Marroni o castagne?
Tra i due, l’intenditore si sbilancia. «I marroni sono più grandi, hanno la buccia più scura e sono molto più gustosi» commenta il commerciante Antonio Camacci di Spelonga. Distribuisce i marroni dei Sibillini e dei monti della Laga. Con la siccità e il caldo torrido, sulla quantità non si pronuncia ma anticipa che avranno un sapore eccezionale. Nell’elenco dei prodotti tradizionali marchigiani c’è il marrone del Montefeltro, quello di Acquasanta Terme e quello di Roccafluvione. Nelle Marche, le “ghiande di Zeus”, frutto di un albero che, gli antichi romani, con il suo tronco corto e possente e la sua imponente chioma assimilavano al dio supremo reggitore dell’universo, si concentrano nelle selve leggendarie dell’Ascolano e del Fermano e nell’odierno paesaggio montano e di alte colline sono l’impronta lasciata dai monaci benedettini che, mille anni fa, diffondendo il castagno, impiantando sistemi agro-silvo-pastorali, hanno tutelato la biodiversità appenninica e creato quella gestione economica locale sostenibile che si sta cercando di ricreare.

Non mancano le sorprese
Con delle sorprese come quel castagneto di fianco al monastero camaldolese di Fonte Avellana a Serra Sant’Abbondio che sa di prodigioso poiché cresce in un luogo ombroso e radica in un terreno calcareo. «Castagne per i nipoti, olivo per i figli e vite per me» recita il detto. Perché «l’italico albero del pane» come lo chiamava il poeta Pascoli inizia a produrre solo dopo 15 anni «salvo se si innestano le vecchie piante» sottolinea il castanicoltore Ascenzio Santini, custodisce ad Umito frazione di Acquasanta Terme, un castagneto grande 8 ettari di oltre 2mila piante tra cui centinaia di alberi secolari. «Seleziono da 40 anni il marrone». Ospita spesso studenti dell’agraria e delle scienze forestali della Politecnica delle Marche. «Tre sono i cultivar: il Classico, il Rugoso strisciato e il Gentile, in assoluto il migliore, dal sapore dolcissimo e che si riconosce con la facilità con cui si toglie la buccia». Combatte senza sosta per proteggere gli alberi da malattie e da insetti. «I castagneti sono culture biologiche, ecosistemi fragili che si ammalano facilmente e la prevenzione è l’unico mezzo». Oggi, il marrone è un pregiato giacimento. «Sazianti, ricchi in carboidrati complessi, simili per valore nutritivo ai cereali, valida alternativa per le intolleranze e la celiachia, coprono del tutto la parte glucidica del pasto - spiega la dietista Simona De Introna del servizio degli alimenti e nutrizioni dell’Area vasta 3 - Inoltre sono un ottimo aiuto in caso di stanchezza psicofisica per il suo elevato apporto calorico (circa 287 calorie in 100 grammi)». Insomma i marroni sono gli alleati dell’intestino, del sistema nervoso, dei muscoli, delle ossa e della circolazione sanguigna.
Aiutano a ridurre il colesterolo, riequilibrare la flora batterica, rinforzare i muscoli. Ma attenzione, vietatissimi ai diabetici. Ad ottobre, sono pretesto per sagre, feste, passeggiate ovunque ma soprattutto nell’Ascolano e nel Fermano dove si concentra (dati Coldiretti) il 94

Nella selva castagnile
Tra le tante feste dedicate al marrone da Rotella a Smerillo, da Arquata del Tronto a Montegallo, la capostipite Festa dell’autunno dei prodotti tipici della montagna di Acquasanta Terme. Alla sua 47esima edizione, si svolge il 14 e 15 ottobre e declina in un’infinità di piatti la castagna. L’occasione per raccogliere marroni ad Umito, nell’azienda di Ascenzio Santini, e ammirare il castagno “Piantò de Scroccò”, di forse mille anni, con una circonferenza di quasi 10 metri. Per chi vuole andare per bosco, il 28 e il 29 ottobre la Sagra mercato della castagna di Montemonaco propone passeggiate e accesso ai castagneti. Raccolta di castagne selvatiche sulle orme di San Romualdo per gli ospiti dell’Abbazia San Salvatore di Val di Castro a Fabriano. Stessa proposta a Lunano nell’agriturismo “I castagni della Pianella” tutte le domeniche di ottobre e novembre; porte aperte tutti i giorni dalle 9 alle 19 al “Castagneto sul Monte Pincio” in Valmarecchia.

Con tartufo e ricotta la magia è servita
Castagne lesse, tartufo e ricotta per “Gli Ippocastani” di Pergola con un bel tocco di guanciale (lo chef Marino Goffi adora il maiale) e rosmarino coltivato dalla moglie Doriana Mattioli. «La pasta per legare deve essere fatta metà farina di castagna e metà di grano - spiega Marino - Se diventano tagliatelle, mantecare in padella nel burro e tartufo; maltagliati, condire con guanciale rosolato e un trito di marroni lessati e pecorino marchigiano». Per secondo: un cuore di ricotta e marroni lessi, avvolto in fettine di guanciale e tacchino legati con lo spago. Rosolare nell’olio ed accompagnare con un trito di rosmarino e marroni scottati nel sugo dell’involtino.
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