Una, cento, mille Boldrini: "Dietro Laura
presidente c'è una mamma premurosa"

Una, cento, mille Boldrini: "Dietro Laura presidente c'è una mamma premurosa"
di Silvia Sinibaldi
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Domenica 7 Maggio 2017, 14:35
Una lunga esperienza nelle Nazioni Unite che l’ha portata in tanti luoghi difficili del mondo. Quella di Laura Boldrini, Presidente della Camera, è una biografia particolare, dove la politica è entrata molto tardi. Prima c’è stata una attenzione profonda alle condizioni delle persone più bisognose. Una profonda umanità che la àncora alla vita.
La sofferenza di casa nostra: il terremoto. L’abbiamo vista più volte nelle zone del sisma. Un colpo al cuore? «Ero in vacanza nelle Marche il 24 agosto. Sono subito partita per territori dell’epicentro. Quando sono arrivata a Pescara del Tronto ho visto l’incredibile. La frazione non c’era più. Rasa al suolo con la polvere che ancora si alzava dalle macerie e i vigili del fuoco, i volontari della protezione civile a scavare tra le pietre per liberare le persone intrappolate. L’atmosfera terribile di uno scenario di guerra».

Femminile plurale
Assomiglia molto a questa nostra regione, entrambe plurali. Si possono raccontare tante storie di Laura, anche omettendo la sua attività politica e istituzionale. Innanzitutto la giornalista. «Un’attività che ho iniziato a svolgere negli anni dell’università. Studiavo Giurisprudenza a Roma e collaboravo con l’agenzia Aise, che si occupava di informazione destinata agli italiani all’estero. L’Agenzia aveva sede vicino alla fontana di Trevi . Nel tardo pomeriggio, concluso lo studio, raggiungevo la redazione. Sono stati anni molto belli e stimolanti e credo che la vera spinta ad allargare i miei orizzonti mi sia venuta proprio dalla mia infanzia e adolescenza in provincia. Jesi, la campagna poi gli studi e il desiderio di uscire dai confini conosciuti. Sono diventata pubblicista e negli anni ho continuato a scrivere, dal blog di Repubblica a Famiglia Cristiana. Poi Laura scrittrice: «Una scoperta che risale ad anni molto più recenti, una forma di scrittura che mi ha certamente coinvolto. Ricordo ancora il giorno del 2010 in cui presi in mano il mio primo libro. Un’emozione fortissima, ed emozionarsi è sempre importante». 

Penna e calamaio
Quattro libri: due editi da Rizzoli, il terzo da Einaudi, l’ultimo da Marsilio. «Per il primolibro mi contattò un editor della casa editrice di Milano: decisi di raccontare la mia esperienza nelle crisi umanitarie ma anche nell’Italia solidale. Tutti indietro per denunciare la filosofia del respingimento in alto mare che era imperante. Poi Solo le montagne non si incontrano mai, in cui racconto una storia straordinaria tra la Somalia e il nostro Paese che rimpiango di non aver potuto promuovere adeguatamente. Nei giorni della sua uscita in libreria venivo eletta Presidente della Camera dei Deputati». Partiva un’altra giostra, quella di Montecitorio a cui poi Laura Boldrini ha dedicato il suo terzo libro. «In Lo sguardo lontano non racconto solo l’esperienza del mio primo biennio al Parlamento italiano ma anche la mia fatica di portare all’interno del Palazzo le grandi questioni della società: i diritti umani, le questioni di genere, le disuguaglianze le periferie, la cittadinanza digitale». 

Giustizia sociale e civile
Parla anche di giustizia civile e sociale, di riconoscimento della dignità, di restituzione della speranza. Questioni che ci portano alla sostanza di quella Laura che nel 1989 inizia la sua avventura nelle agenzie dell’Onu. «Venticinque lunghi anni - spiega avvertendo ancora l’impronta profonda di quella lunga esperienza - di grande impegno nelle zone più difficili del mondo. Crisi ed emergenze in Sudan, Pakistan, Afganistan o nell’inferno dell’ex Jugoslavia, l’Albania, la Siria, il Malawi ma anche il Caucaso, la Giordania o lo Sri Lanka». Cinque anni alla Fao: «Successivamente portavoce del Programma alimentare mondiale (Wfp), poi portavoce della Rappresentanza per il Sud Europa dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (Unhcr)». Tutto è cominciato con quel viaggio in Venezuela. Neolaureata, zaino in spalla, facendo arrabbiare il padre che non le rivolse la parole per un po’ di tempo: «Un’esperienza importante ai cui devo una nuova consapevolezza di me stessa e delle mie capacità». 

Venezuela, fascino e imprevisto
Un esordio difficile visto che le rubarono borsa e documenti. «Non fu facile trovare il modo di tornare a casa. Non volevo chiedere aiuto ai miei genitori perché avrei contraddetto tutte le mie richieste di autonomia. Ma a casa ci sono tornata e la sensazione di solidità che ne ho ricevuto l’ho trasmessa anche ai miei genitori». Babbo avvocato, mamma insegnante d’arte. «Due sensibilità diverse e fondamentali. Da mio padre... beh ho studiato giurisprudenza! Ho mutuato il rigore e la rettitudine. Mia madre mi ha insegnato il valore della bellezza, dell’armonia, dell’apertura al mondo, della curiosità». Ma lei cosa sognava di fare da grande? «L’archeologa, quando ero bambina. Sempre affascinata dall’ignoto di civiltà dimenticate, dal mistero di città sepolte. Poi intorno ai 15 anni volevo fare la giornalista». Ma la vita è andata diversamente. Da un giorno all’altro si ritrova terza carica dello Stato. «Così - sorride - senza alcun preavviso». Superato il quarto anno alla Presidenza della Camera è possibile indicare nella sua interpretazione del mandato, accanto ai doverosi compiti istituzionali, due direttrici fortissime di tipo sociale: l’attenzione alle donne e la sicurezza di internet. 

Qui audet adipiscitur
«Credo che la questione della rete sia centrale nella nostra società. È indispensabile un programma di informazione sull’utilizzo di strumenti di comunicazione globale. Soprattutto tra i ragazzi. Ho istituito la Commissione di studio internet, composta di deputati ed esperti, che si occupa anche di questa attività di sensibilizzazione e che ha adottato la Dichiarazione sui i diritti e i doveri in internet. Rimango sempre ferita nel vedere l’odio, la volgarità, il pregiudizio violento che popolano la rete». 

L’ideologia che uccide
«E sempre con l’obiettivo di contrastare intolleranza, xenofobia, razzismo e fenomeni di odio ho istituito la Commissione intitolata a Jo Cox, la giovane deputata uccisa dall’odio politicopoco prima del referendum sulla Brexit al grido di Britain first. Rappresentare un’istituzione significa anche dare il meglio di sé e invece vedo politici livorosi, incapaci di argomentare, pronti a gettare fango e discredito. Piuttosto è fondamentale aprire le istituzioni alla società, spiegarne gli impegni e il funzionamento. Per questo a Montecitorio mi improvviso ‘Cicerone’ ogni prima domenica del mese. La vicinanza premia in modo straordinario». Tra le sue rivoluzioni anche l’introduzione del linguaggio di genere negli atti e nei lavori alla Camera. «Prima non c’era traccia di deputata o ministra». Ha istituito l’intergruppo delle deputate e dedicato una sala di Montecitorio alle donne delle istituzioni. «Ci sono le foto di tutte le prime donne che hanno ricoperto incarichi istituzionali, dalla prima sindaca alla prima presidente della Camera. Mancano le foto della prima presidente della Repubblica, della prima presidente del Senato e della prima presidente del Consiglio. Al posto dei loro volti ho appeso tre specchi. Le ragazze che visitano la Sala si fanno un selfie fotografando il proprio volto riprodotto dallo specchio. Il mio messaggio per dire loro che nulla è precluso». Cosa pensa prima di addormentarsi? «Mi chiedo quanti giorni manchino prima di vedere Anastasia, la cosa più bella della mia vita, la persona a cui sono profondamente grata per aver risvegliato il meglio di me». 
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