Snob e segreta Bratislava: riscoprire
una delle regine della Mitteleuropa

Snob e segreta Bratislava: riscoprire una delle regine della Mitteleuropa
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 15:16
Così centrale nell’Europa continentale, così sconosciuta, Bratislava è un gioiello da scoprire. Mortificata dalla vicinanza con Vienna, che dista soli 60 chilometri, a duetre ore di viaggio in auto da Budapest e Praga, la capitale della Slovacchia è città mitteleuropea per definizione, punto d’arrivo di un turismo culturale, forse un po’ snob. Futuristico, l’arrivo da sud, a superare il Danubio percorrendo il Ponte Nuovo, meraviglia di ferro sormontata da una vertiginosa piattaforma panoramica. Sarà l’ultima sosta prima di ripartire, a rivedere dall’alto con nostalgia, sorseggiando l’ennesima, ottima birra slovacca, quel centro storico che ci ha riservato tante sorprese.



Il Duomo
Ci ha dato il benvenuto il Duomo di San Martino, costeggiato a pochi metri dalla rampa del ponte che conduce nella città vecchia, Stare Mesto. Dall’alto della Porta di San Michele, l’arcangelo mentre uccide il drago ci lancia la sua benedizione per una visita insolita, senza fretta, nella città più quieta, sorridente e vivace di questo scampolo di impero austro-ungarico, cui neanche l’architettura socialista ha potuto infliggere troppi danni. O almeno, la tenacia slovacca, rinsaldata dalla separazione, nel ‘93, dalla più ricca repubblica Ceca, ha ricucito il tessuto urbano, recuperando le glorie del passato senza rimpianti, con filologico amore per le proprie tradizioni. Rifiorita, Bratislava è oggi una delle capitali più raffinate, dinamica e disinvolta.



Le statue del centro
La sua scanzonata identità si declina nei colori pastello delle case, nei volti dei ragazzi seduti nei dehors, nel cristallino lindore di vicoli e stradine, che è imperativo categorico percorrere osservando facciate, portali, finestre e grondaie: ogni angolo è sorpresa qui, mentre cerchiamo con lo sguardo le “facce di bronzo”. Quelle immobili e sardoniche delle statue di cui è disseminato il centro storico, idea luminosa per rivitalizzare la città. C’è il soldato napoleonico appoggiato a una panchina; da dietro un cantone di palazzo, un fotografo aspetta l’immagine perfetta; da un tombino si apposta un guardone, che gli slovacchi chiamano Cumil. E poi, Andersen, che qui ha scritto La piccola fiammiferaia, e a cavallo della sua palla di cannone troviamo il barone di Münchhausen. Tanti altri ne incontrerete, allontanandovi dalla fontana della piazza principale, circondata di questi tempi dalle bancarelle del mercatino di Natale. Massimiliano II a cavallo dalla fontana aspetta immobile la notte di Capodanno per volgersi, racconta la leggenda, verso il Municipio. Sentirete anche un’altra fòla: che il cavaliere scenda dalla fontana, per difendere a spada tratta i quattro cantoni della piazza.



L’Art Nouveau
Costeggiando il palazzo Presidenziale, già residenza estiva del conte Grasslkovich, dove si esibiva il grande Haydn, ci dirigiamo senza fretta a est, ansiosi di trovare i tetti azzurri della chiesa di Sant’Elisabetta d’Ungheria. Ribattezzata Chiesa Blu, è raro esemplare sacro della corrente architettonica dell’Art Nouveau ungherese. Edmund Lechner ne ha decorato ogni elemento, dentro e fuori, di maioliche esotiche bianche e azzurre, fin sopra il tetto e la cupola poligonale della torre cilindrica.

Il quartiere ebraico
Da qui, come da ogni parte della città, dall’altura a ovest ci richiama il Castello, tutto bianco, da raggiungere con calma, attraversando quel che resta del quartiere ebraico, dopo più di una sosta per gustare specialità slovacche saporite: una zuppa di crauti e lenticchie e un gulash, innaffiati da generoso vino Tokai. E dall’alto, il Danubio diventa ancor più blu.



Il Museo degli Orologi
Nella casa più stretta di Bratislava, tutta gialla e bianca di stucchi rococò, sulla strada Židovská, si trova il Museo degli Orologi: vi è narrata la storia dell’orologeria fino all’Ottocento. Dalle meridiane e dalle clessidre, ai primi orologi da polso, ogni reperto è firmato da un artigiano di Bratislava.
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