Scuola, si alza la soglia per finire in Dad: ecco le regole. Scontro sull'apertura

Draghi: «Ripartire in presenza». Ma i tecnici della Salute: rinviare le lezioni nelle aule

Scuola, si alza la soglia per finire in Dad: ecco le regole. Scontro sull'apertura
Scuola, si alza la soglia per finire in Dad: ecco le regole. Scontro sull'apertura
di Mauro Evangelisti e Lorena Loiacono
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Mercoledì 5 Gennaio 2022, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 12:19

A scuola ma senza le ore di ginnastica e di musica, con l’uso delle mascherine Ffp2 e una costante aerazione delle aule. Sono le proposte inviate dalle Regioni a Palazzo Chigi, insieme alla richiesta di nuove regole sulla quarantena che non facciano più distinzione tra vaccinati e non vaccinati, ma facciano scattare la Dad dopo due casi alle elementari, dopo tre alle superiori. E addio al tampone il primo giorno, ma ricorso diffuso ai test fai-da-te. Le Regioni chiedono anche che il Cts (Comitato tecnico scientifico) si esprima ufficialmente sulla scuola alla luce della diffusione della Omicron. Il Governo va però verso un’ulteriore semplificazione, per scongiurare per quanto possibile il ricorso alla Didattica a distanza. Dunque: tamponi non più a tutti i compagni di classe di un positivo ma solo a quelli sintomatici, e Dad con un numero più elevato di positivi in classe rispetto al piano delle Regioni, ad esempio 4 alle superiori e 3 alle elementari. Negli uffici del Ministero della Salute, tra i tecnici, c’è però perplessità (eufemismo) e già un mese fa c’erano state tensioni perché la circolare più rigorosa sulle quarantene in classe del dirigente Gianni Rezza era stata annacquata dal Governo. Oggi è probabile che la riforma delle quarantene passi da un provvedimento del Cdm, non da una circolare dei tecnici tra i quali serpeggia preoccupazione per una reazione non tempestiva alla nuova ondata di casi.

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VERTICE
Il governo non arretra, la ripresa delle lezioni dopo l’Epifania sarà confermata e ieri anche le Regioni hanno preso atto di questa indicazione, nel giorno in cui il Paese ha superato quota 170mila casi.

Ieri sera, dopo un vertice tra Draghi, Speranza (Salute), Bianchi (Istruzione) e il commissario Figliuolo è stato fatto sapere: il governo è orientato a confermare il rientro a scuola in presenza, senza apportare modifiche al calendario delle festività. La controproposta delle Regioni è stata stilata da Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Toscana, Veneto e Provincia autonoma di Trento. Vediamo i punti principali più nel dettaglio: propongono di «evitare la ripresa delle attività di educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato», «verificare la correttezza del consumo dei pasti in mensa, promuovere un maggior utilizzo di mascherine Ffp2», «avere attenzione a garantire una corretta aerazione delle aule».

Ma il nodo è quello delle quarantene. Poiché in questi giorni il sistema dei test delle Regioni è allo stremo, «la verifica circa la presenza di casi successivi al primo può basarsi su tamponi antigenici eseguiti in diversi contesti o in autosomministrazione vigilata a scuola». Nelle scuole d’infanzia, dove per l’età dei bambini non c’è copertura vaccinale e non ci sono mascherine, già con un caso positivo stop alla frequenza; alle elementari e alle medie nelle classi con alunni che hanno meno di 12 anni, con una bassa copertura vaccinale, con un caso positivo si resta in classe, con due o più casi c’è per tutti la quarantena (e dunque la Dad) di sette giorni con test effettuato tra il quinto e il settimo giorno. Infine, alle medie e alle superiori con studenti di età uguale o superiore ai 12 anni, visto che la copertura vaccinale è al 70 per cento, anche in presenza di due casi positivi si resta in classe e viene raccomandata la mascherina Ffp2; con tre o più casi ecco la Dad e la quarantena di sette giorni. Il governo però vuole alzare il numero di positivi che manda tutti a casa. In sintesi: più lezioni in presenza. 

CONFUSIONE
Le difficoltà non sono poche: «Non possiamo pensare a una ripresa delle lezioni in presenza senza un protocollo di gestione dei cluster – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi - che rispecchi le nuove disposizioni. Dubito che già dal 7 gennaio le scuole potranno avvalersi del supporto delle Asl per gestire la messa in quarantena». Tra i sindacati, che ieri hanno incontrato il ministro Bianchi principalmente per discutere della legge di bilancio ma poi anche per chiedere chiarimenti sulla ripartenza, dilaga il malcontento: «Nulla è stato detto – tuona Pino Turi, segretario Uil scuola - in merito alle misure che saranno prese in Consiglio dei Ministri». Rino di Meglio, leader della Gilda: «In queste condizioni tirare dritto senza alcun ripensamento è come mettere la polvere sotto il tappeto».
 

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