Giulia Occhini, la Dama bianca
che rapì il cuore di Fausto Coppi

Giulia Occhini, la Dama bianca che rapì il cuore di Fausto Coppi
di Antonio Luccarini
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Domenica 18 Marzo 2018, 13:30
Quando riaffiora, in qualche sporadico articolo, il nome di Giulia Occhini, sono pochi quelli che riescono a ricostruire subito l’identità del personaggio o quelli che sono in grado di fare la narrazione precisa e puntuale delle sue vicende sentimentali, quelle che, negli anni ’50, suscitarono un grande scalpore nel Paese e furono costantemente al centro di un clamore mediatico senza precedenti. Più facile risulta l’evocazione di tutta la sua storia se si parte, invece, dal soprannome, quello di Dama Bianca che fu coniato per lei dal giornalista de “L’Equipe” Pierre Chany , quando la vide a Saint Moritz, durante la tappa del Giro d’Italia del 1954, avvolta in un candido “montgomery”, accanto al “Campionissimo”, il mitico Fausto Coppi, vincitore imbattibile di ogni traguardo. 

Il campionissimo
E se già, per tutti gli italiani, Fausto Coppi era o “Il Campionissimo” o l’Airone, Giulia Occhini divenne da quel giorno la “Dama Bianca”, una delle donne più fotografate e più presenti nelle copertine delle riviste popolari e negli articoli che parlavano dell’amore proibito fra il celebre ciclista e la donna che per lui aveva abbandonato il marito e i figli. A ripercorrere oggi le fasi di quella storia di forte ed inarrestabile passione, si può misurare il grado di arretratezza sul piano culturale e di ipocrisia sul piano morale presenti nell’Italia del dopoguerra politicamente dominata dall’egemonia democristiana. 

La rivoluzione del costume
La storia di Giulia Occhini e di Fausto Coppi può essere letta come una sorta di sfida affrontata e persa perché vissuta antecedentemente alla rivoluzione del costume avvenuta nel paese negli anni’60. Giulia era stata una donna che aveva osato anteporre, al modello imposto di comportamento femminile di tipo tradizionale, alla severità e all’ingiustizia di una legislazione antiquata e mortificante, ad un perbenismo “codino e bigotto” meramente di facciata, il diritto di seguire la legge del cuore, suscitando, per questo, la pubblica indignazione e persino l’esecrazione del pontefice Pio XII. E nonostante l’affascinante Giulia non fosse di origine marchigiana, ugualmente la nostra regione finì per costituire il suggestivo fondale scenografico per le sue vicende sentimentali. 

Il periodo ad Ancona
Giulia Occhini, infatti, benché fosse nata a Napoli nel 1922, dal 23 ottobre del 1940 fino al 30 ottobre del 1945 era stata residente ad Ancona ospite degli zii Dina e Carlo Caimmi. Nella città dorica la giovane Giulia portò a termine i suoi studi e nell’appartamento dei parenti, nella periferica Via Urbino, ricevette la proposta di matrimonio da parte del medico Enrico Locatelli, ufficiale sanitario di stanza a Fano, che aveva conosciuto durante una gita a Senigallia. Un mese dopo il loro primo incontro, il 26 settembre 1945, Giulia divenne, nel Municipio di Loreto, la signora Locatelli e con il marito si trasferì, poi, a Varano Borghi un paesino della provincia di Varese. Era stato proprio il marito Enrico Locatelli, grandissimo tifoso di Fausto Coppi, a far conoscere l’Airone” e Giulia, quando l’aveva pregata di chiedere per lui un autografo al famoso ciclista. E l’8 agosto del 1948 quando i due si incontrarono scoppiò travolgente un grande, grandissimo amore che superò ostacoli di ogni sorta, dal biasimo collettivo ai rigori della legge, dalla maldicenza all’ostracismo. Quando il Campione sportivo e la Dama Bianca decisero di vivere pubblicamente il loro amore, Giulia Occhini, su denuncia del marito, dopo la condanna per adulterio ed abbandono del tetto coniugale, Giulia dovette subire sia alcuni giorni di detenzione e poi il domicilio coatto ad Ancona presso la casa della zia. Trattata al pari di una prostituta- Giulia raccontò che molti al suo passaggio sputavano a terra in segno di disprezzo- allontanata dai figli avuti dal marito, la Dama Bianca aveva l’obbligo di firmare in Questura, ogni domenica, il registro delle presenze. Ma Fausto Coppi pur di starle vicino fece trasferire il ritiro della sua squadra, la Bianchi, all’Hotel La Fonte nella baia di Portonovo. 

Il concepimento di Faustino
E nell’incanto del Conero fu concepito quello che i moralisti, all’epoca della loro relazione, consideravano il figlio della colpa. Angelo Faustino però fu fatto nascere in Argentina per non essere costretto a rinunciare al cognome del padre. La coppia visse anni di felicità in una villa a Novi Ligure, pensando, comunque, ad un trasferimento ad Ancona dove c’erano state trattative per l’acquisto di un noto ristorante. Il 2 gennaio 1960 Fausto Coppi morì, poco più che quarantenne, e Giulia finì tragicamente i suoi giorni il 6 gennaio del 1993, dopo un terribile incidente avvenuto davanti la sua abitazione, a Novi Ligure.
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