Maria Laura Micciarelli e Gaia Marcorelli
"Dai Ma', esci un po' dalle caverne"

A sinistra Maria Laura MIcciarelli e Gaia Marcorelli
A sinistra Maria Laura MIcciarelli e Gaia Marcorelli
di Lucilla Niccolini
3 Minuti di Lettura
Domenica 20 Maggio 2018, 16:21
Per Maria Laura Micciarelli e Gaia Marcorelli, la famiglia è il luogo ideale dove ritemprarsi. Il lavoro è importante, ma la casa è rifugio e culla di affetti, coltivati con tenacia e lungimiranza. Scienza e tecnologia, a loro che sono anconetane servono per conoscere il mondo, comunicare e capire, trasmettere agli altri l’ottimismo della ragione. Con un grande, luminoso sorriso.
Maria Laura Micciarelli, nata in Ancona nel maggio 1953, ha frequentato il liceo classico Rinaldini. Laurea in Scienze Biologiche con il massimo dei voti e lode all’Università di Camerino, è insegnante di Igiene, Anatomia, Fisiologia al Galilei di Jesi. È in arrivo la pensione, «finalmente!».
Falconarese di nascita, classe ’81, romana d’adozione. Sin da bambina una vita senza paura, in Italia e all’estero: danza, scoutismo, Erasmus, Leonardo... Laureata in Scienze Politiche a Roma, si occupa di comunicazione È mamma di Marco da poco più di un anno.

1. La famiglia: fucina o rifugio?
Madre: Protezione, affetto, rifugio. Nella mia famiglia, in prevalenza femminile (ho perso il padre da bambina), mio nonno mi ha trasmesso un senso di sicurezza, come mio marito, che gli assomiglia.
Figlia: Rifugio antiatomico, per un po’ di sollievo. Poi, devo affrontare i componenti della famiglia, ma non servono bombe, bastano i petardi.

2. La società: giungla piena di pericoli o palestra di intenti?
M.: La società è cambiata, non in meglio. Prima fiduciosa e disponibile, sono diventata più diffidente e timorosa. Ma vedo i giovani molto positivi, curiosi, costruttivi.
F.: Palestra di intenti, che mi costringe a spingermi ogni giorno un po’ più in là. Competizione a volte sana, a volte amara, ma inevitabile.

3. Il lavoro: un dovere o un’opportunità per crescere?
M.:Una grande opportunità. 42 anni di insegnamento mi hanno molto arricchito: ho avuto la fortuna di insegnare ciò che amo.
F.: Sarebbe bello avere opportunità di crescita legate a interessi personali e passioni. Sarebbe il top, ma credo sia un dovere e un diritto cercare opportunità di gratificazione e crescita nella professione.
 
4. Pc, tablet, smartphone... sempre connesse. E i rapporti umani?
M.: Siamo un po’ schiavi dei media, anche se ci aiutano. Il non potrei fare a meno di coltivare rapporti “reali”.
F.: Sempre connesse, ma in certi momenti della giornata bisogna trovare la forza di mettere in tasca lo smartphone.

5. Meglio un abbraccio festoso o un consiglio ponderato?
M.: Necessari entrambi, preferisco un abbraccio festoso. Poi per deformazione professionale tendo a eccedere in consigli, non sempre graditi, soprattutto da mia figlia.
F.: Un abbraccio festoso, mi piacciono gli abbracci, anche perché possono fare da apripista a un consiglio. 

6 Cosa fa di una donna un’artefice consapevole del suo destino?
M.: Le donne hanno imparato a gestire la vita e gli impegni con determinazione e responsabilità. La nostra stessa natura ci rende padrone di noi stesse.
F.: Un buon intuito e niente rassegnazione. Poi, quanto basta di programmazione e determinazione. Infine un cuore, e volersi bene.

7. Futuro spauracchio o posto da esplorare?
M.: Spero di avere il tempo di dedicarmi, una volta libera dal lavoro, a ciò che amo di più, in famiglia e fuori.
F.: Un posto nuovo da esplorare senza paura. Però una sana dose di ottimismo, aiuta a temere meno l’ignoto, a non vedere fantasmi.

8. Lei mi dà sui nervi. Quando?
M.: Abbiamo caratteri forti, non sempre complementari. Talvolta mi parla come se fossi di un’altra epoca: questo mi fa imbestialire, ma è un fuoco di paglia.
F.: Eccome! Tutte le volte che non vuole uscire dalla caverna: si attacca alle sue convinzioni. Poi esce, ma bisogna avere pazienza...

9. L’ esperienza più bella insieme. Dove
M.: Le lunghe passeggiate per Roma durante la sua vita universitaria.
F.: L’ho sentita più vicina, diventandone dipendente, la settimana prima di laurearmi. Passavo ore paralizzata dall’ansia. Mamma mi ha fatto capire che ce la potevo fare!
 
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