Scuola, Ricci (Invalsi): «Restare in presenza è fondamentale la dad, non assicura gli stessi risultati»

Scuola, Ricci (Invalsi): «Restare in presenza è fondamentale la dad, non assicura gli stessi risultati»
Scuola, Ricci (Invalsi): «Restare in presenza è fondamentale la dad, non assicura gli stessi risultati»
di Lorena Loiacono
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Domenica 12 Settembre 2021, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 16:17

Tornare in classe, tutti in presenza, per riprendere le fila di quanto è stato interrotto, di fatto, nella primavera del 2020. La scuola è andata avanti ma ne ha indubbiamente sofferto. Roberto Ricci, presidente dell'Invalsi, che cosa bisogna recuperare ora?
«La nostra normalità. Dobbiamo tornare all'ordinarietà di fare lezione in classe. Ed è fondamentale, serve fare un appello a tutti».


Quale?
«Dobbiamo fare attenzione al rispetto delle regole che ci sono state date.

In ambito scolastico ma anche fuori dagli edifici: serve massima responsabilità. Voglio dire: aiutiamoci tutti, così aiuteremo la scuola a restare aperta».

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Perché è così importante?
«Direi fondamentale, per tante ragioni. Innanzitutto per quello che è emerso dai dati Invalsi sul piano dell'apprendimento: la didattica a distanza è stata e sarà una risorsa preziosissima, magari da utilizzare in scenari diversi, ma è comunque stato uno strumento di emergenza che, come tutti gli interventi di emergenza, copre alcuni aspetti necessari ma non altri».


Non garantisce l'apprendimento?
«La didattica in presenza ottiene dei risultati che la dad non consente. Ma non solo, un altro aspetto importantissimo per gli studenti riguarda quella serie di competenze di base fondamentali e non strettamente disciplinari, difficili da sviluppare senza un rapporto diretto in classe e senza quelle relazioni interpersonali che nascono spontaneamente tra i banchi di scuola».

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Con i compagni?
«Sì, con i compagni e con i docenti. Mi riferisco alla capacità di socializzazione, allo sviluppo delle soft skills, della risoluzione dei problemi, al saper lavorare insieme. Abbiamo imparato a lavorare insieme anche attraverso la rete ma ora c'è bisogno di consolidare tutto quel che è stato fatto».


Come si consolida?
«Innanzitutto un modo molto efficace per sviluppare le competenze è garantire quelle di base: quelle che una volta si diceva fossero leggere scrivere e far di conto. E dobbiamo renderci conto che la scuola è tanto più importante quanto più i ragazzi provengono da situazioni di fragilità. La lezione in presenza è anche una garanzia per usare tutti quegli strumenti in più per sostenere i fragili e per accorgersi delle loro difficoltà».

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Quali studenti hanno sofferto di più?
«I ragazzi che sono stati maggiormente svantaggiati sono soprattutto i più fragili sono diversi punti di vista: pensiamo alle famiglie, a quante difficoltà hanno dovuto sostenere in questo lungo periodo. Un periodo difficile per tutti, anche per i genitori. Le famiglie fanno quello che possono e quindi le difficoltà maggiori si sono viste nei gradi di studio più alti, alle elementari gli apprendimenti hanno avuto una resa migliore perché i genitori sono potuti intervenire di più in aiuto dei figli».


Quali sono le materie che hanno avuto maggiori problemi? «Quelle tecnico scientifiche, dove serve una competenza particolare. Siamo tutti fragili, nelle materie che non conosciamo quindi non possiamo sostenere lo studio a casa dei ragazzi».

Quanto tempo servirà per recuperare?
«Impossibile dirlo, lo capiremo quest'anno con gli esiti dei test Invalsi però proprio per questo direi che è importantissimo iniziare subito, soprattutto se sarà un tempo lungo».


La scuola ce la farà?
«Sì, ha grandi potenzialità di reazione e grazie al cielo si rivolge ai giovani, che sono la parte più attiva».


L'Invalsi ha analizzato i punti più critici?
«Sul sito dell'Invalsi abbiamo caricato dei video mirati alle maggiori criticità che abbiamo rilevato: soprattutto sugli aspetti di base della matematica, sulla comprensione del testo per italiano e l'arricchimento del lessico inglese come strumento per la lingua parlata».

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