Dalla west-coast a Piccadilly Circus
Borghi cambia stile e torna al brit

Il cantante anconetano Simone Borghi
Il cantante anconetano Simone Borghi
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Venerdì 2 Giugno 2017, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 11:53
ANCONA - Dalla west-coast a Piccadilly Circus. Il cantautore Simone Borghi cambia stile e torna al brit. E intanto pubblica il “best of” della sua carriera. Da circa vent’anni sui palchi italiani, in primis delle Marche la sua terra che l’ha visto esordire ad Ancona, città natale, negli anni ‘90. Le prime cover band. 
I primi live, fino ai brani inediti. La svolta nel 2003, quando volò a Los Angeles per incidere il suo primo singolo prodotto niente meno che da James Raymond, figlio di David Crosby, quel David Crosby che con Neil Young, Stephen Stills e Graham Nash scrisse pagine indelebili di storia del folk-rock. Una lunga collaborazione che ha portato Simone alla scrittura di ben due album e diversi singoli. Oggi, quella meravigliosa parentesi, viene riassunta in una raccolta che assembla i momenti più rappresentativi di un’avventura ancora tutta da scrivere. «Il periodo americano lo ricordo come una sorta di iniziazione al rock vissuta da molto vicino - ha detto Simone - James Raymond mi ha messo a disposizione il top dei musicisti del panorama internazionale». 
Solo nominarli vengono i brividi: Steve Lukater dei Toto, Tony Levin bassista di Peter Gabriel, Vinnie Colaiuta batterista di Sting, e molti altri. «Sono stati davvero speciali - continua il musicista - non hanno mai avuto un atteggiamento di superiorità nei miei confronti. Anzi, mi trattavano come se fossi uno di loro. Incredibile, io ero solo un esordiente. La prima volta che Vinnie sentì il mio brano disse: abbiamo con noi il nuovo Christopher Cross. Fu emozionante». Il singolo s’intitolava “State of grace”, a cui seguì l’album “For many years” del 2004. Nel 2006 uscì il singolo “By the moon” (b-side “Bad fears”). E nel 2008 il disco “Online”. Il 2009 trovò Simone impegnato in una breve, ma intensa, collaborazione con la cantante ascolana Linda Valori, che scaturì nel brano “Everynight together”. «Questo best of serve a chiudere una parentesi e voltare pagina - spiega Simone - ho deciso di cambiare rotta e tornare alle mie radici: il rock inglese». 
Non ha ancora un titolo, ma i brani sono già stati scritti. «Andrò a registrarli a Londra - dice l’artista - così da avere ancor più quel suono british che ho in mente. Ma non ci saranno turnisti di lusso questa volta. Porterò con me una band di musicisti marchigiani, perché saranno loro poi ad accompagnarmi in tour. Quindi vorrei che si creasse fin dalle registrazioni quel feeling di cui ha bisogno una band». Simone è cresciuto a pane e Beatles, ma non disdegna assolutamente le rasoiate degli Stones o il pop più smussato degli Hollies, di cui tra l’altro faceva parte Graham Nash prima di volare negli States. «Sarà un lavoro particolarmente curato nei dettagli - continua - perché a me piace lavorare in questo modo. Particolare attenzione agli arrangiamenti e alle partiture vocali. La musica è la mia vita, e sono entusiasta di questo cambio di rotta. Non vedo l’ora di poter suonare live i nuovi brani».
Nel frattempo Simone è in giro con lo spettacolo che porta in scena i brani della coppia Lennon-McCartney del periodo post-Beatles, quando le rispettive carriere presero strade completamente differenti. Uno più visionario con la Plastic Ono Band, l’altro più sperimentale con gli Wings. «Quei due uomini sono da sempre il mio punto di riferimento - spiega Simone - i Beatles li conosciamo tutti a memoria, ma molti hanno dimenticato quanto di bello abbiano composto lungo il cammino solista. Così ho voluto omaggiare quel meraviglioso periodo con un tributo a Lennon e McCartney fuori dai fab four».
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