Ascesa e disgrazia del porto seguendo
i traffici di Grazia Nasi Mendez

Ascesa e disgrazia del porto seguendo i traffici di Grazia Nasi Mendez
di Antonio Luccarini
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Lunedì 27 Novembre 2017, 15:22
C’è stato un periodo, dopo la metà del Cinquecento, in cui la Marca anconitana ebbe la ventura di conoscere vertici incredibili di splendori e di miserie nel volgere di pochi anni. Dietro questo repentino cambiamento, ci fu la regia di un potentissimo personaggio. Tutta l’operazione politica ed economica fu infatti diretta ed orientata da una straordinaria figura di donna, Grazia Nasi Mendez, ricchissima ed abilissima, in grado di stabilire e far rispettare le regole dei giochi commerciali in tutto il bacino mediterraneo.
 
Al centro delle sue azioni
Al centro delle sue azioni, che andavano dalla massima spregiudicatezza alla massima generosità, c’era sempre la preoccupazione per la sorte della popolazione ebraica che abitava le regioni europee nel rischio continuo della persecuzione da parte delle altre confessioni religiose. Dal 1492 gli ebrei che erano stati cacciati dal territorio spagnolo-più tardi erano stati banditi anche dagli Aragonesi nel Regno di Napoli- avevano raggiunto terre più tolleranti, dove avevano contribuito, con le loro attività mercantili, allo sviluppo economico dei paesi ospitanti.
 
La politica di apertura
Il pontefice Paolo III Farnese, dopo che era stata abbattuta la Repubblica marinara di Ancona, contando sulle potenzialità commerciali del porto dorico, aveva svolto una politica di vera e propria apertura nei confronti degli ebrei, concedendo loro non solo esplicita protezione contro le manovre dell’ Inquisizione, ma anche franchigia del porto e piena libertà di movimento e di commercio. Grazia Nasi Mendez non soltanto avviò, in quell’occasione, un’agenzia commerciale nel porto dorico, ma riuscì a convincere il Sultano Solimano il Magnifico a convogliare tutti suoi traffici nel porto di Ancona assicurando, così, alla città una straordinaria prosperità. Grazia Nasi era nata nel 1510 a Lisbona in casa di una famiglia ebraica che aveva dovuto lasciare la Spagna e chiedere ospitalità in Portogallo dopo una forzata conversione al cristianesimo.
 
La conversione
Gli ebrei sefarditi che avevano accettato la conversione per sfuggire alla morte venivano chiamati marrani , cioè maiali, - la parola veniva da un termine arabo che indicava la “cosa proibita” e intendeva colpire come ingiuria sia il popolo di Israele che gli islamici presso i quali era proibita la carne di porco- ma nel segreto delle loro case e nellla propria coscienza essi non avevano affatto ripudiato l’antica fede. A Lisbona era conosciuta pubblicamente con il nome cristiano di Beatriz de Luna e pur partecipando ai riti cristiani, occultamente venne anche istruita in quelli che erano i principi di fondo della dottrina dei suoi antenati. Data la sua celebratissima bellezza- un ritratto del Bronzino ci ha consegnato le forme della sua affascinante figura, era stata assediata da numerosissimi corteggiatori. La famiglia decise per lei e, giovanissima, all’età di 18 anni, era andata in sposa al vecchio e ricchissimo mercante Francisco Mendes che commerciava in spezie e pepe ed aveva filiali in ogni parte del mondo e una grande succursale ad Anversa. Rimasta presto vedova con una bambina Brianda, Grazia, padrona di una immensa ed intaccata fortuna, scelse di vivere dapprima ad Anversa, poi a Venezia e a Ferrara dove tornò pubblicamente alla fede ebraica. Infine, quando anche a Ferrara la situazione si fece difficile, per l’amicizia che la legava a Solimano il Sultano – era stata presentata a lui dall’amico il dottore Moise Haman di Grenada-, scelse come sua dimora Costantinopoli da dove svolse un ruolo di guida politica delle genti “marrane” che si riferivano a lei chiamandola con deferenza e riconoscenza “La Senora ”. Da Istanbul Grazia seguiva dunque con particolare attenzione i suoi affari nel porto di Ancona. Ma qualcosa accadde nello Stato della Chiesa che produsse un brusco cambiamento nei confronti degli ebrei della Marca anconetana.
 
Il cambio di politica
Il Pontefice succeduto a Papa Giulio III- che nel suo breve pontificato aveva espresso la volontà di porre freni alla libera attività del popolo ebraico- Papa Paolo IV Carafa, con la bolla “Cum nimis absurdum” volle ritornare alla persecuzione contro il popolo di Israele e proprio ad Ancona 24 ebrei fra cui una donna – il numero sembra comunque fosse più alto- che rifiutarono di prestarsi ad un ennesimo ripudio dell’antica fede, furono bruciati al rogo nel Campo della Mostra. La vendetta di Grazia fu immediata. Il porto di Ancona subì il blocco dei traffici e per il territorio della Marca iniziò un periodo di durissima recessione economica. A nulla valsero i tentativi di lanciare il porto di Pesaro come scalo alternativo a quello dorico. La Senora finì i suoi giorni nel 1569 ad Istanbul ma alcune fonti dicono che volle morire nelle terre di Israele.
 
Grazia Nasi era nata nel 1510 a Lisbona in casa di una famiglia ebraica che aveva dovuto lasciare la Spagna e chiedere ospitalità in Portogallo dopo una forzata conversione al cristianesimo. Fu data in sposa al ricchissimo mercante Francisco Mendes da cui ebbe una bambina: visse tra Anversa, Venezia e Ferrara e fu sempre molto attenta alle sorti del porto di Ancona. Morì nel 1569 a Istanbul.
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