Le Caniette di Ripatransone: l'antica
arte di fare il buon vino in famiglia

Le Caniette di Ripatransone: l'antica arte di fare il buon vino in famiglia
di Laura Ripani
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Sabato 11 Novembre 2017, 15:51
RIPATRANSONE - Rossi, bianchi profumati e corposi, una vista invidiabile sull’Adriatico e, alle spalle, gli Appennini. Da quattro generazioni, a Ripatransone, le viti della cantina Le Caniette - della famiglia Vagnoni - producono un nettare riconoscibile, forte e soprattutto votato al mercato estero. Quest’anno, poi, le star di famiglia hanno tutte portato a casa almeno un risultato, premiate dai maggiori esperti e riviste specializzate così che i fratelli Giovanni (che si occupa della cantina) e Gino (preferisce la campagna) sono davvero soddisfatti. «Vini buoni d’Italia (Touring Club) - dicono - ha premiato Iosonogaia 2015 e Nero di Vite 2010; Slow wine il Morellone 2012. Ci hanno anche assegnato la famosa Chiocciola destinata quest’anno a sole 193 cantine in Italia che interpretano valori in sintonia con Slow Food, organolettici ambientali e territoriali. Ma anche il Gambero Rosso ha indicato con i prestigiosi 3 bicchieri Morellone 2012 mentre Doctor Wine ha dato 96/100 al nostro Cinabro 2013 e Vini d’Italia dell’Espresso insignito il Cinabro 2013. Lo stesso vino si è piazzato al 2° posto (fra Ferrari e Sassicaia) nella classifica 100 vini da bere subito».
 
La storia
Il primo impianto di filari risale, nelle proprietà di famiglia, al 1940. Sedici ettari vitati, una produzione biologica certificata che risale addirittura al 1996 e campi particolarmente vocati completano l’offerta delle uve coltivate che vanno dal pecorino alla passerina, dal montepulciano al sangiovese bordò. «Ma noi siamo attenti anche allo sviluppo e alla crescita del territorio» fanno sapere i fratelli Vagnoni. Non per nulla hanno realizzato una sala degustazione «a vista» minimale, che dà la sensazione di trovarsi in un qualche attico della 5 Avenue di New York mentre basta guardare fuori e il panorama si apre sulle rigogliose colline marchigiane con eventi mirati al territorio.
«Gino e Giovanni - spiega Laura Di Pietrantonio sul suo blog Foodie.it - sono dei bravi vignaioli moderni, consapevoli che la cura della terra e il rispetto della vocazione del terroir sono il primo passo verso un ottimo vino, ma con un occhio sempre attento all’innovazione e al progresso tecnologico. Da qui la scelta di utilizzare la catena del freddo per la lavorazione dei vini bianchi: l’Offida Pecorino Veronica (ultimo nato in casa Le Caniette) ne è un ottimo esempio con un naso profumatissimo di frutti tropicali, mandorla verde e una salinità ben riconoscibile. Da un’espressione di pecorino di ultima generazione, alla complessità di uno dei pilastri dell’azienda: “Io sono Gaia”, un vino ottenuto da un cru di mezzo ettaro, dorato dalla dolcezza del legno e con un nerbo acido che gli permette di invecchiare a lungo».


 
I segreti
L’altezza, il terreno molto fresco e non ben esposto sono le condizioni ideali per il Pecorino di famiglia. La zona di Ripatransone ha, infatti, un microclima differente rispetto agli altri comuni della Docg: la meteorologia dà una mano a garantire il 98% di sanità delle uve. Giovanni, poi, sempre pronto ad accogliere gli ospiti nella bella veranda vetrata con vista su vigneti e mare dove spesso si organizzano eventi culturali e musicali tra i quali il format Di Vino e Di Luce. Non si può quindi far altro che sorseggiare con lui il Cinabro, rosso magnetico, con echi francesi e profumi mediterranei ottenuto da uve bordò, un antico vitigno autoctono riscoperto stretto parente del cannonau sardo e ovviamente di quello francese. Giovanni spiega quindi che «l’esperienza di mio padre Raffaele - un uomo che ha masticato la terra - è stata fondamentale per la cantina, dalla scelta della giacitura migliore, all’individuazione delle rese ideali per tirare fuori da ogni filare il massimo del sapore. Ad esempio, per il pecorino le rese troppo basse non vanno bene. Noi siamo partiti da 50 quintali per ettaro e siamo poi cresciuti fino a 90…. Su indicazione perentoria di mio padre: ‘sta vigna deve fà ll’uva”». A Raffaele è stato dedicato il primo 3 bicchieri Gambero Rosso ottenuto dalle Caniette nel 2015. Tutto merito del Rosso Piceno Morellone 2008, un vino che negli ultimi anni è cambiato molto.
 
La metamorfosi
Da vino concentrato e carico, caratteristica intrinseca nel suo uvaggio di montepulciano e sangiovese, è andato sempre più verso la piacevolezza dello stile. «Abbiamo ottenuto questo risultato - spiega ancora Giovanni - lavorando con meno macerazioni e rimontaggi, mantenendo le temperature di lavorazione più basse e sempre controllate. E ancora lunghi affinamenti in barrique e poi in cemento. Il Morellone 2008 è stato ottenuto da coacervo, cioè come blend di annate più giovani con annate più vecchie cariche della dolcezza di un vino affinato. Queste operazioni ci hanno permesso di ottenere un frutto maggiore, intenso ma mai eccessivo”. Eleganza, carattere e instancabile ricerca firmano lo stile di questa cantina che, tra le prime, ha creduto nelle potenzialità di un territorio che in questi ultimi anni sembra deciso a spiccare il volo».



Il Cinabro Marche Rosso da far invidia ai francesi
Il Cinabro Marche Rosso Igp è al 100% prodotto con uve bordò da una selezione di piante centenarie. La macerazione avviene in tini di legno per 8 giorni quindi affinamento e malolattica in mini barrique da 115 litri per 30 mesi, minimo 6 mesi di affinamento in bottiglia. Rosso rubino, frutti con sentori di spezie è intenso , persistente, minerale, giustamente tannico. Le analisi del Dna attestano l’appartenenza alla famiglia del Grenache, della Vernaccia, del Gamay, del Cannonau ed altri vitigni diffusi nel bacino mediterraneo.
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