La benedizione di Galla Placidia
per fare grande il porto di Ancona

La benedizione di Galla Placidia per fare grande il porto di Ancona
di Antonio Luccarini
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Domenica 21 Gennaio 2018, 16:41
Anche senza essere costretti a dare riconoscimento di fondamento storico alla leggenda che attribuisce l’origine della città di Ancona alla Regina Fede- la sovrana che il mito racconta in cerca di una nuova patria nelle acque dell’Adriatico, dopo essere stata scacciata ,con i suoi fedelissimi, dalle sue terre orientali- nella lettura della vicenda millenaria della città dorica occorre attribuire un ruolo di grande importanza all’intervento progettuale di una potente figura femminile. Accanto alla figura dell’imperatore Marco Ulpio Traiano, per definire vocazione e destino della città si deve far riferimento ad un complesso ed affascinante personaggio della storia antica come Galla Placidia.

La Porta d’Oriente
Traiano, intervenendo sulla rada costiera, aveva dato ad Ancona la possibilità di affacciarsi sulle acque di un vero grande porto, rendendola così vera Porta d’Oriente. Galla Placidia figlia di un imperatore, sorella di imperatori, quali Arcadio ed Onorio, moglie di un sovrano come Costanzo III e madre di un altro imperatore come Valentiniano III, fu responsabile di un nuovo grande compito affidato alla città. Quando da Ravenna si trovò ad esercitare pro-tempore- in attesa che il figlio raggiungesse l’età idonea - la funzione di governatrice d’Occidente, volle continuare l’opera traianea consegnando alla città adriatica ruolo e posizione da grande centro marittimo e culturale. 

La chiave del cristianesimo
Nel momento in cui il Cristianesimo era la chiave di volta per accedere al potere e per mantenerlo, ella, con la traslazione da Gerusalemme del corpo dell’ “Inventor Crucis”, fece in modo che la città dorica ospitasse il più importante luogo di culto per la gente picena. Galla Placidia alla morte del padre aveva assistito alla divisione dell’impero fra i due fratelli: ad Onorio l’Occidente, ad Arcadio la parte Orientale. Era a Roma nel 410 quando Alarico a capo dei Visigoti saccheggiò più volte la Città Eterna e volle poi portarla con sé come prezioso ostaggio. E da ostaggio Galla finì per diventare, poi, la moglie di Ataulfo, succeduto ad Alarico nel comando del popolo dei Goti occidentali: una bella, coltissima e raffinata nobile romana divenne così una regina barbara, che comunque al proprio figlio, morto poco dopo la nascita, volle dare il nome del nonno imperatore, Teodosio. 

Il ritorno a corte
Alla morte di Ataulfo Galla ritornò a corte dal fratello Onorio, dovendone subire però decisioni non condivise, come quella di andare in moglie al generale dell’esercito romano Costanzo. Da questa unione, infelice dal punto di vista sentimentale, ma proficua sul piano dinastico- visto che il legittimo imperatore non aveva eredi- nacquero Giusta Grata e Valentiniano che, alla morte di Onorio, all’età di sei anni, salì sul trono d’ Occidente, avendo la madre come “Augusta tutrice”. E di fatto la vera autorità imperiale, dal 423 fino alla propria morte, avvenuta nel 450, nel momento di massima fragilità del potere, fu nelle mani di Galla Placidia. Convinta dell’importanza dell’elemento religioso nella gestione del potere si preoccupò di dare linee unitarie ad un panorama culturale e religioso che rischiava catastrofiche divisioni a causa delle molteplici scelte confessionali e delle eresie, intervenendo continuamente in materia di fede con un radicalismo che spesso si traduceva in feroci e spietate repressioni. Il Piceno con il porto di Ancona appariva ai suoi occhi come vera e propria cerniera fra le due parti in cui si trovava ormai diviso l’Impero e la possibilità di dare ad Ancona una importante e significativa reliquia equivaleva a rafforzare sul piano religioso l’importanza strategica della città. Giuda Ciriaco martirizzato con la somministrazione di piombo fuso era, nella tradizione, la figura del dotto ebreo convertito che aveva aiutato Elena, la madre dell’imperatore Costantino, a ritrovare la reliquia della Santa Croce.

La consegna del corpo
Tutta l’operazione della consegna alla città dorica del corpo mummificato del martire, agli occhi dei fedeli e dei sudditi, stava ad esplicitare un importante messaggio politico e religioso. Anche Galla Placidia era madre di un imperatore- benché Valentiano aveva subito mostrato, purtroppo, i segni di quella debolezza di carattere che aveva qualificato la linea maschile del casato di Teodosio- e come Elena, indirettamente, aveva finito per orientare con il suo esempio le linee della politica del figlio, così anche lei sarebbe stata in grado, con i suoi consigli e la sua lungimirante guida, di influenzare positivamente l’azione di governo.
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