Birrificio Senigalliese: bionde di tutto
il mondo e artigianali fatte in casa

Birrificio Senigalliese: bionde di tutto il mondo e artigianali fatte in casa
di Mario Maria Molinari
4 Minuti di Lettura
Sabato 7 Ottobre 2017, 15:36
SENIGALLIA - Sono 314 lei birre a disposizione in un locale piccolo, accogliente e anarchico, nello stesso tempo. Con vista Rocca Roveresca, nel centro di Senigallia. Francesco Mallucci ha messo sé stesso nel Birrificio Senigalliese. Produce birre in proprio, ma fra i sei spinatori del locale, normalmente uno solo è dedicato alla produzione di casa. Nel settembre 2015, si è concretizza l’idea di dar vita ad un Brew firm, aperto con l’incoraggiamento del fratello maggiore, Nicola. «Mi ha aiutato a progettare la mission e mi ha dato un po’ di soldi per iniziare. Una volta alla settimana viene a trovarmi con l’occhio critico, e mi dà sempre buoni stimoli. Le cose vanno bene, gli ho già restituito tutto», racconta Francesco. Ogni sera la combinazione di mescite alla spina cambia.

Una produzione originale
«Le birre che produco sono beverine. In questo periodo propongo una Guadalipa, una piacevole Pale Ale prodotta prendendo in affitto lo stabilimento e i macchinari del Birrificio dei Castelli, di Borgo Emilio di Arcevia. Ne ho fatti 500 litri, la servirò per due o tre mesi, alternandola ad altre, fino a Natale. È frutto del felice incontro tra un luppolo dai sentori di frutti tropicali, il mosaic statunitense, l’acqua delle sorgenti dell’Appennino e la polpa dell’ananas della Guadalupa». Siamo in pieno Oktoberfest e per onorare questo appuntamento irrinunciabile, accanto alla Guadalipa, troviamo una Augustiners, una Pils da 5,6 gradi, proveniente dalla Germania. Sulla pagina Facebook del Birrificio Senigalliese, che è un prolungamento del locale, appaiono gli annunci: «Ore 19, martelliamo un fustino a caduta di Helles Bavarese. Chi tardi arriva, poca ne beve». Oppure: «Pilsner a caduta! Sbrigatevi, che sono solo 20 litri». È il periodo delle birre, senza gas aggiunto, che scendono a caduta con una pressione di poco superiore a quella atmosferica. «Quando ho intenzione di aprire il fusto, parto con il tam tam, perché il barile una volta aperto rimane buono per 4 o 5 ore».

La filosofia di Francesco
Per onorare una selezione di birre inglesi, sul bancone al fianco degli spinatori classici e al fusto a caduta, c’è uno spinatore a pompa. Alle pareti sono appese le fotografie di tradizionali pub inglesi fatte da Patrizia Lo Conte. «Una birra versata nel modo corretto, in un bicchiere pulito, alla temperatura giusta, è una bevanda divina, una fonte di nutrimento completa, una opera d’arte da ammirare, una forza che spazza via per qualche momento tutti i malanni del mondo», è la filosofia di Mallucci. A gestire i clienti lo aiutano Elena, con cui si sposerà il prossimo novembre, e Federica, una ragazza con la precisione di un cronometro. Francesco Mallucci si diverte a definirsi «psicobirraio». Quando entri ti chiede gentile: «Dolce o amara? Profumata o secca? Complessa o beverina?». Le domande continuano, fino alla scelta finale. È allegro e sorridente. A 31 anni ha coronato il suo sogno cominciato da adolescente, quando a 16 anni ha cominciato a fare la birra in casa. Il suo compagno di esperimenti era Matteo Tomassetti, «quello con le conoscenze scientifiche». «Io invece sono sempre stato un ragazzo del fare. Ho sempre imparato facendo. Con il tempo ho imparato a meditare la birra per i primi due sorsi, poi bisogna bere per stare soprattutto bene in compagnia. È quello che consiglio sempre ai miei clienti». Il principale strumento di lavoro di Francesco è una grande parete nera dove scrive le sue proposte per la serata. Proposte che il pubblico apprezza.



La fantasia della scelta
Per l’occasione la prima proposta è per una grande birra locale, Extrema Ratio del Birrificio dei Castelli, una Double Ipa, rifermentata in bottiglia, prodotta con malto d’orzo, Ibu 92. L’International Bitterness Unit è l’unità utilizzata dai fabbricanti di birra per misurare l’amarezza del loro prodotto. Seguono grandi classici. La Westvleteren prodotta dal birrificio belga fondato nel 1838 all’interno di un’abbazia trappista. Fino al 1871 la produzione è stata esclusivamente per il consumo interno dei monaci. Nel 1877 avvenne la prima commercializzazione. Le proposte sono tre: Blonde, La 8 e La 12. Sempre dal Belgio proviene la Cantillon Gueuze Lambic, una birra a fermentazione spontanea, prodotta con frumento e orzo maltato, 5% gradi dal gusto prevalentemente acidulo. Per onorare la mescita a pompa, Francesco propone una St. Austell, inglese, Bitter, dal colore ambrato chiaro, 4.2% gradi, che andrebbe bevuta alla temperatura di 12°centigradi. Un altro grande classico è l’ Augustiner Oktoberfest, è la Märzen, prodotta per il periodo dell’Oktoberfest, 6 gradi dal gusto asciutto, l’aroma luppolato, colore dorato e luminoso. Per concludere c’è la sua P’Dossa. Una Blanche fruttata dal profumo leggero ma persistente, fresca e leggera. In senigalliese significa “al riparo dal vento” e può essere anche una celebrata filosofia di vita.



La “Pac Monc” ispirata alla statua del Nettuno
La “Pac Monc”, del Birrificio Senigalliese, è ispirata al Nettuno di piazza Roma. È una Ipa Session, dalla bassa gradazione (4,5%) e dal forte profumo di pesca dovuto ai luppoli utilizzati, tutti provenienti dall’Oregon. Con un lieve sentore amaro, è molto beverina. Perfetta per un aperitivo nelle belle giornate di sole. Difficile l’abbinamento con i cibi, si presta ad essere bevuta da sola, con dolci o con formaggio morbido. India Pale Ale (Ipa) è una tipologia di birra nella più ampia categoria delle Pale Ale. Le più leggere sono chiamate Session, le più alcoliche Double.
© RIPRODUZIONE RISERVATA