La manager Vittoria Nori: «Le Marche
il mio Nord Est, battiamo il sisma»

La manager Vittoria Nori: «Le Marche il mio Nord Est, battiamo il sisma»
di Laura Ripani
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Lunedì 8 Gennaio 2018, 14:04
La magia di Borgo Lanciano non basta descriverla a parole: è un’esperienza. Quella che ha portato la manager della finanza Vittorina Nori Zuffellato ad innamorarsi delle Marche e investire più di 15 milioni di euro per ridare vita a un’area - nel Comune di Castelraimondo - dove, nonostante il terremoto, nell’ultimo anno sono approdate 14mila persone. Un miracolo? Non proprio. «Quando creo una cosa devo crederci - dice la donna che nel 2001 rimase folgorata dalla struttura - e l’ho fatto nonostante tutto, convincendo anche mio marito che, all’inizio, era scettico». E come dargli torto: l’area era nell’abbandono e Vittorina che proviene da una famiglia di imprenditori vicentini nel settore dei pellami fino a quel momento era stata nel Consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio di Ferrara e poi, insieme al consorte aveva intuito le prospettive dell’informatica fino a creare una delle prime aziende del settore, a Ferrara.

I dubbi
«Con il senno del poi ringrazio il mio intuito femminile - prosegue Zuffellato -: lasciai la banca 15 anni fa quando cominciai a non capire più certe scelte». L’istituto di credito, infatti, è storia recente, rientra in quelli messi in liquidazione coatta amministrativa «e io credo che ci sarebbe bisogno di un maggior numero di donne al potere per evitare i disastri finanziari. Ne parlai anche con l’allora manager di Unicredit Alessandro Profumo, con il quale feci un’intervista. A lui, che rivendicava la presenza di molte donne nel suo staff «capaci di sfondare il tetto di cristallo» chiesi di farmi il nome di qualcuna di esse: ebbene ricordava soltanto quello della propria segretaria. Segno che la strada per la parità è ancora lunga e che la ricetta per imporsi resta la capacità di sorprendere e avere coraggio». Lei questo credo per il successo non solo lo insegna ma l’ha sempre messo in pratica. «Come quando mi dissero che non ce l’avrei mai fatta a farmi eleggere nel CdA dell’istituto, mi dissero che non avrei potuto - poi non si capisce perché una donna non può a prescindere -. Ma mi presentai lo stesso: ebbi il 96% dei consensi, semplicemente provandoci insomma, con le mie credenziali e la mia esperienza». Chapeau.



La grinta
«Noi donne d’altra parte ragioniamo in modo diverso e se ce ne fossero di più al comando, le cose andrebbero sicuramente meglio. Io ad esempio ce l’ho messa tutta per far capire cosa non andava poi a un certo punto, quando ho visto che non mi davano retta, ho fatto altro. Sono uscita e ho fondato la società di recupero crediti appunto presentandomi come presidente». Non sempre però le cose sono andate per il verso giusto. «Sì, è vero, ho dovuto subire anche un doloroso processo per truffa nella mia amata Ferrara dal quale però sono uscita a testa alta con un’assoluzione. La verità trionfa sempre». Tanto che poi la città estense le ha tributato il prestigioso premio San Giorgio, assegnato dalla Camera di commercio: «Sconfitte e vittorie - chiosa Nori Zuffellato -, è la vita». Un altro premio, questa volta dalle mani del presidente delle Marche, Gianmario Spacca le è stato attribuito per il lavoro portato a termine del Maceratese.

Un hobby
«Ma quale lavoro, per me Borgo Lanciano è un hobby! Sì, è vero che investiremo un altro milione per allargare la Spa ma la grande magia di questo posto è rappresentata dalla capacità di donare pace a chi vi arriva. La medesima sensazione che ebbi io la prima volta e che mi convinse ad acquistarlo dalla curia. Mi intrigarono le volontà testamentarie della sua ultima proprietaria, la principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini che l’aveva vincolato ad «essere condiviso» e raccontava che qui fosse il posto dove era stata più felice».
Una folgorazione favorita da Carlo Goretti, amico di Roma, che Nori Zuffellato conobbe nella capitale. «Mi lasciai convincere, io che neppure conoscevo le Marche. Figuriamoci, al massimo ero disponibile ad acquistare un casolare in campagna. E invece quando sono arrivata qui è scattata la molla. Abbiamo persino coinvolto il Cnr per spiegare razionalmente i motivi della grande energia che si sprigiona e Franco Bernabé che è nostro cliente». Pochi sanno, infatti, che il banchiere è esperto di ambiente tanto da aver ricevuto la laurea honoris causa dall’Università di Parma.



Il grande amore
Ma Vittorina Nori non è soltanto appassionata del suo lavoro. Insomma, una donna manager alla Diavolo veste Prada. Piuttosto la sua storia professionale si intreccia con quella familiare, di un marito perso troppo presto che ha amato sin dalla giovinezza. «È andata così, come accadeva negli Anni Settanta: facevamo parte dello stesso gruppo di amici. Proprio nel 1970 ci siamo sposati e abbiamo deciso di avviare insieme molte attività imprenditoriali. Di quegli anni sono anche i nostri figli: Enrico e Barbara. A loro sono intitolati i vini, un Verdicchio e un rosso che mio marito Giovanni, statistico ma laureato in enologia, ha selezionato e che vengono prodotti per noi dalla società Borgo Paglianetto di Matelica». Una vocazione materna, quella di Vittorina, che recentemente si è manifestata anche nel sostegno ad alcune start up di giovani in collaborazione con l’Università. «Tutto nasce dal progetto RiparTiAmo Marche la Onlus che mette in rete gli imprenditori delle aziende più fortunate, risparmiate dal sisma, per dare slancio all’economia locale. «Abbiamo “adottato” alcuni giovani e, in particolare mi piace l’idea di una ragazza che ha creato un’azienda innovativa capace di realizzare profumi personalizzati per ambienti. Gli altri due progetti sono invece nel settore informatico, dei social che pure sono importanti ma l’idea del profumo su misura è davvero speciale».

La promozione
Il sisma infatti, non ha fiaccato la voglia di sperimentare e di innovare da parte di questa signora che con i suoi modi gentili ed educati tradisce l’appartenenza all’alta borghesia del laborioso Nord Est, trapiantata nelle altrettante laboriose Marche. Se, infatti, per lanciare il ristornate del suo borgo ha avuto la consulenza del ferraese volto di Gambero Rosso Channel Igles Corelli, ora al timone c’è Paolo Paciaroni, giovanissimo talento locale che dopo una lunga esperienza nelle migliori cucine è tornato vicino casa, a San Severino. Insomma, il sacro femminino che sembra sovrintendere alla gloria delle Marche con le sue grandi protettrici, la profetessa Sibilla e la Dea Cupra, trova anche in coloro che questo luogo raggiungono per vie misteriose, una forte carica di senso. Alla quale neppure Vittorina Nori Zufellato ha saputo resistere.
 
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