Don Giovanni
coscienza critica

Don Giovanni coscienza critica
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Giovedì 6 Novembre 2014, 11:04 - Ultimo aggiornamento: 11:11
ANCONA - Se si era rimasti interdetti che il bell'Alessandro Preziosi si calasse nei panni del brutto Cyrano de Bergerac, ora pare naturale che abbia ritagliato su di sé la figura di don Giovanni. Il dramma di Molière con la firma e l'interpretazione di Preziosi arriva alle Muse di Ancona da stasera (alle 20,45) a domenica (alle 16,30), per la stagione di Marche Teatro, accompagnato dall'eco della ovazioni riscosse alla Fortuna di Fano.



Ed è qui che, mentre corre in teatro annodandosi la sciarpa al collo, Alessandro Preziosi socchiude gli occhi ed esclama: “Fa felici vedere apprezzata l'onestà con cui ho affrontato questo testo, che è smascheramento delle ipocrisie di una società in decadenza. La sua è una sfida continua, una provocazione solo apparentemente fine a se stessa, alla assoggettamento degli altri a sé, ma che in realtà tende a stanare la vera natura delle persone, l'ipocrisia delle donne, del servo e degli altri uomini, il falso senso dell'onore... lui funge insomma da coscienza critica di una società, più di quanto pensassi”.



Un mito letterario o un uomo?

Don Giovanni ha la consapevolezza di non poter evitare la dannazione, ma è proprio questo a renderlo più umano di quanto forse lo stesso Molière intendesse. Non si redime, ci mancherebbe, ma c'è nella sua figura uno scarto tra attore e personaggio che va dritto, come in lungo piano-sequenza, verso la morte, anzi, verso l'autodistruzione.



Scarto tra attore e personaggio?

Ricorderà il film Mephisto di Szabó, in cui il protagonista Klaus Maria Brandauer urlava: “Sono soltanto un attore, perché devo essere così coinvolto?”. Ecco, mi sono ispirato a quella frase: il dramma dell'attore di fronte al suo personaggio”.

Dunque si sente molto coinvolto da don Giovanni...

Eh, sì! Ma non potevo evitarlo: mi sembrava che fosse l'atto conclusivo di un percorso cominciato con Amleto e proseguito con Cyrano, di un'indagine nel Seicento, in cui convissero grandi uomini che aspettavano una nuova era, con persone che si abbandonavano alla decadenza, al declino. Insomma uno spartiacque.



Si considera un don Giovanni?

Sorride, aggiustandosi la sciarpa.

Ho quarant'anni, e non sono così astuto... Mi reputo un analfabeta seduttivo e sentimentale... eppure mi rispecchio in lui perché pone sempre tutto in termini di sfida, anche e soprattutto quando questa comporta conseguenze che neanche riesce a immaginare. Il cielo ti rincorre, dice a un certo momento don Giovanni, ogni volta che fai una sciocchezza!.



Note della sua regia?

Ambientazione settecentesca, perché per me il personaggio è un illuminista. Prevale la stilizzazione di una messinscena funzionale alla vita: ho lavorato sull'ipotesi che don Giovanni finisca per annoiarsi a recitare sempre lo stesso copione. La scena è vuota, e gli esterni del primo tempo, proiettati sul fondale, intendono coinvolgere il pubblico stesso. La seconda parte è più statica, quasi a far risaltare don Giovanni come vittima sacrificale del suo e del nostro tempo....

Sabato alle 18,30, con la compagnia e la complicità di Valentina Conti, Alessandro Preziosi incontrerà il pubblico nello spazio di Musecaffè.



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