Gliel’avevano insegnato i suoi genitori a vivere pensando sempre con la propria testa - esattamente quando, nel 1928, la madre Elvira Petrelli e suo padre Gino, scrittore e storico dell’arte, decisero di salpare per l’Australia e lasciarsi alle spalle un’Italia turbolenta. L’approdo di quel viaggio fu Melbourne e, per Alessandra, significò una formazione totalmente in inglese: nel 1946, si laureò all’Università di Melbourne, diplomandosi anche in canto al locale conservatorio e avviando la carriera da insegnante di lingua e letteratura inglese.
Richiamo alla terra d’origine
Il richiamo alla terra d’origine, però, era troppo forte. Nel 1947, finita la guerra, Alessandra torna in Italia con tutta la famiglia, si sposa e, nel 1953, dà alla luce il figlio Daniel che, in quel nome anglofono, conservava le tracce dell’amore per quel continente indomito, sconosciuto eppure sicuro. Era la terra in cui Alessandra aveva posto le sue radici e che tornerà ad accogliere di nuovo la sua famiglia, salvo poi l’addio definitivo nel 1963, la parola ‘fine’ su un rapporto che durava dal 1928, un tira e molla che parte dall’infanzia e arriva alla maturità di Alessandra.
Il ruolo di catalizzatore
Ma se c’è un ruolo che l’Australia ha avuto nel magico intreccio della sua vita, è stato quello di fare da ponte per un’altro angolo di mondo: quell’Egitto antico a cui la studiosa ha legato il suo nome e la donna ha saldato la sua esistenza. La scintilla scocca proprio durante l’ultima traversata dal quinto continente alla vecchia Europa. In nave, Alessandra passa attraverso il canale di Suez e partecipa a una visita guidata alle piramidi: è lo scoccare di quella scintilla che scalderà la seconda parte di una vita vissuta sempre a testa alta, per amore dello studio e di quella terra antica e misteriosa. Appena rientrata in Italia, Alessandra si iscrive all’Università di Perugia - dove segue si forma alla scuola dell’etruscologo Massimo Pallottino - e poi all’Università di Firenze dove, nel 1965 a 42 anni, consegue la laurea in Lettere.
Alessandra non si arrende
Ma Alessandra non si arrende: continua a studiare e a sostenere le sue tesi, fino a quel primo riconoscimento: il plauso del professore Claude Vandersleyen, il primo a credere in lei e a supportarne le posizioni con i suoi studi di linguistica. Era la spinta che Alessandra aspettava: forte della sua tenacia, risponde ai no di tante riviste di settore fondandone una sua nel 1985 e permettendo in breve a “Discussions in Egyptology” di divenire - ed essere ancora - una delle voci più apprezzate e riconosciute del panorama degli studi di Egittologia. La seguiva personalmente da quella Oxford in cui, a causa della cittadinanza australiana, era stata costretta a ripiegare assieme al figlio, dicendo definitivamente addio all’Italia. Dalla cittadina inglese - lontana dal sole italiano e dalle dimensioni spropositate dell’Australia - Alessandra Nibbi porta avanti fino alla scomparsa - avvenuta il 15 gennaio 2007 all’età di 84 anni - la carriera di insegnante. E la vita di una donna che nessuna frontiera e nessun rifiuto hanno mai fermato.
Alessandra Nibbi nacque a Porto San Giorgio il 30 giugno del 1923. Ad appena 5 anni vola in Australia dove si laurea e studia canto. Rientro in Italia dopo la guerra: durante il viaggio si innamora dell’Egitto. In Italia, si sposa, ha un figlio e si laurea in Lettere- Nel 1975 pubblica il suo primo libro sull’Egitto. Si stabilisce a Oxford dove muore nel 2007. La società operaia di Porto S. Giorgio le ha intitolato un premio per i giovani studenti.
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