nel generare cambiamenti reali rispetto alle tradizionali modalità di formazione. E funziona.

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