Piogge di notifiche e messaggi: l'ipnosi
digitale da cellulare è un pericolo reale

Piogge di notifiche e messaggi: l'ipnosi digitale da cellulare è un pericolo reale
di Piero Lai
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Giugno 2018, 12:58
Bersagliati a tutte le ore del giorno, e ormai anche della notte, da e-mail, notifiche sui social e messaggini in chat. Ma anche “stregati” dai dispositivi digitali, tanto da non poter fare a meno di controllare notifiche e nuovi messaggi. A insidiare la salute dei cybernauti non è solo il tecnostress da eccesso di informazioni, ma anche l’ipnosi digitale che è approdato per la prima volta al Congresso mondiale di ipnosi a Roma. «Il Tecnostress e la Internet-dipendenza - ricorda Salute Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus e autore del libro“ Ipnosi digitale: guardami e ascoltami, io sono ciò che tu sei dentro” (Mdo Edizioni) - sono già state riconosciute come malattie professionali e in Italia vi è l’obbligo di fare formazione per prevenire questi rischi nel lavoro digitale».

Gravi disturbi psicologici
«Troppe ore trascorse davanti agli schermi e navigando su Internet possono favorire l’insorgere di disturbi gravi psicologici come gli attacchi di panico, l’ansia, la depressione, l’insonnia, le manie compulsive, ma anche patologie cardiocircolatorie e gastrointestinali. L’elemento comune, però, che può condurre alla patologia, è proprio il fenomeno dell’ipnosi digitale, ossia quel tipo di ‘incantesimò che spinge un soggetto a rimanere connesso ai dispositivi digitali per molte ore al giorno, fino al punto da perdere il contatto con la realtà e vivere in uno stato di trance che altera i suoi comportamenti», dice Di Frenna.

Il digiuno digitale
Nel suo libro, l’esperto - protagonista anche di un “digiuno digitale” di 2 anni - analizza le cause che favoriscono l’ipnosi digitale e gli effetti distorsivi sulla salute psicologica. Qualche esempio? Di Frenna cita nel suo libro molti casi concreti di ipnosi digitale. «Qualche tempo fa - racconta - un giornalista televisivo straniero, dopo aver concluso il collegamento in studio, iniziò a usare la sua mano come fosse un cellulare, scorrendo notizie inesistenti, ignaro che le telecamere fossero ancora accese e che la sua allucinazione venisse trasmessa in diretta. Si trovava in uno stato di ipnosi digitale, una trance allucinatoria». Un caso più recente è quello di un uomo che afferra il suo cellulare, lo punta verso se stesso e si scatta un selfie mentre alle sue spalle una donna agonizzante è distesa su un binario dopo che un treno l’ha investita. Il filosofo Diego Fusaro, sul suo profilo Facebook, ha definito il gesto ‘la moderna barbariè, che esalta il proprio ego davanti a uno schermo, insensibile al dolore altrui. Ma secondo Di Frenna è solo un caso di ipnosi digitale, «che altera l’equilibrio psicologico ed esalta il narcisismo egoico patologico».

Allucinazione della realtà
«L’ipnosi è un fenomeno di allucinazione della realtà - spiega ancora Di Frenna - La mente focalizza l’attenzione su un solo punto ed esclude tutto il resto, ritenendo possibile anche l’impossibile. Sotto ipnosi una persona non sente il dolore. Oppure esegue compiti senza nessuna obiezione critica. Il corpo può diventare rigido come la roccia. Oppure, come dimostrò il grande ipnotista clinico Milton Erickson, è possibile eliminare una fobia in una sola seduta. Ebbene, la tecnologia degli schermi è ipnotica e induce stati di trance. Trascorrere molte ore nel torrente delle informazioni digitali può provocare alterazione della realtà, comportamenti anomali e compulsivi, e il soggetto si trasforma in un automa che fa cose prive di senso», avverte l’esperto.

Le numerose cause
Le cause di questo fenomeno? Sono tante. Si va dalla dipendenza emotiva alla consapevolezza ridotta, dal delirio di onnipotenza al narcisismo egoico, solo per citarne alcune di quelle ricordate da Di Frenna. Di questo rischio sociale si è parlato al Congresso mondiale di ipnosi, durante il quale sono intervenuti esperti come Marco Paret, Igor Vitale, Shin Mads (Danimarca), Daniela Lukic (Serbia), Mkouonga Mathurin Wabo (Usa), Silvia Trucco, Ippolito Lamedica, Domenico Lisi e molti altri.



Under 12, il tablet sviluppa l’impulsività
Smartphone e tablet, soprattutto per le nuove generazioni, rappresentano un modo “easy” per esprimersi nella società. Ma l’utilizzo precoce, ovvero al di sotto dei 12 anni, aumenta il rischio di sviluppare disturbi come ansia, depressione infantile e maggiore impulsività. Il monito arriva dall’ultimo numero di “A Scuola di Salute”, il magazine digitale realizzato dall’Istituto Bambino Gesù per la salute del bambino e dell’adolescente, diretto da Alberto Ugazio.
L’Osservatorio nazionale adolescenza ha condotto una ricerca sulla dipendenza creata dal loro utilizzo ed è stato dimostrato come la sovraesposizione sotto i 12 d’età anni possa causare gravi conseguenze per lo sviluppo del bambino, spiegano gli esperti del Bambino Gesù. È stato calcolato che il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede uno smartphone già a partire dai 10 anni. Inoltre, 3 adolescenti su 10 hanno utilizzato dispositivi di questo genere ben prima dei 12 anni. «Maggiore possibilità di sviluppare disturbi psicopatologici come depressione infantile e ansia, aumento dell’impulsività e diminuzione della capacità di autocontrollo, sono solo alcuni dei rischi che si possono correre in caso di utilizzo precoce. Il pericolo scende se i dispositivi si utilizzano sopra i 12 anni, ovvero quando inizia lo sviluppo cerebrale della corteccia pre-frontale che controlla gli impulsi e la consapevolezza delle conseguenze delle azioni proprie e degli altri». Per gli esperti del Bambino Gesù, quindi, sarebbe meglio utilizzare solo alcune App dedicate all’infanzia e gli e-book, così da educare all’uso con gradualità. Nell’attesa che arrivi l’adolescenza. Il drastico cambiamento di stile di vita legato a tablet, pc e videogiochi che assorbono gran parte del tempo libero riducendo gli spazi per il movimento causa anche dolori e fastidi per schiena e collo. Secondo uno studio ora ad essere colpiti sono anche i bambini, essendo ormai anche loro grandi utilizzatori di strumenti ipertecnologici. Il fenomeno, dicono i ricercatori, rischia di ampliarsi in futuro senza interventi radicali sugli stili di vita, ed è molto sottovalutato.
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