Un esempio di vita e carriera: tutto
il bello di Maria Grazia Capulli

Un esempio di vita e carriera: tutto il bello di Maria Grazia Capulli
di Laura Ripani
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Lunedì 12 Marzo 2018, 13:01
«Era una professionista seria, forte e determinata. La sua profonda dedizione per il lavoro, con un occhio speciale e sensibile ai temi del disagio e degli ultimi, e l’attenzione al mondo della cultura, l’hanno sempre accompagnata anche nei momenti più difficili. Un impegno professionale portato avanti con scrupolo, discrezione e rigore». La ricordano così gli amici e i colleghi del sindacato dei giornalisti della Rai: Maria Grazia Capulli se ne è andata presto, troppo presto. A soli 55 anni, stroncata da una malattia che ha combattuto fino all’ultimo: 48 ore prima di morire, infatti, il 21 ottobre dell’anno 2015 era ancora lì, al suo posto, nella redazione romana del Tg2.

Il testamento
Nonostante sapesse di essere ammalata Maria Grazia è stata un esempio. Come donna, aveva adottato a distanza due figli, come professionista negli ultimi mesi aveva infatti fortemente sostenuto il progetto che il Tg2 realizzasse una nuova rubrica dal titolo “Tutto il bello che c’è”. «Un progetto editoriale - dicono ancora i suoi colleghi - nel quale aveva voluto mettere tutto il suo desiderio di futuro, di raccontare storie positive e di speranza. Il primo a dare la notizia della scomparsa di Maria Grazia, non a caso fu il suo direttore, Marcello Masi, che twittò sconsolato: «Maria Grazia ci ha lasciati. Era intelligente e sensibile. Una grande amica che fino all’ultimo ha amato la vita». Giornalista e scrittrice, Capulli era peraltro uno dei volti più noti della redazione del Tg2: ha a lungo condotto l’edizione delle 13 e anche numerose rubriche di successo come Salute, Costume e Società ed altri approfondimenti culturali. Per anni, con i suoi occhi azzurri, è entrata nelle case degli italiani raccontando quello che succedeva nel mondo. Maria Grazia, nata a Macerata, è cresciuta a Camerino. Si iscrisse al corso di giornalismo che l’ha poi portata a muovere i primi passi della sua carriera fondando, con alcuni coetanei Radio C1. Laureata con lode in Lettere Classiche all’Università di Macerata, iniziò a collaborare con la carta stampata con inchieste sia sull’edizione Marche del Messaggero sia sul Corriere Adriatico.

L’assunzione
Sul finire degli Anni Ottanta fu assunta dalla Rai e nel 1996 entrò nella redazione del TG2, e l’anno successivo Clemente Mimun le affidò la conduzione dell’edizione delle 13 dopo essere rimasto positivamente colpito da una sua intervista fatta a Piero Chiambretti, presentatore del Festival di Sanremo. «Che fortuna ho avuto: ho trovato questo diamante nella polvere» disse di lei il suo primo direttore. Nel 2004 Maria Grazia per alcuni mesi fu anche corrispondente dalla sede di Parigi e diventò inviata speciale per gli eventi di cultura e spettacolo, cura varie rubriche: Tg2 Neon Libri, Achab Libri oltre quelle che la resero più nota all’interno del Tg. Ha condotto anche il Tg delle 20.30 per poi tornare a quello delle 13 fino agli ultimi giorni.

La cultura
Donna colta e sensibile, poco incline alle seduzione dei salotti, ha invece presentato numerosi e prestigiosi premi letterari: Strega, Campiello, Viareggio, Scanno, Giuseppe Dessì. È stata membro della giuria tecnica del Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice e del Premio Castiglioncello. Ma anche come professionista ha ricevuto tantissimi riconoscimenti: nel 1998 il Premio Personalità europea per il giornalismo, nel 1999 il Premio Sulmona di giornalismo e critica d’arte, nel 2001 le viene attribuito il premio Marchigiana dell’anno, in un lungo susseguirsi di riconoscimenti fino all’aprile 2015, quando la sua città natale le conferisce il XXIX Premio Collevario. Dopo avrele attribuito il premio “Laureato dell’anno 201&2 alla memoria, proprio nei giorni scorsi, l’Università di Macerata ha presentato un bando intitolato alla sua memoria e incentrato sul tema del giornalismo costruttivo ai tempi delle fake news ispirato ai contenuti di “Tutto il bello che c’è”.

La difesa
Ma Maria Grazia era anche capace di tirare fuori le unghie se la toccavano nella professionalità. Come quella volta che un sondaggio - mai verificato - le avrebbe attribuito l’etichetta di “Regina delle papere”. Si difese con forza sul Corriere della Sera smentendo con decisione la falsa accusa: «Non sbaglio i congiuntivi, io sono la più attenta alla lingua: mi chiamano così solo perché faccio notizia».
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