Il desiderio di vita
Il desiderio di vivere senza freni e imposizioni Gladys l’aveva ereditato dai genitori, intellettuali anticonformisti discendenti di facoltose famiglie di origini anglo-americane: era infatti la primogenita di Giacinta Galletti di Cadilhac e di Guglielmo Salvadori Paleotti, detto Willie, filosofo positivista-evoluzionista e docente universitario, nonché sorella maggiore di Gioconda, che poi la storia partigiana avrebbe ribattezzato Joyce Lussu, e di Massimo, noto come Max, storico e antifascista. Quegli ideali Gladys li aveva respirati sin da subito, appena nata, il 10 novembre 1906, a Perugia, a casa degli zii paterni - e con questi e le scelte antimilitariste e anticolonialiste dei genitori era cresciuta, educata a ripudiare quanto di asfittico e retrivo c’era nella classe sociale di appartenenza.
La Firenze degli Anni ‘20
Le ha trascorse così l’infanzia e l’adolescenza, Gladys, nella Firenze dei primi anni Venti e in un clima di libertà intenso, incoraggiata a una mentalità laica, aperta e critica e instradata a un’educazione poliglotta. Le parentesi estive erano invece a Porto San Giorgio, a Villa Marina, dimora della famiglia paterna costruita dal bisnonno Luigi, promotore della bonifica del tratto di costa adriatico su cui si affaccia la cittadina di mare.
Il buen retiro
Il ritiro del passaporto
Con loro lavorò nella villa di famiglia dei Salvadori a Fermo, in zona San Tommaso. Qui Gladys si trasferì definitivamente dopo l’apertura di un fascicolo a suo carico nel casellario politico centrale e il ritiro, nel ‘37, del passaporto. Il fermo obbligatorio a San Tommaso le permise di conoscere il medico condotto Erminio Muzzarelli, originario di Modena, che sposò nel 1938 e da cui ebbe cinque figli. Ufficiale medico della Croce rossa, Muzzarelli la lasciò presto vedova: dopo la tragica scomparsa del marito e l’arresto e il confino della madre, Gladys si ritirò definitivamente a San Tommaso dove si dedicò a una intensa opera di conservazione, riordino e trascrizione del vasto patrimonio archivistico e documentario di famiglia.
Studiosa e traduttrice
Sempre alla famiglia fu orientata la sua attività di studiosa e traduttrice, che le permise di diffondere in Italia l’opera di Margaret Collier, la nonna materna, di riscoprire la figura dello zio materno Roberto Clemes Galletti, pioniere della telegrafia senza fili e del prozio naturalista Tommaso Salvadori, della collezione ornitologia del quale fece dono Comune di Ferno per il museo che ne porta il nome. La vena familiare tornò a pulsare per “Le Inglesi in Italia”, libro sulla storia degli avi realizzato dalla sorella Joyce Lussu: fu questa l’opera omnia di una vita in cui libertà e famiglia furono colonne portanti scritte nel nome - e nei cognomi - di una donna eclettica, generosa, acculturata e libera sopra ogni costrizione.
Chi era
Gladys Salvadori Paleotti Muzzarelli nasce a Perugia nel 1906 ma è sangiorgese di adozione. Laureata in psicologia, girò l’Europa e lavorò come educatrice in Germania, Spagna, Francia e Svizzera, dedicandosi all’educazione dei bambini disabili. Proprio ai bimbi con problematiche aprì le porte della dimora di famiglia di San Tommaso di Fermo, dove visse fino alla morte, nel 2000.
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