Così decine di soldati sfuggirono ai nazisti
L’escamotage salva prigionieri di Irma e Alda

Così decine di soldati sfuggirono ai nazisti L’escamotage salva prigionieri di Irma e Alda
di Martina Marinangeli
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Domenica 31 Dicembre 2017, 12:33
Quando la Storia con la «s» maiuscola, quella che si studia nei libri di scuola, per capirci, quella dei re, dei soldati e delle guerre, irrompe nella quotidianità delle vite comuni, nascono figure di eroi ed eroine dai volti semplici ed umili, che rendono emblematici episodi del dramma collettivo vissuto da una città in tempo di guerra. È così che le vite di Irma Baldoni di Cola, detta Mimma, e Alda Renzi Lausdei, rimasta vedova a soli 25 anni e con 4 figlie a carico, si sono intrecciate con i tragici eventi di un’Italia lasciata allo sbaraglio dopo la firma dell’armistizio con gli Alleati l’8 settembre 1943. 

Due «sartine» che si occupavano di rammendare le uniformi della caserma di Villarey, ma che sfidarono la sorte per proteggere le vite di quelli che per loro erano semplici ragazzi e non militari da annientare, come li vedevano i nazisti scesi in Italia per rastrellare i «traditori». Due donne che, con un colpo d’astuzia, salvarono molti di quei soldati dalla deportazione. Un numero imprecisato, ma non per questo meno significativo, di vite sottratte alle atrocità dei campi di lavoro e di prigionia tedeschi. La guerra al fronte, è vero, era combattuta dagli uomini, ma è nelle sfumature rosa che si nascondono gli atti davvero eroici di chi, disarmato, ha sfidato un nemico feroce.

È il 13 settembre del 1943. Da cinque giorni, l’Italia è fuori dalla Seconda guerra mondiale per effetto dell’Armistizio firmato con gli Anglo-americani dal re, Vittorio Emanuele III, nel frattempo scappato a Brindisi con il maresciallo Pietro Badoglio. Ma se i due illustri gentiluomini erano al sicuro, dietro le linee Alleate che nel frattempo avevano liberato il sud Italia, il centro-nord era stato abbandonato alle incursioni dell’esercito di Hitler, che non aveva per niente gradito il dietro front dell’ormai ex alleato. I soldati tedeschi non si fecero attendere e arrivarono ad Ancona in quel fatidico 13 settembre. 

Erano determinati a «fare piazza pulita dei 12 mila uomini del Regio esercito trattenuti nelle caserme per ordine degli ufficiali fascisti, il 93° Reggimento della 18° Divisione Messina, le reclute dell’Aeronautica, i marinai sparsi in città, perché Ancona è un porto importante», ricostruisce Stefania Monteverde nel suo saggio dedicato alle due sartine di Villarey e inserito nel libro «#le vie delle donne marchigiane: le biografie». In poche ore, l’esercito del III Reich occupò le caserme ed i luoghi strategici della città: «o con noi o contro di noi», si leggeva sui loro volti. Una pagina ignobile della storia italiana che ha lasciato dietro di sé i corpi di tanti ragazzi trucidati dalla sete di sangue nazista, ma che ha anche fatto riemergere, dopo vent’anni di oblio, quei valori imprescindibili di libertà e democrazia fatti propri dalla Resistenza.

Se i tedeschi consideravano i soldati di Villarey dei traditori da deportare nei campi di lavoro del Reich, le sarte li vedevano come quello che realmente erano: ragazzi spaventati e troppo giovani per perdere la vita in un conflitto che probabilmente non avevano neanche voluto. Che fare per salvare quelli che potevano essere i loro figli? Stando a quanto riportato nel saggio di Monteverde, fu Alda Renzi Lausdei ad avere un’idea degna dell’astuto Ulisse di Omero. Sembra abbia detto: «aiutiamoli a scappare, noi possiamo entrare in caserma senza permesso, facciamoli travestire da donne, vedrai che non si accorgono», come riporta Monteverde. E lo stratagemma funzionò: sgattaiolarono in caserma e portarono camicie, gonne, scarpe con i tacchi, ma anche tuniche da prete, tute da lavoro. 

C’era anche Imma tra quelle coraggiose sartine che li «scortarono» fuori da Villarey sotto gli occhi dei tedeschi. Una scelta che poteva costar loro la vita, ma avevano ormai ben chiaro da che parte stare. Tra il 14 ed il 20 settembre 1943 fecero di tutto per salvare quei ragazzi, e ci riuscirono. In quella settimana, 8 mila soldati furono spediti da Ancona verso i campi di lavoro vicino a Berlino e molti non avrebbero fatto ritorno a casa; 4 mila, però, si salvarono dai rastrellamenti, e tra questi c’erano anche i ragazzi di Villarey, aiutati da Alda – che morirà con tutta la famiglia poco dopo. sotto i bombardamenti del 1 novembre - Imma e le altre sartine.
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