Alessandra Ferri in scena a Civitanova: «La danza, il mio specchio»

Alessandra Ferri in scena a Civitanova: «La danza, il mio specchio»
Alessandra Ferri in scena a Civitanova: «La danza, il mio specchio»
di Chiara Morini
4 Minuti di Lettura
Martedì 2 Agosto 2022, 06:10

Sarà una grande festa della danza, con ospite d’onore l’icona della danza mondiale, Alessandra Ferri, quella che concluderà il Civitanova danza festival. L’evento, in programma giovedì 4 agosto alle 21,30 sul palco del teatro Rossini di Civitanova Marche, vedrà la Ferri danzare insieme a Thomas Whitehead in “L’heure exquise”, variazioni su un tema di Samuel Beckett “Oh, les beaux jours” di Maurice Béjart.


Alessandra Ferri, perché voleva proprio il ruolo di Winnie?
«Desideravo dedicarmi a qualcosa che non avevo mai fatto prima; un ruolo, questo, che mi interessa molto anche perché è a metà tra danza e prosa.

Un mondo tutto nuovo, con il ruolo di una donna ormai non più giovane. È bello scoprire la vita in tutti i suoi aspetti, anche tramite la danza».


Che personaggio è?
«Una donna, una ballerina che cerca sempre la vita, fino in fondo, senza mai arrendersi. Cerca sempre la purezza e lo fa con entusiasmo, fino alla fine. Vive la vita con gioia, anche se immobilizzata dal peso della vita, niente ferma il suo entusiasmo. Nel balletto alla fine Winnie si libera, con la metafora della libertà interiore. Un momento molto poetico, toccante, in cui si possono riconoscere tanti aspetti delle persone».


Qui non c’è la sabbia, ma ci sono le scarpette.
«Lei, in Bejart, è un’ex ballerina, sommersa dall’esperienza della sua vita artistica».


Un ruolo che fu di Carla Fracci, che ricordo ha di lei?
«Fu creato per la Fracci, che io ricordo in diverse occasioni: la conobbi da bambina, andai anche nel suo camerino dopo uno spettacolo. Da collega ho tanti ricordi di lei, fonte di ispirazione. Le dirò che non era nemmeno facile starle accanto, era una donna determinata e molto forte».


Cosa rappresenta per lei la danza?
«La libertà di essere completamente me stessa nel mondo».


S’è ispirata a qualcuno in particolare o questa è sempre stata la sua strada?
«Non ho mai avuto dubbi sulla danza. Ho iniziato a quattro anni, e ne sono subito rimasta affascinata. Mi sono appassionata, perché è come uno specchio per me stessa, dove ci sono tutta la mia forza e le mie debolezze, le mie paure e il mio coraggio».


Si era ritirata ma poi è tornata: nuovi stimoli?
«Mi mancava la danza. Mi sono accorta che avevo ancora molto da dare. Il talento non si esaurisce con l’età, anzi, cresce. Ma non sono tornata per ripetere quello che avevo fatto a venti, trenta, quarant’anni. In questo nuovo capitolo ho iniziato un nuovo approccio più libero, per esplorare nuovi ruoli, andare avanti, evolvermi, senza timori. E sì con nuovo entusiasmo sul palcoscenico».


Entusiasmo che non manca mai?
«No! Io ho il privilegio di avere questa passione e poterla portare avanti con pienezza».


Quanto aiuta la danza?
«Tutta l’arte aiuta, abbiamo bisogno di bellezza e animo in momenti negativi come questi: l’arte è il nutrimento dell’anima».


Dopo Winnie chi vorrebbe interpretare?
«Anche creazioni fatte per me, come ho fatto in Léa di Chérie, Eleonora Duse, Wirginia Woolf, o AfteRite, che sto facendo ora».


Sogni ancora non realizzati?
«Sto facendo coaching anche per i primi ballerini e mi dà soddisfazione. Mi piace poter restituire parte della mia esperienza, e trasmettere il mio sapere». 

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