Il talento di Cristina Lanotte, da Campofilone
«Vetro, sabbia, stoffa: la mia arte che parla»

Cristina Lanotte
Cristina Lanotte
di Valentina Berdozzi
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Domenica 10 Dicembre 2017, 16:10
Cristina è abituata ad andare veloce. Intinge il pennello nel colore, prende un foglio e ci traccia su linee e figure, sui cui contorni costruisce fiabe visive che sfumano nell’indefinito che gli acquarelli donano. L’incubazione delle sue illustrazioni dura meno dello spazio di una notte, per lei che la notte la porta chiusa nelle sue generalità. «Molti pensano che Lanotte, il mio cognome, sia un nome d’arte, forse per l’alto tasso evocativo dei paesaggi in notturna. E invece no, è solo l’eredità di mio padre, pugliese trasferitosi a Campofilone, di dove è originaria mia mamma e dove sono cresciuta io. Anche se, a guardarmi bene, non sembro essere cresciuta poi così tanto» scherza Cristina.

La montagna di riccioli rossi
Non si può darle torto: sarà per la montagna di riccioli ribelli rossi, per il fisico minuto, per il viso dolce e intenso o per quel luccichio custodito negli occhi, ma Cristina dimostra davvero tutta la freschezza di bambina che trasuda dalle sue creazioni. «La mia arte è veloce, estemporanea, immediata. Non c’è costruzione, artificio o correzione possibile: devi solo essere veloce e tradurre quanto prima il pensiero in gesto e, poi, in creazione. E se sbagli, è meglio che lo faccia con stile» avvisa. 

Illustrare o il disegno sulla sabbia
L’espressione che Cristina assume è di quelle che dicono che è capitato spesso di sbagliare, ma l’importante è esserne sempre uscita con classe ed estro. «D’altronde - fa notare - quando inizi a realizzare un’illustrazione o un disegno con la sabbia, hai in mente un’idea, ma molte volte il risultato è diverso da quello che pensavi. Ci sono state immagini che mi hanno stupito per la loro bellezza una volta concretizzate. E altre creazioni, invece, che ho cestinato subito  perché non erano all’altezza delle mie aspettative. Te ne accorgi immediatamente appena staccato il pennello dal foglio: basta uno sguardo». Con Cristina è tutto veloce - per lei che, invece, dipinge sé stessa come una riflessiva, una metodica, una che pensa a fondo prima di agire. 

Quando crea, tutta un’altra storia
Quando crea, invece, è tutta un’altra storia. «Arriva l’idea giusta e te ne accorgi immediatamente: hai quell’immagine lì, che ti pulsa nella mente, e devi solo concederle il tuo tempo e la tua manualità, non facendo altro che assecondare quel chiodo in testa. Così mi sistemo in un ambiente familiare e la creazione va da sé. Le tinte della realtà si rarefanno in quelle della fantasia; gli oggetti di uso comune diventano parte di un gioco ironico che rivisita la vita. E la penna con cui ogni giorno, da 11 anni, scrivo sul registro i voti degli studenti delle scuole medie a cui insegno educazione artistica e disegno, si trasforma in pennello. Si scatena tutto dentro di me, mentre siamo solo io e il foglio. Faccia a faccia, bisogno di comunicare a bisogno di farsi portavoce». 

Le mani di Cristina
Le mani di Cristina, così piccole eppure così potenti, si agitano nello spazio seguendo il ritmo delle frasi e aumentano il senso vorticoso delle parole che descrivono la sua attitudine artistica. Cristina sostiene di covarla dentro da sempre, da quando era bambina e sognava di fare la pittrice da grande. Più precisamente - puntualizza con la stessa cura con cui rifinisce i suoi disegni - da quando, alle medie, il compito che le era stato assegnato era di disegnare e colorare un fiore e lei ne ha tracciato il contorno sul foglio e l’ha consegnato bianco.«Sono andata fuori consegna, è vero, ma un fiore bianco era quello che volevo fare e l’ho fatto, in barba alle imposizioni. D’altronde l’arte è questo: far parlare il proprio mondo, aldilà delle imposizioni e dei doveri». Da un fisico così minuto e da una creatività così eterea, non ci si aspetterebbe una forza tanto iconoclasta. Eppure non è ribellione: è puro amore per l’arte e la sua missione, coltivato da tutta una vita. «Ho sempre saputo che un giorno avrei fatto l’artista: la mia attitudine era chiara, ma dovevo solo capire il modo esatto in cui il talento si sarebbe reso evidente».

Il segnale preciso 
Un segnale preciso - fa una pausa Cristina - è arrivato dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti, una decina di anni fa. «Ero a Macerata, avevo approfondito la conoscenza della pittura e mi sono lasciata tentare dai corsi di incisione che venivano organizzati in città. Ero incuriosita da questa nuova strada e così mi sono iscritta. È stato come attraversare una soglia ed entrare in un mondo parallelo: l’incisione mi ha preso completamente e ho deciso di abbandonare la strada della pittura per questa nuova esperienza. È stato come allagare i miei orizzonti: la tela, che finora era stato il mio supporto, è diventata carta; gli schizzi preparatori a matita hanno ceduto il posto all’improvvisazione con pennelli e acquarelli e la pittura è diventata incisione e, poi, illustrazione. È stato un salto immenso, che mi ha permesso di amplificare al massimo le potenzialità espressive dell’immagine - che se prima, con la pittura, diceva cose ora, fatta incisione, parlava, parlava, parlava». A parlare davvero, però, ora sono gli occhi di Cristina: brillano, come i dettagli infinitesimali con cui ama adornare le sue creazioni. 

Incidere le creazioni
«Una volta capito che, incidendole, le mie creazioni erano più fruibili, concrete e in grado di uscire dall’orizzonte del solo foglio per camminare nel mondo, la mia passione è esplosa e si è fissata sui supporti più vari: dalla stoffa, alla sabbia, dalle vetrine, fino ai libri che decoro con figure a tema che si ispirano a quanto raccontato. Nulla è stato più immune al mio pennello» ride Cristina.

La vena profonda dell’arte
Eccola qui, la vena profonda della sua arte: quel gusto ironico, leggero, votato a sdramatizzare la vita. Di fronte all’acquarello “Il condominio”, le sue dita corrono a indicare i personaggi che, alle finestre, ha ritratto mentre si guardano allo specchio o si asciugano i capelli. «Eredità delle illustrazioni inglesi e nipponiche che sono per me fonte inesauribile di bellezza e ispirazione» - bolla lei - «Mi perdo in quelle atmosfere oniriche e in quei dettagli unici, tanto più preziosi quanto microscopici». In quei leggeri tocchi di pennello con cui, nel tempo minimo in cui l’acquerello si rapprende in pittura, Cristina sa chiudere un mondo - universo reale che scoppia in mille infinitesimali universi da sogno.
 
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