Il tatuaggio e l’estetica: un connubio indissolubile.
«Certo. Io stesso collaboro con chirurghi: si usano i tatuaggi per coprire le cicatrici. Mi è capitato, spesso, di lavorare con alcuni medici specializzati di Ancona, della Chirurgia ricostruttiva: un lavoro in perfetta sinergia. Per esempio, mi è capitato di supportali nella sistemazione dell’aureola nel caso di un intervento al seno. E in molti altri casi».
Davvero è così complicato togliere un tatuaggio?
«Si usa il laser oppure lo puoi anche coprire con un altro tatuaggio. Ora, con i laser di ultima generazione, ci sono più possibilità per farli sparire. Comunque, più sono scuri i colori e più è facile togliere un tatuaggio».
Tu consiglieresti mai di cancellarne uno?
«Consiglierei prima di tutto di avere le idee chiare su cosa voglio fare e dove voglio andare: insomma, se sono davvero convinto di volermi tatuare. Ci sono tanti miei colleghi che tirano per la giacca: io, invece, cerco di capire se uno è davvero intenzionato o no. È il primo passo, se no, poi, diventa tutto più problematico».
I costi per farlo sparire?
«Almeno 100 euro a trattamento. E, va sottolineato che ne sono necessari diversi. Non è un’operazione particolarmente semplice».
«La media va dai 50-60 e oltre».
Quanti rischi ci sono quando si fa un tatuaggio?
«In uno studio professionale non ci sono rischi, se si va da gente improvvisata, sì, naturalmente. Occorre usare ago monouso e sterile e avere un’attrezzatura adeguata».
Però, alcune recenti studi hanno messo in evidenza alcune perplessità rispetto, in alcuni casi, alla possibile influenza sui linfonodi.
«Non esistono rischi ma è ovvio che tutto ciò che è introdotto sulla pelle può creare reazioni diverse. È comunque un organismo estraneo e, come tale, può non essere accettato».
Qual è il tatuaggio più diffuso?
«Si segue una tendenza: per esempio, un anno andavano i geometrici. I tribali vanno sempre, ma anche lo stile giapponese o quello polinesiano: sono tra le forme migliori e tra quelle che più vengono utilzzate. In questi ultimi anni, si sono raggiunti livelli altissimi ma bisogna ricordarsi che il tatuaggio è sulla pelle.Che si modifica nel tempo».
Sono più i giovani o gli adulti i suoi clienti?
«Non c’è nessuna distinzione: da me vengono adolescenti accompagnati dalle famiglie ma anche 70enni che vogliono “memorizzare” sulla propria pelle qualche ricordi di gioventù. Occorre riconoscere che il tatuaggio è ormai diventato trasversale. Sotto ogni punto di vista».
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