Garzoni, la miniaturista ascolana che
nel '600 conquistò il gotha d'Europa

Giovanna Garzoni
Giovanna Garzoni
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Domenica 22 Ottobre 2017, 16:10
Ospitato nella Sala del Pastorello della bella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, il ritratto eseguito dal pittore Carlo Maratti che ha voluto immortalare le sembianze di Giovanna Garzoni celebrata miniaturista del Seicento, ci mostra una dama, ormai avanti negli anni, vestita in modo austeramente sobrio, che dalla tela rivolge allo spettatore uno sguardo intenso, carico di melanconica pensosità. L’autore del dipinto, uno dei più autorevoli della Roma del Seicento-ormai è screditata la precedente attribuzione al pittore di Comunanza, Giuseppe Ghezzi-ha intenzionalmente fissato nell’opera alcuni significativi dettagli esteriori, rivelatori dell’interiorità complessa e sfaccettata del personaggio rappresentato. 

L’eleganza dell’abbigliamento
L’eleganza austera dell’abbigliamento vuole, infatti alludere alla compostezza dignitosa e alla severa dignità della persona che lo indossa, mentre gli occhi arrossati evocano i segni lasciati nei tratti fisici dalla fatica dell’esecuzione di finissime miniature che costituivano onore e vanto della stimata artista. E proprio una miniatura –forse un autoritratto giovanile della stessa – viene mostrato dallo stesso personaggio effigiato, quasi ad illustrare didascalicamente, nei termini di una “vanitas” pittorica, gli estremi di una sofferta parabola esistenziale. Giovanna Garzoni era nata ad Ascoli Piceno nel 1600- l’anno di nascita viene confermato da un’iscrizione autografa in un’opera firmata e data, “La Sacra Famiglia” realizzata dall’autrice, nel 1616, all’età di sedici anni- da una famiglia di origine veneta. Proprio lo zio materno Pietro Gaia, allievo di Palma il giovane, si era preso la responsabilità di educare la giovinetta nell’arte del disegno. E i risultati erano subito apparsi brillanti. Nella città marchigiana, comunque, Giovanna aveva soggiornato pochissimo, spostandosi, ben presto, assieme all’amato fratello Mattio, a Venezia proprio per dedicarsi allo studio delle tecniche dell’arte della miniatura che nella Serenissima aveva scuole di eccellenza. E nella città lagunare aveva avuto modo di conoscere un affermato miniaturista Tiberio Tinelli con cui nel 1622 fu fatta unire, dietro insistenti pressioni famigliari, in matrimonio. 

Un’unione infelice
Un’unione, purtroppo, infelice che venne sciolta ufficialmente, appena due anni dopo la celebrazione, per le accuse di pratiche di stregoneria attribuite allo stesso Tinelli. La rottura del matrimonio non distrasse la giovane dai suoi interessi professionali che volle approfondire con la scuola di calligrafia diretta da Giacomo Rogni i cui risultati si evincono dal ”Libro de caratteri cancellereschi”, in cui compaiono le prove eseguite dall’artista ascolana. Nel 1630 sempre accompagnata dal fratello, lasciandosi alle spalle le dolorose vicende sentimentali, totalmente impegnata a conseguire successi nella sua professione, Giovanna Garzoni si recò a Napoli per eseguire le sue prime committenze importanti. Le sue miniature, realizzate magistralmente con sottilissimi pennelli, erano ordinate, in quel periodo , da un potente uomo politico, il viceré spagnolo, il Duca di Alcalà. Ma dopo il trasferimento di quest’ultimo, trovandosi senza protezioni, la pittrice, senza mezzi propri di sostentamento, dovette abbandonare la città partenopea e recarsi a Roma per cercare altre committenze. Grazie all’interessamento di un illuminato collezionista come Cassiano dal Pozzo junior, che stimava moltissimo il suo lavoro, il soggiorno romano riuscì ad aprire alla pittrice ascolana la strada per nuovi importanti incarichi. Nuove committenze e nuovi spostamenti. A Torino ,invitata da Cristina di Francia, Giovanna non soltanto eseguì moltissime e remunerate opere per i membri di corte di Casa Savoia, ma si impegnò soprattutto a perfezionare il suo stesso linguaggio artistico, studiando, tra l’altro, l’uso della luce che era stato fatto da una rinomata pittrice della scuola lombarda, Fede Galizia. Dopo aver fatto proficue esperienze di lavoro e di studio in Francia e in Inghilterra, Giovanna Garzoni volle fare ritorno in Italia lavorando a Firenze per i Medici. 

Nella città toscana
Nella splendida città toscana, apprezzata sia dagli intellettuali che dai potenti, da una parte volle dipingere, persistendo nei temi e nelle modalità della sua precedente produzione, dall’altra, si impegnò per diventare una delle più rigorose illustratici scientifiche, dando vita, a stretto contatto con l’ Accademia dei Lincei, ad un ammiratissimo erbario figurato. L’ultima parte della sua vita, Giovanna Garzoni la trascorse, però, a Roma dove, ricca e famosa, chiamata a far parte della prestigiosissima Accademia di San Luca- a cui lasciò tutti i suoi averi e un intero album di miniature- si spense all’età di 70 anni. 
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