Movimento dei bulbi oculari contro
i traumi: via lo stress con l'Emdr

Movimento dei bulbi oculari contro i traumi: via lo stress con l'Emdr
di Federica Buroni
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Martedì 30 Gennaio 2018, 15:21
Siamo alla fine degli anni ’80 e la psicoterapia è nel pieno del suo sviluppo. Nasce proprio in quegli anni, l’Emdr, acronimo per Eye movement desensitization and reprocessing. In altre parole, desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Tutto nacque per caso e tutto ebbe origine in America. Oggi questo approccio terapeutico utilizzato per trattare traumi e problemi legati allo stress, è sempre più diffuso dal momento che si può applicare anche in situazioni di emergenza e in gruppo come è stato fatto nel caso del terremoto del Centro Italia nel 2016. Dice Stefano Boni, psicoterapeuta, libero professionista ad Ancona e Jesi, tra i maggiori esperti: «Nel 2013, l’Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto l’Emdr come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati, in particolare il disturbo da stress post-traumatico».

Le origini
Toccò all’americana Francine Shapiro, psicologa del Mental Researche Institute di Palo Alto, in California, scoprire i segreti e i grandi vantaggi di questa pratica. Lo fece durante una banale passeggiata. «Le sue osservazioni sono state fondamentali – spiega il dottor Boni - e hanno dato luogo ad un metodo, sottoposto a varie verifiche sia sperimentali sia cliniche, anche con l’utilizzo delle moderne tecniche di neuroimaging».

L’applicabilità
Contemporaneamente all’attuale rivalutazione del trauma come fattore scatenante di molti disturbi, incluso quello dell’attaccamento e dei disturbi dissociativi, l’Emdr ha aumentato il proprio campo di applicabilità soprattutto per la sua flessibilità. Non solo. Spiega, infatti, Boni: «Questo metodo fornisce anche un valido strumento da utilizzare nelle situazioni di emergenza che coinvolgono gruppi vasti di popolazione in caso di calamità dal momento che si può applicare a più persone anche a breve distanza di tempo. Un esempio è stata l’applicazione che è stata fatta per il sisma del 2016 che ha colpito il Centro Italia». È utilizzato, poi, per vari disturbi, anche di ansia e ossessivo-compulsivo, depressivi, traumi relazionali, disturbi del comportamento alimentare, nel lutto complicato, nei disturbi della personalità.

Il metodo
Il suo impiego, dice il terapeuta, «richiede un training accurato e si basa sulla corretta individuazione degli eventi importanti che hanno avuto influenza nella nascita di un disturbo e sui vari frammenti di immagini, emozioni, percezioni sensoriali e corporee ma anche convinzioni negative su di sé e sul proprio ruolo negli eventi della vita».
Accanto a questo, insiste sull’importanza della cosiddetta “alleanza terapeutica” tra i due soggetti della terapia e il fatto che tutto si basa su una precisa teoria della mente. «Si tratta del sistema dell’elaborazione adattiva delle informazioni e cioè la veloce elaborazione degli eventi di vita traumatici».
In altre parole, «l’impiego dell’Emdr, che va fatto nell’ambito di un percorso terapeutico complessivo, consente di rivivere in forma controllata anche eventi traumatici lontani e dolorosi».

I traumi recenti
«Nello stesso tempo - sottolinea ancora Boni - è possibile lavorare su traumi avvenuti di recente». Quanto «ai movimenti oculari che vengono fatti facendo seguire al paziente il movimento delle dita del terapeuta davanti ai suoi occhi possono essere sostituiti da altri tipi di stimolazione bilaterale, auditivi o tattili, e costituiscono solo una parte del lavoro». Quello che accade «da un punto di vista neurologico, è un veloce riadattamento delle reti neuronali e una rielaborazione delle informazioni associate al trauma in termini di immagini, emozioni negative, sensazioni fisiche e convinzioni negative su di sé in conseguenza di quanto vissuto». Insomma, quello che accade, conclude Boni, «è qualcosa di simile a quello che avviene durante il sonno Rem e cioè le fasi del sonno durante le quali sogniamo e muoviamo gli occhi rapidamente da una parte e dall’altra».

La sua nascita in una passeggiata
Curioso l’episodio che ha determinato la nascita dell’Emdr. Era il 1987 e stava camminando: fu allora che la psicologa Shapiro si accorge che, mentre è assorta in «pensieri inquietanti» spontaneamente questi pensieri sparivano e attenuavano il loro impianto disturbante. La stessa Francine si rende conto anche che questo era preceduto da movimenti spontanei degli occhi avanti e indietro e che, ogni volta, il prodursi di questi movimenti determinava una riduzione della carica emotiva dei pensieri. Dalla realtà alla fantasia: l’arte giunge in soccorso e il film Godzilla, del 1998. Una scena con l’attore Jean Reno che avvicina la fiamma di un accendino e la muove avanti e indietro davanti agli occhi dell’unico superstite di una strage marittima. Il pescatore riesce così a comunicare la parola Gojira più volte mentre guarda questo movimento come rivivendo davanti agli occhi la terribile esperienza. L’Emdr è servito.
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