Scuola, i presidi: «Prova Invalsi straordinaria per testare gli esiti della Dad»

Scuola, i presidi: «Prova Invalsi straordinaria per testare gli esiti della Dad»
Scuola, i presidi: «Prova Invalsi straordinaria per testare gli esiti della Dad»
di Lorena Loiacono
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 08:03

Un primo quadrimestre troppo complicato, che ha portato inevitabili conseguenze sull'apprendimento degli studenti: Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi, gli istituti hanno bisogno di recuperare le lacune?
«Credo si tratti di una situazione complessa, in cui tenere conto delle condizioni ambientali e dei singoli docenti».

E' un problema molto diffuso?
«Abbiamo visto situazioni in cui la didattica a distanza è stata molto difficoltosa, per motivi legati alle connessioni online ad esempio, altre dove si è fatta sentire molto l'incertezza dello stop and go, dovuto alle continue chiusure e riaperture legate alle singole quarantene o ai lockdown.

E altre dove invece le lezioni si sono svolte online senza troppi problemi. Uno scenario generale in cui si notano grandi diversità. Comunque si può intervenire».

In che modo?
«Ad esempio tramite le rilevazione Invalsi».

Con i test nazionali di maggio?
«No, quelle prove si svolgono solo in determinate classi. Avvierei delle rilevazioni mirate, per vedere le competenze raggiunte fino ad oggi. Spero ci sia il modo di farle».

Come si potrebbe procedere?
«L'Invalsi è uno strumento molto valido, in questo campo verrebbe in aiuto delle scuole: in un certo senso direi che rappresenta uno strumento diagnostico non per dare voti, sia chiaro, ma per misurare lo stato di salute del sistema educativo. In sostanza non si tratta di far fare all'Invalsi le interrogazioni al posto dei docenti».

La dad ha messo in difficoltà la valutazione?
«Ogni docente sa quali sono le lacune degli studenti ma con le lezioni a distanza non si vedono, restano i dubbi. Serve una diagnosi del sistema per decidere cosa fare».

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Una volta rilevate le lacune, che si fa?
«Servono i recuperi, vanno affidati all'autonomia delle singole scuole e credo vadano fatti all'interno della didattica curriculare».

Non in estate?
«Non so cosa deciderà il governo con il calendario scolastico ma io auspico di arrivare a giugno, quindi alla fine dell'anno, avendo già recuperato il più possibile le lacune e le carenze formative. Intendiamoci: qui non stiamo parlando solo di voti, dietro alle valutazioni c'è altro».

A cosa si riferisce?
«Dobbiamo assolutamente contrastare la povertà educativa, intervenendo sulle situazioni di maggior debolezza per recuperare il più possibile. I recuperi non servono solo ai voti ma anche alle competenze dei ragazzi».

E' fondamentale, quindi, che le scuole restino aperte?
«Se ci diranno di chiudere di nuovo, lo faremo. Ma deve essere chiaro che la chiusura comporta un prezzo sociale moto alto. Quindi la chiusura deve essere valutata solo se serve per evitare il peggioramento della pandemia: chiudere senza conforto di dati scientifici non è opportuno».

E' necessario, innanzitutto, mettere in sicurezza la scuola. Ma come?
«Con il vaccino. Mi auguro che la campagna vaccinale abbia un'importante accelerazione per tutta la popolazione con una fornitura adeguata di dosi e una maggiore disponibilità di turni per la somministrazione. Per quel che riguarda la scuola credo che il personale scolastico debba rientrare nelle fasce di priorità».

Quale scadenza si dà?
«Mi auguro che tutta la popolazione scolastica entro giugno sia vaccinata. Poi ci sono i tamponi da fare».

Il premier Draghi vuole potenziare gli screening nelle scuole. E' una spetto cruciale?
«Sì, i dirigenti scolastici lo chiedono da mesi. Era un punto fondamentale per la ripartenza di settembre e poi per gennaio. Si sono creati molti disagi per i ritardi sui tamponi. In quel modo il prossimo anno scolastico potrebbe partire in sicurezza».

Sul regolare avvio del prossimo anno scolastico, c'è anche la questione docenti: il premier Draghi li vuole in cattedra dal primo giorno di scuola. Sarà possibile?
«E' quello che ci auguriamo da tanti anni: servono riforme strutturali per arrivare a una soluzione. Confidiamo negli obiettivi del nuovo governo».

La situazione oggi a che punto è?
«Senza interventi mirati, peggiora di anno in anno. Vale la pena ricordare che alla fine dell'anno scolastico in corso andranno in pensione altre 30mila persone, è così ogni anno: quindi la situazione si aggraverà».
 

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