Il “Cappellaio pazzo” vola a Bruxelles, una splendida collezione in mostra all'Istituto Italiano di Cultura

La presentazione dell'evento in Regione
La presentazione dell'evento in Regione
di Lucilla Niccolini
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Martedì 6 Luglio 2021, 12:49

ANCONA - Sarà un “Cappellaio pazzo”, questa estate, a rivelare le Marche all’Europa, e al mondo. Un paradosso, dal momento che la nostra regione è conosciuta per la moderazione, il buonsenso e la riservatezza. Saranno cappelli strambi e fantasiosi ad attirare l’attenzione, nella vetrina più ambita, la capitale europea Bruxelles.
Il vernissage
Qui, nell’Istituto Italiano di Cultura, si inaugura, il prossimo 16 luglio, la mostra “Cappellaio pazzo”, con un’ampia selezione di quella splendida collezione di copricapi che ha sede a Montappone. Ideata nel 2003 dal creativo Giuliano De Minicis, recentemente scomparso, raccoglie i cappelli più immaginifici, in onore di una manifattura secolare e prestigiosa, quella del distretto che comprende Montappone e Massa Fermana. L’iniziativa di questa trasferta nasce dalla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, che è diretto da Paolo Sabbatini, marchigiano di Porto Sant’Elpidio. È stato lui a volerla presentare, ieri a Palazzo Raffaello, assieme al deputato Mauro Lucentini, all’assessore regionale alla Cultura Giorgia Latini e al presidente Francesco Acquaroli. Con loro, sono intervenuti il consigliere Marco Marinangeli, il presidente nazionale del Settore Cappello Paolo Marzialetti e il presidente della Proloco di Montappone Ferruccio Vecchi. Fu proprio quest’ultimo che, nel ruolo di primo cittadino di Montappone, diede credito all’idea di De Minicis: nel 2003 inaugurò la mostra “Cappellaio pazzo”, in un edificio restaurato nel centro storico del paese. Sarà una bella sorpresa, per tutti coloro che visiteranno questa mostra piena di colori e di creazioni fantastiche. 
Il biglietto da visita
«E sarà un ottimo biglietto da visita – osservava ieri Paolo Marzialetti – per il nostro distretto, che con la sua produzione di cappelli copre il 60% del fatturato italiano nel settore, il 50% di quello europeo, e impiega più di 1500 addetti tra le province di Fermo e Macerata. Servirà anche da volano per il turismo nelle nostre zone, ancora incontaminate, nonostante lo sviluppo industriale. Questa mostra è un’operazione efficace di marketing territoriale, di cui Giuliano De Minicis è stato un pioniere. Sarebbe fiero – ha concluso, con una nota di rimpianto – di presentarla a Bruxelles. La dedichiamo a lui». «Un vestito cucito su misura di questo distretto», l’ha definita l’onorevole Mauro Lucentini. Anzi, un cappello su misura, come i tantissimi che ogni anno confezionano i nostri artigiani, per inviarli nel mondo. «E l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles sarà una splendida vetrina – ha aggiunto l’assessore Latini – per l’eccellenza della nostra tradizione manifatturiera, da valorizzare e far conoscere, anche a dimostrare la nostra capacità di resilienza, dopo la crisi, il sisma, e poi la pandemia». «E per chi non potesse raggiungere questa estate Bruxelles, gran parte della collezione montapponese, cui si è appena aggiunto un nuovo pezzo, in pasta secca di grano duro dipinta con i colori della bandiera, può essere ammirata in situ». Così Ferruccio Vecchi ha concluso il suo intervento, prima di dare la parola al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Sabbatini.
Il legame con il Belgio
«Questa iniziativa si aggiunge alle tante con cui ogni anno rinsaldiamo i legami degli italiani in Belgio con la madrepatria, e dell’Italia col resto d’Europa».

Le Marche saranno, per chi non le conosce, una bella sorpresa. L’ha ribadito, in conclusione, il presidente Francesco Acquaroli: «Una scoperta di quello che sappiamo fare, ideare e costruire. E che abbiamo bisogno di lanciare sui mercati internazionali». 

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