La mezzosoprano Cristina Alunni: "Pensavo
alla psicomotricità, poi ho puntato sulla lirica"

La mezzosoprano Cristina Alunni: "Pensavo alla psicomotricità, poi ho puntato sulla lirica"
di valentina berdozzi
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Domenica 29 Aprile 2018, 16:55
Come uno scrigno, Cristina racchiude in sé la bellezza di tante donne - e tutte diverse. C’è la Didone protagonista dell’omonima opera lirica di Henry Purcell - la prima che abbia mai interpretato nelle vesti di mezzosoprano e l’unica ad avergli regalato un’emozione fortissima e un’immedesimazione totale, capillare, del tutto aderente - racconta lei - tanto da averla quasi fatta commuovere nel momento del suo suicidio per amore di Enea. Poi c’è la Carmen di Bizet, con la sua forza graffiante e l’incontestabile capacità di andare oltre il suo tempo. E infine, c’è la Preziosilla de “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, «la mia preferita - ammette Cristina, mezzosoprano nato e cresciuto ad Altidona ma lanciata verso i più grandi palcoscenici lirici del mondo - «così vivace, così innovativa, così frizzante e aitante nell’aizzare gli uomini alla guerra per difendere i suoi ideali e così coerente da scendere poi in campo con loro». 

Le vibrazioni dei tre personaggi
Ognuna di queste figure, giura Cristina, le ha lasciato qualcosa. Le sente ancora vibrare dentro, in quel posto del suo corpo in cui, prima di ogni esibizione, si annidano e convivono insieme ansia, magia e voce. «La voce è lo strumento del mio lavoro e la mia arma più efficace per far capire chi e cosa sono. Poi c’è la magia: quella che solo il palcoscenico sa creare e che si rinnova, volta dopo volta, in ogni esecuzione. Perché l’opera non è mai qualcosa di immobile nel tempo ma è una materia che vive, si reinventa e brilla ogni volta di luce propria - ed è questo che mi fa impazzire di questo lavoro, che ti permette di vivere altre vite pur rimanendo te stessa e portando, in ognuna di queste esistenze da palcoscenico, un pezzo della tua esistenza reale. E a conclusione di tutto c’è la voce: ognuna con il suo timbro e i suoi colori, un diamante grezzo che la Natura ti ha donato e che sta a te curare, capire, esercitare, implementare, forgiare per ogni personaggio».

Gli ingredienti del fascino
Sono questi gli ingredienti che, ogni volta che sale sul palco, Cristina porta con sé e mescola per dare vita a quelle interpretazioni che le hanno permesso di raggiungere i palchi di mezzo mondo, dal San Carlo di Napoli e ai tempi della lirica italiana, fino ai teatri di Cina, Finlandia, Stati Uniti, Spagna, Portogallo, Dubai e Abu Dhabi. Miglia e miglia percorse nel mondo a portare la sua arte ovunque, partendo dalla sua Altidona e da una passione diventata, cammin facendo, mestiere. «Mi è sempre piaciuto cantare - confessa - anche se l’idea di farne un lavoro vero e proprio è venuta dopo. Molto dopo - sottolinea il timbro diverso di voce - rispetto alle canzoni che, da bambina, eseguivo nel salotto di casa - quelle sigle dei cartoni animati che, secondo l’orecchio profano di musica di mia madre, rivelavano un’intonazione fuori dal comune per la mia tenera età. All’epoca, mia madre Iliana mi portò al coro della Chiesa di Altidona, sperando così di dare giusto sfogo alla mia inclinazione. È stata quella la scintilla di tutto: di una passione che poi è diventata la mia vita. Non senza sacrifici, impegno e una dedizione totale, però», avverte Cristina con l’espressione ferma di chi di ostacoli, per amor del canto, ne ha superati tanti.

Le origini da portare ovunque
Il primo, fortissimo, è quello legato alle sue origini perché - ribadisce calzando gli occhiali sul naso - «partire da Altidona e sostenere di voler affermarsi come cantante lirica senza avere alle spalle una famiglia inserita nel mondo musicale e nessuno a farti da apripista, è come per un bambino di un piccolo paese sognare di fare l’astronauta alla Nasa». Il paragone fa arrossire Cristina e la rende orgogliosa del suo percorso: della preparazione con la cantante lirica sua concittadina, Rossella Marcantoni, alla scuola Vivaldi di San Benedetto del Tronto; del diploma al conservatorio Giovan Battista Martini di Bologna e del successivo ciclo di perfezionamento all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. «Diventare una cantante lirica mi ha permesso di capire che lo studio - e la preparazione - sono un bagaglio importante: nulla cresce senza dedizione, amore e cura. Meno che mai la voce e la potenzialità espressiva - fondamentale per chi fa questo mestiere».

Quel master con Placido Domingo
Lo sa e lo tiene perfettamente a mente Cristina che, di tutta la strada fatta, a una tappa guarda con dolcezza e, insieme, con particolare affetto. Sono i due anni spesi a Valencia al Palau des Arts, nella scuola per cantanti lirici fondata e diretta da Placido Domingo, uno dei tenori più famosi degli ultimi anni. «Lavorare con lui è stata un’enorme soddisfazione e un grande stimolo. Un incoraggiamento a dare sempre il massimo sul palco, come fa lui ogni volta che calca le scene e adorna la bellezza della sua voce con una forza espressiva senza uguali. E un onore, perché mi sono presentata alle selezioni con mille dubbi sulle mie capacità e quando, dopo essermi esibita di fronte a Domingo, ho ricevuto la notizia che le avevo superate, mi sono detta ‘allora non sei mica male Cristina!». La tenerezza di quella reazione ancora stupisce la combattiva mezzosoprano. «Ho lottato tanto per arrivare dove sono e lotterò ancora per spingermi sempre più in là e sempre più in su. Anche per questo motivo aver virato verso questo la lirica quando ero già grande» dopo gli studi e un avviamento di carriera come psicomotricista, è stato un atto di coraggio: una scelta non semplice in un Paese che non incentiva le arti e chi si dedica a loro, ma dettata solo dal cuore. E, alla fine, ripagata dalla soddisfazione di aver cantato nei migliori teatri, vestendo i panni delle eroine della lirica, figure densissime con i loro chiaroscuri».

La tabella di marcia
La tabella di marcia della vita da mezzosoprano di Cristina Alunno prevede che quelle donne così straordinarie, Cristina, continui a portarle in giro ancora per molto. «Viaggio sempre e mi muovo spesso ma adesso, dopo 13 anni, è ad Altidona che faccio base. Sono tornata alle mie origini, in quel borgo dove ho emesso i primi acuti. Non è riconoscenza o senso del dovere ma bisogno profondo di sdebitarmi con questa terra, la mia terra, per la bellezza che mi regala a ogni sguardo, per la tenacia che mi ha insegnato e la dolcezza dei suoi sinuosi movimenti, che ricordano quelli della voce. Voglio spendermi non solo come artista ma anche come organizzatrice di eventi culturali per e in questi nostri borghi, perché possano splendere della luce che meritano e perché io possa dare indietro quel che ho ricevuto»: la forza e la tenacia delle tante donne che Cristina canta e porta sempre con sé.
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