​Iaia: “Mi trasformo in Tony Pagoda”
L’attrice diretta da Sorrentino a Macerata

​Iaia: “Mi trasformo in Tony Pagoda” L’attrice diretta da Sorrentino a Macerata
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Venerdì 9 Gennaio 2015, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 11:33
MACERATA - "Hanno tutti ragione" è un libro di Paolo Sorrentino del 2010. Iaia Forte, attrice intensa, versatile, mai banale, intuisce la forza teatrale di quel testo e ne fa uno spettacolo che dallo scorso anno gira anche all'estero e approda sul palcoscenico del Lauro Rossi di Macerata oggi e domani (venerdì e sabato 9 e 10 gennaio). La scena è tutta per lei che però impersona un lui: Tony Pagoda, il protagonista, è un cantante napoletano cocainomane, disperato e vitale, così oltre qualsiasi classificazione di genere che può essere incarnato anche da una donna.



Com'è avvenuto l'incontro con Sorrentino e il suo Pagoda?

Conosco Paolo da vent'anni. Alla consegna del premio Fiesole vinto proprio per "Hanno tutti ragione", mi chiese di leggerne due capitoli in pubblico. Fu allora che compresi quale forza teatrale avesse quel romanzo e gli chiesi di metterlo in scena. Mi disse di sì. L'ha prodotto il Ravello Festival e ha ottenuto un successo tale, sia di critica che di pubblico, che l'abbiamo portato anche all'estero, in Usa e Cina. Ora siamo in procinto di andare in Argentina.



Che riscontro ha avuto in America? Quali sono state le sue sensazioni?

È un riconoscimento molto gratificante portare il proprio lavoro all'estero, specialmente quando si tratta di drammaturgia italiana che non è sempre facile da esportare. Anche se siamo stati favoriti dall'Oscar a Sorrentino, significa comunque mettersi alla prova: misuri la tua capacità di comunicare con un pubblico che non è quello abituale, che ti conosce e ti ha seguito.



Cosa rende comprensibile a popoli tanto diversi per lingua e cultura uno stesso spettacolo?

Penso che le cose quanto più hanno identità tanto più hanno risposta all'estero. La fortuna di questo spettacolo è di essere concepito come un concerto: cantare rende più facile entrare in rapporto col pubblico, perché la musica è più comunicativa del teatro fatto di sola parola. Anche all'estero: in America, per esempio, ridevano come pazzi. In Cina, a Shanghai e a Pechino, fra il pubblico c'erano anche molti italiani.



Che lavoro ha fatto per interpretare un uomo?

Ho lavorato molto sul corpo: ho immaginato una diversa postura, un modo differente di muoversi, con un peso maggiore sul bacino. Siccome Tony da copione fuma e beve molto, ho usato toni più bassi per rendere la voce roca. Va detto, poi, che il gioco più piacevole per un attore è proprio l'idea della maschera. La trasformazione è sempre un'occasione per chi fa il mio mestiere, che consiste nel costruire dei personaggi diversi dal sé immediato.

"Hanno tutti ragione" sembra un motto italiano...



Quale pensa sia il passaggio più rappresentativo dello spettacolo?

Mi piace la frase che dice "la distrazione, la massima invenzione del genere umano per continuare a tirare avanti. Per fingere di essere quello che non siamo. Adatti al mondo". Mi incuriosisce il fatto che Pagoda è un personaggio che cerca di evadere da sé e, come qualunque essere umano, non manifesta totalmente neanche a sé stesso quello che prova. Ha un elemento di disperazione che si ritrova verso la fine dello spettacolo.



Lei è nel cast de "Il giovane favoloso"...

Con grande orgoglio, perché è un film che ci ha dato tantissime soddisfazioni. Leopardi è una figura fondamentale per la nostra identità e l'idea che Martone gli abbia dedicato un film e che abbia avuto tanto successo ci fa capire che il pubblico è più intelligente di quanto comunemente non si creda. "Il giovane favoloso" è una conquista non solo per le Marche ma anche per tutti i cittadini che credono nella funzione del cinema.



Stasera sarà al Lauro Rossi, che lei conosce bene.

Sono felicissima di venire nella meraviglia di Macerata. La vostra regione ha i teatri più belli d'Italia e il pubblico è caldo, intelligente, abituato al teatro con cui ha un rapporto privilegiato.



Prossimo progetto?

Tornerò nelle Marche a primavera per una Carmen ambientata a Napoli, riscritta da Enzo Moscato e Roberto de Francesco, con la regia di Martone e l'Orchestra di Piazza Vittorio. Per un attore è bello poter praticare questa integrazione di linguaggi, tutti fondamentali per la nostra cultura teatrale.



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