Maria Laura Micciarelli, nata in Ancona nel maggio 1953, ha frequentato il liceo classico Rinaldini. Laurea in Scienze Biologiche con il massimo dei voti e lode all’Università di Camerino, è insegnante di Igiene, Anatomia, Fisiologia al Galilei di Jesi. È in arrivo la pensione, «finalmente!».
Falconarese di nascita, classe ’81, romana d’adozione. Sin da bambina una vita senza paura, in Italia e all’estero: danza, scoutismo, Erasmus, Leonardo... Laureata in Scienze Politiche a Roma, si occupa di comunicazione È mamma di Marco da poco più di un anno.
1. La famiglia: fucina o rifugio?
Madre: Protezione, affetto, rifugio. Nella mia famiglia, in prevalenza femminile (ho perso il padre da bambina), mio nonno mi ha trasmesso un senso di sicurezza, come mio marito, che gli assomiglia.
Figlia: Rifugio antiatomico, per un po’ di sollievo. Poi, devo affrontare i componenti della famiglia, ma non servono bombe, bastano i petardi.
2. La società: giungla piena di pericoli o palestra di intenti?
M.: La società è cambiata, non in meglio. Prima fiduciosa e disponibile, sono diventata più diffidente e timorosa. Ma vedo i giovani molto positivi, curiosi, costruttivi.
F.: Palestra di intenti, che mi costringe a spingermi ogni giorno un po’ più in là. Competizione a volte sana, a volte amara, ma inevitabile.
3. Il lavoro: un dovere o un’opportunità per crescere?
M.:Una grande opportunità. 42 anni di insegnamento mi hanno molto arricchito: ho avuto la fortuna di insegnare ciò che amo.
F.: Sarebbe bello avere opportunità di crescita legate a interessi personali e passioni. Sarebbe il top, ma credo sia un dovere e un diritto cercare opportunità di gratificazione e crescita nella professione.
M.: Siamo un po’ schiavi dei media, anche se ci aiutano. Il non potrei fare a meno di coltivare rapporti “reali”.
F.: Sempre connesse, ma in certi momenti della giornata bisogna trovare la forza di mettere in tasca lo smartphone.
5. Meglio un abbraccio festoso o un consiglio ponderato?
M.: Necessari entrambi, preferisco un abbraccio festoso. Poi per deformazione professionale tendo a eccedere in consigli, non sempre graditi, soprattutto da mia figlia.
F.: Un abbraccio festoso, mi piacciono gli abbracci, anche perché possono fare da apripista a un consiglio.
6 Cosa fa di una donna un’artefice consapevole del suo destino?
M.: Le donne hanno imparato a gestire la vita e gli impegni con determinazione e responsabilità. La nostra stessa natura ci rende padrone di noi stesse.
F.: Un buon intuito e niente rassegnazione. Poi, quanto basta di programmazione e determinazione. Infine un cuore, e volersi bene.
7. Futuro spauracchio o posto da esplorare?
M.: Spero di avere il tempo di dedicarmi, una volta libera dal lavoro, a ciò che amo di più, in famiglia e fuori.
F.: Un posto nuovo da esplorare senza paura. Però una sana dose di ottimismo, aiuta a temere meno l’ignoto, a non vedere fantasmi.
8. Lei mi dà sui nervi. Quando?
M.: Abbiamo caratteri forti, non sempre complementari. Talvolta mi parla come se fossi di un’altra epoca: questo mi fa imbestialire, ma è un fuoco di paglia.
F.: Eccome! Tutte le volte che non vuole uscire dalla caverna: si attacca alle sue convinzioni. Poi esce, ma bisogna avere pazienza...
9. L’ esperienza più bella insieme. Dove
M.: Le lunghe passeggiate per Roma durante la sua vita universitaria.
F.: L’ho sentita più vicina, diventandone dipendente, la settimana prima di laurearmi. Passavo ore paralizzata dall’ansia. Mamma mi ha fatto capire che ce la potevo fare!
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout