​Baliani porta in scena “Trincea”
Una produzione di Marche Teatro

​Baliani porta in scena “Trincea” Una produzione di Marche Teatro
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 27 Maggio 2015, 17:20 - Ultimo aggiornamento: 18:03
ANCONA - Baliani porta in scena “Trincea”. Quando Ungaretti scriveva “Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie”, riprendendo la similitudine omerica dava voce a quella sensazione drammatica nelle trincee della Grande Guerra, di uomini la cui vita rappresa nel fango era appesa a un filo: vite di fanti senza volto, numeri e indistinti oggetti di morte, carne da cannone. Ora, anche sull'onda della ricorrenza del centesimo anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, Marco Baliani, voce teatrale della nostra storia, porta sulle scene “Trincea”, uno spettacolo duro e spinoso che Marche Teatro ha deciso di produrre assieme al Festival delle Colline Torinesi.



“Trincea”, che debutta il 10 giugno all'Astra di Torino nell'ambito di quel festival, è in lavorazione in questi giorni a Polverigi, in residenza al teatro della Luna. “Ci piace lavorare qui - è il ringraziamento di Baliani - dove c'è gente (come Velia Papa, ma non solo) che ama davvero il teatro”. La regista Maria Maglietta, che condivide con Marco Baliani oltre trent'anni di esperienze teatrali, nel delineare il lavoro in fieri, ieri all'incontro con la stampa locale alla Sala Melpomene delle Muse parlava di “un'opera complessa e insolita, in cui diversi linguaggi si integrano”: alla parola, stentorea e graffiante cui Baliani ci ha abituati, si sovrappongono e collaborano elementi visivi di forte impatto, musiche della memoria e note discordanti della realtà paradossale, immagini trasmesse dalla tradizione e dagli archivi segreti e privati, effetti realistici e insieme onirici.



Accanto alla regista, ne hanno parlato i responsabili di musica e immagini e del visual design, Mirto Baliani e David Loom, creando l'aspettativa di una rievocazione non retorica, in fondo al cuore stesso di quella tragedia. Baliani, che dello spettacolo (cui il governo ha attribuito il logo ufficiale delle Commemorazioni del Centenario) è protagonista e come sempre autore del testo, parla di una partitura acustico/visiva in cui “interpreto il corpo di un soldato, uno dei tanti, senza nome, senza identità nell'impatto con le nuove armi tecnologiche messe in campo. Egli non riesce a capire in quale dannato progetto di vita sia finito. E le speranze deluse gli tolgono la parola. Pronuncio frasi spezzate: perché allora la voce di quei soldati non fu ascoltata da nessuno. A casa, la gente non aveva la percezione di quello che stesse succedendo al fronte. Per questo mi sono servito di diari e di lettere di soldati italiani, soprattutto dall'area austro-ungarica: per restituire, più che gli aneddoti, gli stati d'animo, le percezioni, le disillusioni”.



Inoltre, con lo scenografo Lucio Diana, Baliani ha voluto proporre un efficace escamotage scenico, desunto dal diario di un soldato che racconta come durante un'azione il cadavere di un soldato ucciso gli fosse rimasto impigliato allo zaino. “Il fantoccio, quindi, che rappresenta quel caduto, è il mio interlocutore muto e insieme metafora della morte accanto”. È l'unico altro protagonista, sulla scena essenziale, “composta - spiega Lucio Diana - di due piani inclinati su cui scorrono immagini che costruiscono la desolazione di questo teatrino di guerra, deformato alla Francis Bacon, cui sovrappongo una gabbia di filo spinato fatta di luce”.

Lo spettacolo, che l'assessore Marasca ha inserito nel percorso anconetano sulla Grande Guerra inaugurato sabato alla Polveriera del Cardeto, andrà in scena allo Sperimentale il 10 dicembre.
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