Vaccini a scuola, «Obbligo per i docenti»: la richiesta dei presidi per i circa 215mila prof non immunizzati

Scuola, l ira dei presidi contro i docenti no-vax: «Serve l obbligatorietà»
Scuola, l’ira dei presidi contro i docenti no-vax: «Serve l’obbligatorietà»
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 7 Luglio 2021, 21:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 22:04

Il ritorno in classe, in presenza, passa necessariamente per i vaccini. Su questo non ha dubbi il commissario Figliuolo e non ne hanno neanche i presidi che ben conoscono le loro strutture scolastiche che, se venisse confermato il distanziamento anche per settembre, non potrebbero mai riaprire con il 100% delle classi in presenza. E allora, oltre agli appelli, i dirigenti chiedono l’obbligo vaccinale per i circa 215mila docenti che non hanno ancora aderito alla campagna. Una posizione chiara, dettata dai troppi disagi vissuti nell’ultimo anno scolastico, che punta a far ripartire ora la scuola in sicurezza e, quindi, in presenza. 

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Ieri il commissario straordinario per l’emergenza, Francesco Figliuolo, in una lettera inviata alle Regioni e alle Province ha fatto il punto della situazione ed ha chiesto di incentivare la vaccinazione tra il personale scolastico per alzare quelle percentuali che, ad oggi, evidentemente non garantirebbero la ripresa dell’anno scolastico in sicurezza.

Servono corsie preferenziali negli hub, per i docenti, ma anche una ricerca porta a porta dei docenti non ancora vaccinati, coinvolgendo anche i medici competenti per sensibilizzare il personale scolastico in maniera ancor più capillare.

«Nell’ambito del positivo andamento della campagna vaccinale – scrive Figliuolo- in previsione della prossima riapertura degli istituti di formazione con l’inizio del nuovo anno didattico, sono state emanate raccomandazioni al fine di creare le idonee condizioni di sicurezza per la ripresa delle lezioni in presenza. Ciononostante, pur avendo registrato un incremento percentuale relativo alla copertura della platea del personale scolastico, docente e non docente, che è cresciuto dello 0,5% passando dall’84,5% del 23 giugno all’85% odierno, diverse regioni restano ancora sotto la media». 

Ma il tempo stringe: l’anno scolastico parte il 1 settembre, anche se le lezioni riprenderanno intorno al 13 settembre, e le scuole stanno già pensando di dover riproporre i turni in dad che hanno caratterizzato l’ultimo anno scolastico alle superiori. Perché, se deve restare il metro di distanziamento in classe, il posto per tutti non c’è. L’unica strada è il vaccino. «Riteniamo di fondamentale importanza che tutto il personale scolastico arrivi a settembre vaccinato – ha spiegato Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi - si tratta di una condizione essenziale per la sicurezza individuale e collettiva all’interno delle scuole e di uno degli elementi che può fare la differenza rispetto agli ultimi due anni scolastici.

Bene che il Commissario straordinario solleciti il raggiungimento dei 215mila lavoratori che mancano all’appello. Siamo peraltro favorevoli a che sia riservato a tale personale quanto già disposto per quello sanitario: vaccino obbligatorio e sospensione dal servizio in caso di rifiuto. Del resto sono già previste dalla norma delle vaccinazioni obbligatorie e questa per contrastare il Covid si aggiungerebbe all’elenco esistente. Il personale scolastico, non dobbiamo dimenticarlo, ha caratteristiche assimilabili a quello sanitario: lavora ogni giorno a contatto con decine di alunni, per più ore e in ambienti chiusi». 

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La protesta 

Oggi la protesta dei presidi arriverà anche al ministero dell’istruzione, con il sindacato Dirigenti Scuola: «Proporrei l’obbligatorietà per quegli insegnanti che non si sono ancora immunizzati, come per i medici – ha spiegato il presidente nazionale Attilio Fratta - se una persona costituisce un pericolo sociale deve essere allontanata. Stesso discorso vale per gli studenti: i vaccini salvano le vite, di tutti. Quindi bene all’immunizzazione per la fascia che va dai 12 ai 16 anni diciamo basta alla didattica a distanza: la socialità è alla base dell’istruzione: il Covid ha già costretto i nostri ragazzi al distanziamento sociale per troppo tempo, quindi l’anno scolastico deve iniziare in presenza e in sicurezza».
 

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