Caterina Ricci, la signorina che portò
la danza da Parigi fino ad Ascoli

Caterina Ricci, la signorina che portò la danza da Parigi fino ad Ascoli
di Filippo Ferretti
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Lunedì 18 Dicembre 2017, 15:41
È stata tra le artiste che si sono maggiormente attivate nell’educazione delle nuove generazioni del territorio marchigiano a favore della cultura della danza. Autentica maestra di arte e di vita, ha cercato attraverso i suoi insegnamenti di tramandare una forma di preparazione che non fosse solo di natura estetica ma anche spirituale, affinché l’universo coreografico potesse far arrivare alle sue allieve quei valori che ella reputava indispensabili, sul palcoscenico come nell’arco di tutti i giorni: eleganza, armonia, nobiltà di sentimenti.
 
Il ponte con l’Europa
Parliamo dell’ascolana Caterina Ricci, colei che per prima nella nostra regione ha voluto creare un ponte tra il territorio marchigiano e il resto d’Europa mediante la danza. Non si erano ancora spenti gli echi della sua ultima rappresentazione, allestita a San Benedetto del Tronto quando, nella notte del 6 giugno del 2004, un incidente automobilistico ha messo fine alla sua vita. Ma la sua scomparsa non impedito di far proseguire la “mission” di cui si è fatta portavoce, poi affidata a Gabriella Nespeca e Sabrina Nardinocchi, che con l’associazione nata nell’ottobre 2004 portano avanti il progetto artistico e la memoria di questa insuperabile coreografa. Caterina Ricci aveva cominciato il suo percorso come ballerina già dalla sua prima adolescenza, frequentando il corso di danza classica presso l’istituto “Spontini” di Ascoli sotto la guida del maestro Guido Lari, successivamente, seguendolo a Roma e a Parigi. Ed è stato proprio nella Ville Lumière che la folgorazione con l’arte coreografica ha dato i suoi primi frutti, mediante il diploma come danzatrice e maestra conseguito presso l’associazione “Ile de France”. Così, nel 1968 Caterina Ricci ha iniziato a dedicarsi all’insegnamento della danza, prima ad Ascoli e poi in altri centri della provincia picena e maceratese. Ma la sua stella ha iniziato davvero a brillare dal 1974, anno della nascita del “Balletto Caterina Ricci”, un corpo di ballo costituito da allievi con una età media non superiore ai 18 anni.
 
La formazione cresciuta
La formazione, caratterizzata da elementi avvicinatisi alla danza con la serietà di autentici professionisti, ebbe modo crescere anno dopo anno, grazie a risultati straordinari, dovuti ad impegno, perfezionismo, passione e sensibilità: elementi che contribuirono a portare i ragazzi della scuola ad alti livelli di rendimento in campo nazionale ed internazionale. Denso di trionfi il curriculum della scuola della maestra ascolana: dal memorabile “Rigoletto” all’arena Sferisterio nel 1975 all’affermazione al concorso di composizione coreografica a Torino nel 1981. All’estero spicca il primo premio conquistato alla “Scene Francaise” a Parigi nel 1976, il Grand Prix di Lausanne assegnatole nel 1978, sino ai riconoscimenti ottenuti nelle varie edizioni svoltesi negli anni ‘80 del festival “Tersicore d’Oro”. Sino allo spettacolo “Gli Olivastri di Torre Mileto”, messo in scena al teatro di Foggia con la prima delle collaborazioni con il genio pittorico di Mario Lupo, autore anche delle scene di altri suoi lavori, “I Gabbiani” e “Giselle, l’uomo e il mare”. Il rimpianto della perdita di Caterina Ricci dal 2004 è enorme, con la continua realizzazione di tributi e omaggi presso vari teatri, a lei dedicati soprattutto da parte delle tantissime allieve. Un ricordo affettuoso, struggente è riportato in un libro recentemente pubblicato, dal titolo «Le vie delle donne marchigiane», incentrato sull’operato di figure femminili appartenenti alla nostra regione che hanno lasciato un segno indelebile nel contemporaneo.
 
Il ricordo commosso
A rammentare le gesta della ballerina e coreografa ascolana è Federica Pintus, che in questo ritratto evidenzia come la maestra fosse per tutti “la signorina”, la cui professionalità era composta da “passione, tenacia, severità ed estro”. Nella sua testimonianza, rivela come per Caterina Ricci ballare non rappresentasse solamente trasporto e amore. «La danza come sacrificio, studio, dedizione e soprattutto il superamento dei propri limiti» descrive la Pintus nel capitolo a lei dedicato, ricordando il motto che accompagnava le infinite giornate trascorse con le ragazze, alle quali ripeteva sempre di non cedere alle difficoltà: «Amare e vivere la danza è amare e vivere la vita».
 
Nata nel 1941, Caterina Ricci ha iniziato a danzare giovanissima, nel dopoguerra. Grazie alla guida del maestro Lari ha intrapreso un avvincente percorso di carriera che l’ha portata fino a Parigi. Proprio in Francia ha maturato il desiderio di divulgare l’arte della danza nella sua Ascoli. Morì nel2004 in un tragico incidente stradale. Ad Ascoli è rimasta l’associazione centro donna “Caterina Ricci” che da 14 anni ne ha raccolto l’eredità.
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