L'immunologo Burioni tuona:
«Quante fake news sui vaccini»

L'immunologo Burioni tuona: «Quante fake news sui vaccini»
di Daniele Pallotta
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Martedì 27 Marzo 2018, 17:01
Ci sono molte luci, ma pure tante ombre, nel rapporto che gli italiani hanno con i grandi temi di sanità pubblica. E con l’argomento informazione in sanità di cui un marchigiano doc, il professor Roberto Burioni, è sempre più un portabandiera. Per rimettere ordine in questioni di fondamentale importanza come le priorità globali della sanità pubblica, la gestione sostenibile delle cronicità e le nuove frontiere aperte dall’uso dei big data sanitari, all’auditorium di Confindustria si è tenuto l’evento istituzionale organizzato da Msd Italia “Inventing for Life – Health Summit”.



Tanti luminari
Una grande occasione che ha riunito esperti di fama internazionale intorno ad argomenti sollevati da un’indagine quantitativa svolta dall’Istituto Piepoli secondo cui, ad esempio, gli sforzi del Sistema Sanitario Nazionale dovrebbero darsi come priorità la ricerca scientifica. Lo dice quasi un intervistato su tre ma poi appena l’8% del campione preso in esame finisce per considerare come prioritario l’accesso a farmaci innovativi in tempi rapidi. Ma dalla stessa ricerca emerge, altro paradosso, come il 97% consideri importante, per un paziente affetto da tumore, poter far ricorso proprio alle terapie più innovative per la cura. Ma non è tutto. I cittadini coinvolti nello studio ritengono sempre i tumori una sfida prioritaria per la sanita pubblica sottovalutando però, di contro, l’impatto di malattie come il diabete, meritevole di investimenti solo per il 13% degli intervistati, o le malattie infettive (appena il 2%) piuttosto che la prevenzione vaccinale (un altro, pericolosissimo in questo caso, 2%). Le conclusioni di recenti studi scientifici, tuttavia, dicono che le minacce per la salute anche nel nostro Paese arrivano da diversi fronti. In Italia, ad esempio, si sta assistendo sempre di più al ritorno di malattie che sembravano sconfitte, come il morbillo, quale conseguenza del calo della copertura vaccinale o di sistemi di sorveglianza delle malattie poco efficaci.



Un’informazione scorretta
«Un po’ di colpa ce l’ha anche l’informazione scorretta che circolava sui vaccini – tuona il professor Roberto Burioni, immunologo di origini pesaresi autore de “La congiura dei Somari. Perché la scienza non può essere democratica” – Purtroppo viviamo in un mondo dove tutto è disinterminato e questo vale anche per la medicina. Spesso quando le persone sentono un dolore si rivolgono alla rete come se dovessero comperare uno smartphone o un ventilatore”. Con un profilo Facebook che vanta 9 milioni di utenti attivi Burioni cerca di navigare controvento spiegando la scienza come se si rivolgesse a sua figlia. E sull’argomento vaccini, giusto per essere chiari, il nostro afferma senza mezzi termini: “Su efficacia e sicurezza non c’è da discutere”. Ma all’evento “Inventing for Life” si è sentito anche dell’altro. E’ stato un forte campanello d’allarme quello che è tornato a suonare per l’emergenza sanitaria globale che oggi è rappresentata dall’antibiotico – resistenza: entro il 2050, infatti, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo. Si parla di un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite umane.

L’ignoranza degli intervistati
Un intervistato su due, dice la ricerca dell’Istituto Piepoli per Msd, non sa però cosa sia l’antibiotico – resistenza e solo il 32% la ritiene un problema “molto preoccupante” a fronte di un 86% che vede nelle infezioni ospedaliere un’emergenza di sanità pubblica.
 
I nuovi “allarmi”
Nel nostro Paese le minacce per la salute arrivano da diversi fronti. C’è il ritorno di malattie che sembravano sconfitte, come il morbillo. E c’è l’emergenza sanitaria rappresentata dall’antibiotico resistenza. Entro il 2050 le infezioni resistenti potrebbero essere la prima causa di morte al mondo.
 


Diabete, quanto ci costi
Chi ha risposto al sondaggio dell’Istituto Piepoli ha affermato, erroneamente, che è il cancro la patologia più costosa. L’età media sopra i 45 anni fa sì che sono invece le patologie croniche le più costose. Il diabete, ad esempio, ogni anno costa qualcosa come oltre 20 miliardi di euro.
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