Rosso Conero, delizia da celebrare
Un sorso Doc lungo cinquant'anni

Rosso Conero, delizia da celebrare Un sorso Doc lungo cinquant'anni
di Agnese Testadiferro
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Sabato 2 Settembre 2017, 16:00
Cinquanta anni e un fascino senza tempo. Il Rosso Conero spegne le candeline della Doc. E lo fa dall’alto del suo terroir, dove l’unicità del monte Conero che emerge dalle acque di un cristallino mare Adriatico, lo rende simile ad una lucente e brillante perla rara. Un promontorio mozzafiato a strapiombo sul mare circondato da bianche spiagge, riaffiora prorompente, avanti gli occhi, sorseggiando il calice rosso rubino capace di far vibrare le corde di palato, mente e cuore.



La storia della montagna marina
La riviera del Conero nel 1967, con decreto del presidente della Repubblica, accoglie la Doc Rosso Conero. La prima Doc rossa per le Marche, con produzione in sette Comuni della provincia anconetana: Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana, Castelfidardo e Osimo. «Quello che gli anconetani chiamavano volgarmente “el vì roscio del monte” assume da quell’anno una dignità e un’identità ben precisa e legale. Per motivi commerciali e di prestigio Ancona aveva anch’essa bisogno di possedere un vino di pregio dopo i riconoscimenti dei Verdicchi di Jesi e di Matelica - spiega Gualberto Compagnucci, maestro sommelier campione d’Italia 1984 - Dalle produzioni per lo più sfuse si passò quindi all’imbottigliamento e tale riconoscimento esigeva una crescita filosofica produttiva maggiore dei pochi vignaioli di allora che portavano il nome Marchetti, Garofoli, Umani Ronchi, Moroder e Fattoria le Terrazze dell’ingegner Terni». In parallelo bisognava apportare delle modifiche anche ai vigneti. «Vennero rinnovati diversi vigneti e molti altri aggiunti con oculata attenzione ai migliori sistemi di allevamento, con un occhio rivolto a certe tradizioni produttive e l’altro verso le più aggiornate metodologie e tecniche di cantina». Quando si iniziò a sentire l’esigenza di bussare alle porte dei mercati nazionali ed internazionali, «si affinarono ancor più le tecniche produttive e di maturazione dei vini aggiungendo l’uso delle barriques». Con lo scoccare del XXI secolo si iniziò a sentire il peso della concorrenza nazionale ed estera e si optò per un allineamento alle esigenze dei nuovi mercati interazionali. «Sarà con la vendemmia del 2004 che giungerà il riconoscimento della Docg Conero Riserva con un conseguente notevole aumento dell’impegno dei produttori, anche negli investimenti economici. Pur dovendo stringere i denti in tempi di crisi, i successi non si sono fatti attendere!».



Un tripudio di piacevolezza
Le caratteristiche organolettiche del Rosso Conero, che può essere servito ben freddo, e del Conero Riserva «si celebrano con potenti sentori di amarene passite tipiche del Montepulciano e, se aggiunto di un 15% di uva Sangiovese, di prugne secche e fiori rossi – afferma Compagnucci – Vi è un seguire di note balsamiche e speziate nel caso delle riserve. L’impatto in bocca è sempre alquanto ampio, con grande sapidità, calore alcolico, gradevole freschezza e tannini moderati. In tavola il Rosso Conero predilige carni rosse arrostite e stufate, ma anche selvaggina e cacciagione. Con i formaggi stagionati ottima la Docg Riserva». Ma, con grande sorpresa il consumo sta aumentando anche in abbinamento con il pesce, come confermano i ristoratori di Portonovo che hanno contato più bottiglie di Rosso Conero vendute questa estate rispetto al 2016. A preferire l’accoppiata fish & red wine sono però gli stranieri. Un caso non è, probabilmente, che la domanda di vino rosso, in senso lato, esplode a Oriente e cresce in Canada e Usa, diminuendo invece in Europa e soprattutto in Italia complice la tropicalizzazione del clima che contribuisce a cambiare anche gusti e abitudini al consumo di vino rosso. Ma, non va dimenticato che «solo in questo terreno calcareo marnoso, ricco di argilla, il vitigno Montepulciano riesce ad esprimere nel Rosso Conero una tipicità e una personalità unica e irripetibile», riflette Alberto Mazzoni, direttore Imt che proprio con l’approfondimento di questo rosso iniziò la sua ascesa nel mondo enologico marchigiano. Il segreto, come è per il Verdicchio di Matelica che festeggia ugualmente 50 anni di Doc, è racchiuso proprio qui: l’indiscutibile unicità di terreno, clima e paesaggio, e l’indissolubile legame con il territorio.

Il profilo del consumatore
Unicità che riesce anche ad individuare l’identikit di chi lo ama. Secondo un’indagine realizzata da Nomisma-Wine Monitor, presentata ieri a Camerano dall’economista e responsabile Denis Pantini, esiste un profilo ben preciso del consumatore tipo di calici di Rosso Conero.
Cinquantenne, proviene dal Centro-Sud, con un reddito medio alto e padre di famiglia; consuma, soprattutto a casa, oltre 4 bicchieri di Rosso Conero alla settimana. Solitamente è di origini marchigiane o un frequentatore delle Marche, in qualità di vacanziero o di business man. Secondo il sondaggio, il Rosso Conero vanta una caratterizzazione e una riconoscibilità forte se è vero che, dopo il Verdicchio e insieme al Rosso Piceno, è il vino regionale più conosciuto tra i consumatori. «Stiamo lavorando molto sulla qualità di un prodotto molto particolare, e i risultati si stanno notando, - ammette Mazzoni - ora serve puntare sul marketing e su una maggiore presenza nel fuori casa, anche perché stiamo riscontrando un buon apprezzamento da parte dei millennials».



Potenzialità nascoste
Tra i successi, da tener d’occhio anche quelli che un buon Rosso Conero riesce a mietere nell’intimità di coppia. «Per chi è innamorato “cotto” – spiega Maurizio Diambrini, sommelier e medico esperto in sessuologia clinica - il Rosso Conero è da degustare a piccoli sorsi perdendo lo sguardo negli occhi del partner. Deglutire dolcemente con l’attenzione alla persistenza del gusto e il pensiero a un bacio avvolgente. Ne risulta un abbinamento di piacere e un risveglio alla qualità della vita!».

Collisioni Progetto Vino scambio che funziona
Weekend “Dal Verdicchio alle Marche” con Collisioni Progetto Vino on the Road. Da Barolo arrivano in terra marchigiana, guidati dal direttore Ian D’Agata, 30 esperti internazionali del vino per un incoming dedicato alle grandi denominazioni della regione. Su invito dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini il gruppo di giornalisti, operatori e stakeholder si sta formando su terroir, prodotti tipici e produttori con degustazioni di Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica, Rosso Conero, Bianchello del Metauro, Colli Pesaresi e Colli Maceratesi Ribona, Lacrima di Morro d’Alba e Serrapetrona. Dopo la cena inaugurale di giovedì, con i prodotti di Food Brand Marche e la fantasia dello chef Quinto Fabiano, e la giornata di ieri dedicata al Rosso Conero e allo chef stellato Errico Recanati, oggi full time a Jesi con incluse incursioni turistiche e piatti dello chef Gianni Giacani. Domani Genga, Matelica e Fabriano con focus sul Verdicchio di Matelica e la cucina della chef Serena D’Alesio. «La bellezza di Progetto Vino on the Road è l’unione di cibo, vino e turismo», affermano Centocanti e Mazzoni di Imt.



Camerano per tre giorni è la capitale del bere
Un intero paese, Camerano, celebra la tradizionale Festa del Rosso Conero, giunta all’edizione numero 22 e organizzata da Comune, Pro Loco, Motoclub Occhio del Gallo, Croce Gialla e centro giovanile Assunta Ceci. Tre giorni, fino a domani, in cui il Rosso Conero, prodotto d’eccellenza che quest’anno celebra i 50 anni di Doc, viene declinato in una serie di eventi che richiamano migliaia di persone. Il centro storico di Camerano si anima con stand gastronomici, degustazioni, musica, spettacoli, teatro di strada, gare di pigiatura, chiacchiere e risate annaffiate dall’ottimo vino di produttori rigorosamente locali. Bus-navetta gratuito, come l’ingresso, dalle 18,30 alle 1 di notte.
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