La fantasia unica di Enzo Cucchi
Da domani la mostra alla Mole

La fantasia unica di Enzo Cucchi Da domani la mostra alla Mole
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Venerdì 27 Ottobre 2017, 18:46
Enzo Cucchi torna alla Mole Vanvitelliana, con la forza disarmante del suo segno autorevole, che si dispiega in una miriade di volti e corpi, fantasmi, mani e montagne. Non su tela, questa volta, ma su carta e cartone: mille formati, trattamenti sempre diversi delle forme e delle dimensioni, in un caleidoscopio di immagini indimenticabili che scandiscono gli spazi di austera eleganza delle Sale Vanvitelli.
Era sorridente e molto soddisfatto, ieri, l’artista alla vernice per la stampa, nel sovrintendere agli ultimi tocchi dell’autore dell’allestimento, l’architetto Marco Filipponi, che ha congegnato un sistema agile e disinvolto di bacheche per i tanti cataloghi che hanno costellato la carriera artistica di Cucchi. E in bella evidenza, alle pareti, ogni opera grafica ha una sua collocazione d’effetto, come “Roma”, graffito di nostalgia capitolina su un grandissimo foglio nero su cui risalta, calcografato, un fossile di dinosauro.

Non c’è particolare che dia risalto alla storia del segno di Cucchi, alla sua fantasia impertinente che non lascia niente al caso, evita la banalità come la peste, si divincola dagli stereotipi. Anche nella confezione dei cataloghi delle sue mostre, rivela un’insaziabile voglia di dare senso al segno, e di stupire l’osservatore. Purtroppo non si possono toccare, i suoi libri d’arte realizzati in formati eccentrici, dentro scatole e scrigni, accompagnati da tavolette istoriate, con inserti originali, con il sussidio di materiali insoliti, come legno, gomma, pietra, metalli.
Alle pareti, bianche e di mattoni, incorniciate con semplicità aggraziata le grandi litografie si stagliano con evidenza magnetica: i corpi deformati e le grandi mani, gallerie tenebrose che ci risucchiano e i suoi bambini che c’incantano. Questa mostra non avrebbe potuto avere collocazione più adeguata. «I nostri uffici tecnici del Comune hanno fatto miracoli – commenta l’assessore alla Cultura Paolo Marasca – per realizzare in tempo le opere di restauro e consolidamento di queste sale dopo il disastro del sisma». 

Con essa, si corona un percorso anconetano iniziato vent’anni fa con una grande personale pittorica in queste stesse sale, proseguito, di recente, con la Fontana dei Due Soli, che Enzo Cucchi ha realizzato per il Porto Antico di Ancona. E quanto concreto e solido, fruibile da ognuno sedendosi e toccando i bassorilievi su ceramica che la decorano, è quel segnale della sua presenza e della riconquistata amicizia della città con lui, tanto sottili come carta, e intoccabili sono le opere esposte alla Mole Vanvitelliana. Ma entrambi gli eventi portano il segno di un artista che ama cimentarsi in esercizi di stile anche in performance diverse dalla pittura.

La mostra si deve alla disponibilità di galleristi e di collezionisti di cataloghi, pubblicazioni di cui spesso gli artisti si disinteressano, e che invece Cucchi ha sempre considerato, fin dall’inizio della sua fulminante carriera, oggetti di valore, e tappe di un divenire che dalla lezione dell’esperienza trae continuamente nuova linfa vitale. Sentite: «Se un’opera vuole definirsi come nuova, allora deve contenere tutto il vecchio già prodotto, pensato, sofferto, digerito e, rifiutandolo, deve prodursi da quella cenere, che è solida però come fondamenta».
Una maschera, un paletto ben levigato e appuntito, uno stendardo, dei dadi di carta, un astuccio di legno: ogni pretesto è geniale per contenere un catalogo. Accanto, sulle pareti, la sequenza dei disegni che confessano sogni e paure, suoi e della nostra gente, ci guardano impassibili e fieri. Sull’ingresso, a fare da guardiana della mostra ci accoglie una stele di bronzo, con un’ironica costellazione, sineddoche di quell’universo di somari che si ostinano a non capire.
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